Random reviews

Recensione di   Mortimer Sallius Mortimer Sallius

Body of Evidence - Il corpo del reato

(Film, 1993)

Il film è un giallo discreto, ma niente di eccezzionale! Ha un cast notevole, una ottima fotografia, musiche abbastanza curiose per un film erotic-triller. Ha due difetti: i costumi (troppo sobri) e la regia di Uli Edel : non adatto per il genere stile "Basic Instinct". Però dicamoci la verità , noi ragazzini di quel periodo, siamo andati al cinema solo per vedere le belle tette di Madonna che sobbalzano mentre cavalca energicamente Willem Dafoe, ansimando e godendo come neanche nei migliori film di Tracy Lords abbiamo visto fare... In fondo Madonna è stata scelta per questo film, ... solo per quello !! Oh Dio Mio, ricordo solo che quando acquistai il VHS, uscito a marzo del 1993, consumai il nastro della cassetta ,.... oltre ad una scorta infinita di fazzoletti di carta...

Recensione di   Il Buio In Sala - Giuseppe Armellini Il Buio In Sala - Giuseppe Armellini

Suntan

(Film, 2016)

Suntan sembra cominciare da dove finiva un altro bellissimo film greco (tra l'altro l'ultimo che ho visto), Chevalier della Tsangari.Ancora una nave, ancora il mare, lo stesso attore (che lì si perdeva in mezzo agli altri) in un ruolo praticamente identico a quello del film della Tsangari.Kostis è un medicozzo ultraquarantenne, schivo, buono, apparentemente -e anche nei fatti- non un luminare.Finisce, non si sa come, nell'isola di Antiparos che - come nome vi annuncia in modo perfetto- è piccola isoletta davanti Paros.Ci arriva d'inverno, nel periodo natalizio, che nella sua stanza c'è anche un Babbo Natale che prova timidamente ad illuminare e rendere meno silenziosa e deprimente la cosa.L'isoletta d'inverno è un mortorio, una specie di grande bar dove uomini bevono e parlano di fica nell'attesa che poi, l'argomento di cui parlano, arrivi d'estate.E ad Antiparos, di quella cosa, ne arriva tanta, tantissima. E non solo ne arriva tanta ma questa è un'isola senza inibizioni, in cui in spiaggia ragazzi e ragazze se ne stanno nudi senza problemi, falli, tette e vagine al vento.Un'isola dello sballo e del divertimento insomma, con a disposizione tante spiagge e una popolazione autoctona (solo 800 abitanti) che è troppo esigua per potersi sentire turbata.Turbata un cazzo, viene da dire, non vedono l'ora arrivi l'estate per poter lustrarsi gli occhi e fare, finalmente, qualche affare (si lavora praticamente solo 3 mesi l'anno). Succede una cosa .Succede che nella piccola clinica di Kostis arrivi una bellissima ragazza (greca ma comunque in vacanza, non di lì) che ha avuto un piccolo incidente col quad.La ragazza è accompagnata dai suoi 4 amici stranieri, un gruppetto di bei ragazzi e belle ragazze completamente fuori di testa. In quei 5 minuti in clinica succede di tutto. Il timido Kostis è travolto dall'esuberanza del gruppetto (molto promiscuo tra l'altro, tutti vanno

Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

Civil War

(Film, 2024)

Al culmine di una delle (rare) sequenze d’azione di Civil war, per creare pathos, o sottolinearlo, a seconda dei punti di vista, Alex Garland, spara a tutto volume l’hip hop dei De La Soul.Seguono inquadrature dei superstiti condite da capelli al vento e slow motion come se piovesse; una roba che, se l’avesse fatta qualche altro regista (ad esempio Snyder) sarebbe oggetto di giustificate e facili ironie.Ma procediamo con ordine.Come ci avvisa gentilmente il titolo stesso, gli Stati Uniti sono dilaniati da una guerra civile.Texas, California e Florida hanno dichiarato la secessione mentre il Presidente, al suo terzo mandato, è asserragliato a Washington.Come siamo arrivati a tutto questo? Da quanto tempo procede la guerra? Garland non fornisce nessuna spiegazione, ci cala in media res, forse con l’intento di rendere universale la sua narrazione; nel frattempo infatti c’è stato l’Assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 quindi perché sprecarsi più di tanto?La fotografa Lee Smith (Kirsten Dunst) ed il collega Joel (Wagner Moura) decidono di provare a raggiungere la Casa Bianca per intervistare il Presidente e a loro si uniscono l’anziano Sammy (Stephen McKinley Henderson) e la giovane Jessie (Cailee Spaeny).La trama di Civil war è ridotta all’osso ed assomiglia più che altro ad una sorta di macabro videogioco con più livelli di difficoltà.I personaggi poi, di fatto, non sono pervenuti.C’è la celebre fotoreporter apparentemente insensibile agli orrori dopo averne visti tanti, l’anziano collega che non vuole mollare la presa, Joel che vive in una sorta di stato di esaltazione continua dovuto all’adrenalina e Jessie, apparentemente giovane ed ingenua che si capisce dopo pochi secondi che in realtà è quella pronta a tutto pur di affermarsi come fotografa.Non c’è nessun approfondimento psicologico ed invero, a voler fare le pulci, a parte Sammy, gli altri non si capisce bene per chi lavorino

Recensione di   Screencrash Screencrash

Tre piani

(Film, 2021)

Tratto dal romanzo omonimo di Eshkol Nevo, il film racconta la storia di tre famiglie che abitano in un condominio, e di come le loro vite vengano sconvolte da una serie di eventi tragici. Al contrario del libro, il film non è inizialmente diviso in tre parti, ognuna delle quali segue la storia di una famiglia diversa, ma le vicende si intrecciano fin da subito in un unicum narrativo.Moretti è maestro nel mettere in scena le fragilità e le contraddizioni degli esseri umani, mostrando come anche i gesti più insignificanti possano avere conseguenze devastanti. Ci sono, tuttavia, alcuni aspetti per cui il film non convince fino in fondo. Innanzitutto, il rapporto tra Lucio e Sara, con la seconda che subisce l'impetuosità del marito senza veramente mai sembrare contrariata e mostrare un'emozione. E che dire di Dora, costretta a scegliere tra il marito e il figlio, il quale si nega per molti anni e alla fine sembra “perdonare” la madre, senza un reale motivo. Insomma, un film corale, ben recitato e diretto, che però talvolta manca di una coerenza nella sceneggiatura (e dire che si partiva da un libro quasi perfetto).

Recensione di   Antonella Antonella

Sexocracy: The man of Bunga Bunga

(Film, 2012)

Film documentario estremamente interessante del 2012, nel quale Lele Mora si racconta e ci racconta del tristemente worlwide noto Bunga Bunga. Idea vincente la narrazione strabordante dell'agente dello spettacolo che si alterna a quella semplice e composta di una ragazza filippina, creando un forte contrasto di valori e di idee. Scene di repertorio con provini di aspiranti starlette, che si dichiarano disposte a tutto pur di raggiungere il successo, si alternano ad installazioni viventi di donne avvolte nel cellophane, bellissima carne ammucchiata ad arte in un bidone della spazzatura...immagini irritanti che rimangono fortemente impresse, simbolo della mercificazione del corpo della donna. Mala tempora currunt...

Recensione di   Stefano Guerra Stefano Guerra

Il violinista

(Film, 2022)

Forse non a caso in quest'opera ritroviamo Edoardo Romano che con il maestro Pupi Avati ci ha lavorato in diverse pellicole. La regia di Zullo è senza dubbio interessante e, nonostante una trama qui e là un po' debole, è riuscito a tenere in piedi un film che emoziona. Interessantissima interpretazione dell'attore Fabrizio Rizzolo, nei panni di un burbero critico musicale. Ben riuscito anche l'esordio sul grande schermo del volto noto della TV Davide Mengacci che qui ritroviamo nei panni - assolutamente ben calzati su di lui - del parroco di paese. Paesaggi da cartolina aiutano a godersi con piacere l'estetica del racconto.

Recensione di   Henri Floyd Lynch Henri Floyd Lynch

Dune: Part one

(Film, 2020)

Ultima trasposizione cinematografica del celebre romanzo sci-fi scritto da Frank Herbert, Il Dune di Villeneuve racchiude in sé almeno tre linee narrative che possono essere ricondotte a dimensioni differenti. In primis l’aspetto geopolitico, largamente sovrapponibile alla storia di tanti paesi europei colonizzatori che assoggettano altri popoli per sfruttare le preziose materie prime custodite nella loro terra (la spezia su Arrakis, il coltan in Congo). C’è poi una seconda componente, più intima, che segue l’evoluzione del protagonista, Paul Atreides, Figlio del Duca Leto e in quanto tale destinato a prenderne il posto. In realtà, il giovane Paul si dimostra combattuto: l’eredità che lo attende è davvero la strada giusta per il futuro? “Se la tua risposta è no sarai comunque quello che volevo che tu fossi: mio figlio”, afferma laconico il padre. La madre, invece, ha le idee molto più chiare e cerca di convincerlo attraverso i suoi insegnamenti. Tuttavia, quando Paul comprende che per lui c’è un disegno ben preciso, si sente inerme, prigioniero, una biglia in un percorso già segnato. Comincia così a interrogarsi sul libero arbitrio, in particolare sull’impossibilità di essere veramente liberi. D’altro canto, tale condizione lo accomuna ai Fremen, popolo custode del deserto di Arrakis che vede in lui la figura messianica attesa da tempo. Ma egli non si lascia lusingare, poiché, come accade in qualsiasi forma di religione, costoro “vedono ciò che gli è stato detto di vedere”. Insomma, Paul è alla ricerca di sé, di un posto nel mondo, di un’identità sempre più lontana e sfuggente. Per sua fortuna, presto scoprirà che non serve cercare di capire tutto del mondo, ma che il mondo bisogna viverlo lasciandosi attraversare da esso. Solo così è possibile trasformare la casualità in destino, il proprio. Peraltro, traspare in questa filosofia un’idea precisa del rapporto con l’ambiente che designa

Recensione di   Cristina Andreotti Cristina Andreotti

Tutto il mio folle amore

(Film, 2019)

Un road movie leggero ma intenso che tratta uno dei problemi più gravi per un genitore, la diversità mentale.Il sentimento predominante del film è l'amore, che riesce ad uscire e a fluire libero sia nel rapporto padre/figlio che negli altri personaggi che fanno da cornice in questa storia.Una delle frasi:La felicità, purtroppo, non è un diritto, è un colpo di culo! Mio voto personale 9

Recensione di   DottRob Rob DottRob Rob

Body of Evidence - Il corpo del reato

(Film, 1993)

Guardando questo film capisco molte cose: perché Madonna non è una grande cantante con una grande voce, ma un'ottima manager di se stessa.Lei è una donna con pochissimo talento (l'unico talento che ha... è quello di aver scopato tutti gli uomini che hanno favorito la sua carriera). Qualcuno l'ha definita : la più grande puttana del mondo dello spettacolo! E forse ha ragione!Nel corso della sua lunga e gloriosa carriera è stata in grado di vendere la sua immagine ipersessualizzata per fare soldi e diventare ciò che è oggi: una vera icona del sesso.Allora perché siamo sorpresi da questo film? In fondo è un film erotico, dove le scene più belle sono quelle in cui Madonna appare nuda, con le sue belle tette e la sua figa folta; che prima monta il vecchio Andrew Marsh e poi decide di farsi montare dall'eccitato Goblim-Frank Dulaney.E poi è inutile scandalizzarsi in inutili critiche su questo film; chi l'ha visto l'ha fatto solo per vedere Madonna nuda che scopa!Perché secondo voi cosa le ha chiesto il produttore De Laurentiis quando l'ha chiamata per il film? "Madonna, devi sorridere, fare battute stupide, spalancare i tuoi bei occhi, ma... soprattutto devi spogliarti, mostrare tette e culo e scopare con assoluta convinzione con Willem Dafore! Perché il pubblico vuole solo questo da te!". Ed è stata brava in questo! Perché questo è ciò che è Madonna: una bambola del sesso polposa, burrosa, creata per compiacere gli uomini...

Recensione di   Stefano Tacconi Stefano Tacconi

La fiera delle illusioni

(Film, 2021)

presentato come il "The Prestige" di Del Toro, dell'opera di Nolan ha poco o nulla, mentre dell'arte del cineasta messicano ha tutto. I colori (virati al verde negli interni proprio come ne "la Forma dell'acqua"), il periodo storico, i mostri/freaks, la cura dell'inquadratura, dell'architettura degli interni, beh questa Fiera è l'Expo di Del Toro. Un film che, visivamente, è un costante piacere e anche le sequenze più crude o le immagini più disturbanti sono sempre curatissime e ricercate. Il cast al femminile (Colette, Mara, Blanchett) sempre ammaliato dal bel Cooper aggiunge raffinatezza ad un'ambientazione che nulla ha di accogliente, mentre il protagonista illude tutti con carisma e giochi "mentalisti" che sembrano uscire dallo schermo e influenzare anche noi spettatori. Un Noir d'altri tempi, perso nel fumo ossessivo, nel clima sempre piovoso o nevoso, con flashback evocativi (che mi hanno un po' tradito portandomi su evoluzioni che non ci sono state) e ... caratterizzazioni dei personaggi ben riconoscibili. A fine visione ho la sensazione che qualcosa sia mancato, ma a conti fatti è più colpa mia per un trama aspettata e mai arrivata dove credevo. Immagino diverse candidature ai prossimi Oscar.EDIT: non conoscevo l'originale e mi mancavano dei riferimenti. Il caso vuole che quel senso di "assenza" che percepivo e non sapevo spiegare era proprio nella scelta del regista di non raccontare il passato del protagonista, se non attraverso evocative immagini spesso riprese nei flashback. Mancava anche un po' di maggior sessualità, qui troppo patinata, mai torbida, mai volgare (anzi l'ho sopra definita raffinata).

Recensione di   Antonio Sinatra Antonio Sinatra

Warrior

(Film, 2011)

Coinvolgente, affascinante. Un film da vedere e rivedere

Recensione di   Ugo Pardo Ugo Pardo

Fantozzi

(Film, 1975)

Carattere letterario creato dallo stesso Paolo Villaggio, protagonista del film, la versione filmica e' sicuramente meno pesande nella denuncia della societa' e delle istituzioni che la opprimono, ma non per questo e' meno godibile ed affilata. Un imperdibile classico della commedia Italiana, Fantozzi e' il film meglio riuscito di tutta la serie, che nel tempo perde lo spirito di denuncia per diventare una tragicommedia demenziale.

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Filmamo Friends :-) INTERVISTA ALLA SCRITTRICE E AUTRICE CINEMATOGRAFICA JESSICA SEPE

INTERVISTA ALLA SCRITTRICE E AUTRICE CINEMATOGRAFICA JESSICA SEPE

- In ambito artistico esordisci come scrittrice o hai fatto anche altro? Ho cominciato parecchi anni fa come cantante metal, symphonic black/death. Sono usciti due miei album solisti e una manciata di singoli, ho avuto alcune band, ma con il metal estremo non è semplice qui in Italia. Adesso se capita faccio qualche collaborazione giusto per hobby. - Raccontaci la tua carriera come scrittrice. Qualche anno fa ho scritto Lifend, una sceneggiatura per un lungometraggio di fantasmi, di cui è stato girato un teaser; purtroppo, non siamo riusciti a produrre il film. Poi ho buttato giù una raccolta di racconti, rimasta inedita. A marzo del 2022 pubblico il mio primo libro: "Stalker fino alla (tua) morte", che narra le vicende di un'attrice il cui nome viene usurpato da una spogliarellista che si esibisce in un night club prossimo al fallimento. Quella stramba trovata salva le sorti del locale, anche grazie a uno stratagemma del gestore. Ma, quando la vicenda giunge alle orecchie della vittima, trasformarsi in carnefice sarà il minimo sindacabile.In poco più di due anni ho pubblicato undici libri, tra cui "Solaria", storia distopica in cui il sole uccide, "∞", una raccolta di poesie, "Asteria", una breve novella sul vampirismo clinico, "Le stagioni dell'Amor(t)e", quattro racconti horror uno per stagione. "Finché morte ci separi", l'amore ai tempi dei social, dove l'interprete maschile vuole sposare a tutti i costi una donna che al matrimonio manco ci pensa. Forse, sarebbe stato meglio per lui rimanere single. Poi c'è "Lovend", altro racconto distopico in cui la protagonista compra un robot con le sembianze dell'ex fidanzato perito in un tragico incidente. (E forse, non siamo poi così lontani da simili evenienze, dati gli sviluppi di robotica e AI).Ho anche composto qualche racconto pubblicato successivamente in antologie horror altrui. - Qual è il tuo

Cinemaserietv 5 MIGLIORI FILM ROMANTICI AMBIENTATI NEL MONDO DELLA MUSICA

5 MIGLIORI FILM ROMANTICI AMBIENTATI NEL MONDO DELLA MUSICA

Nel vasto panorama delle commedie romantiche, quelle ambientate nel mondo della musica hanno sicuramente la capacità di offrire al proprio pubblico un'esperienza unica. Questi capolavori in cui amore e musica si fondono in un'unica melodia, trasportano gli spettatori in viaggi entusiasmanti alla scoperta di storie indimenticabili, con protagonisti che utilizzano questo incredibile linguaggio universale per esprimere le proprie emozioni e le proprie speranze. Se anche voi siete appassionati del genere, ecco 5 film romantici ambientati nel mondo della musica che non potete assolutamente perdervi. 1) Once (2007)Le strade di Dublino sono il palcoscenico di Once (Una volta), dove il destino intreccia le vite di un musicista di strada irlandese e di una giovane polistrumentista ceca, entrambi con un sogno da realizzare. Uniti dalla passione per la musica, attraverso incontri casuali e sessioni di registrazione improvvisate, tra i due inizia a nascere un legame profondo che li spingerà ad aiutarsi reciprocamente nel perseguimento dei propri obiettivi. Le interpretazioni di Glen Hansard e Markéta Irglová, entrambi musicisti nella vita reale, sono così genuine e coinvolgenti che sembra quasi di assistere a una storia vera che si svolge davanti agli occhi degli spettatori. Un’impressione resa ancora più vivida dalle riprese con la telecamera a mano, che conferiscono un taglio quasi documentaristico alla narrazione. Once - diretto da John Carney e basato sull’omonimo musical di Broadway del 2011 - è una storia d’amore commovente, la cui splendida colonna sonora diventa il vero linguaggio dell'anima, capace di guidare i personaggi e il pubblico attraverso un viaggio di speranza e riscatto. 2. La La Land (2016)In questo capolavoro del 2016 scritto e diretto da Damien Chazelle, Ryan Gosling ed Emma Stone interpretano rispettivamente un musicista jazz e un'aspirante attrice, entrambi determinati a realizzare i propri sogni sullo sfondo vibrante della città di Los Angeles. Mentre i

Screenworld I MIGLIORI FILM DE IL PIANETA DELLE SCIMMIE

I MIGLIORI FILM DE IL PIANETA DELLE SCIMMIE

Il Regno del Pianeta delle Scimmie sta arrivando al cinema: un nuovo inizio per una saga che ha già avuto diverse interpretazioni, ma che ha lasciato un segno indelebile nella cultura pop soprattutto per la sua capacità di innovare (e rinnovarsi). Un franchise di quasi 60 anni, che ha sempre visto grandi interpreti e grandi professionisti mettersi alla prova con una fantascienza estremamente particolare. Pur avendo visto esperimenti più o meno riusciti, il potere della saga non è mai venuto meno: il racconto delle scimmie ha sempre posto le basi per una riflessione profonda sull'essere umano, tra dubbi esistenziali e dilemmi socio- politici. Nell'attesa di scoprire quanto potenziale ci sia per un nuovo avvio del franchise, ecco i film più riusciti della saga - e quelli che non possono assolutamente mancare nella vostra watchlist.Fuga dal pianeta delle scimmie (1971)In pochi avrebbero sperato che un film del genere potesse funzionare. E in effetti non avevano tutti i torti, almeno sulla carta. Ma c'è qualcosa di veramente speciale nel film di Don Taylor: uno sguardo disincantato al destino dell'uomo, tra nostalgia e bizzarro umorismo. Uno script che sfrutta il viaggio nel tempo per portare i protagonisti sulla Terra prima che venisse distrutta, una trama estremamente funzionale al cast e all'intrattenimento più spensierato - quello che rifugge la logica e la gravitas di certe opere. Al netto delle sue forti carenze, lo spirito della pellicola riesce a ricontestualizzare contesti e temi per parlare direttamente allo spettatore, proprio come nella fantascienza più pura. Poca azione, un focus deciso sui personaggi e sul loro sviluppo, che riesce a raccontare una storia dai risvolti originali. Non in cima alla lista, ma sicuramente una visione da non perdere!Il Pianeta delle Scimmie (1968)Un vero cult che ha dato il via al franchise. Il film di Franklin J. Schaffner

La Prof Dell' Horror NON MENTIRMI, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE (LA PROF DELL'HORROR)

NON MENTIRMI, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE (LA PROF DELL'HORROR)

NON MENTIRMI, il nuovo libro di Jessica Sepe, è disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che E-book.“Ci sono notti in cui tutto può succedere. Un palpito inspiegabile avvolge le nostre membra e ci conduce verso qualcosa che potrebbe essere la nostra rovina. Keira è bella, dolce, e quando i suoi occhi incrociano, attraverso uno schermo, quelli di Evan, nulla sarà più come prima. L'enigmatico attore è affascinante, ma anche un pelino depravato, scurrile, e soprattutto, mente con la facilità di una vespa pronta a pungere se sei a trenta metri dal suo nido. Il suo più oscuro segreto ha un nome: Aliena. Un folle demone con cui ha stretto un patto anni addietro. Intrighi, menzogne, tentativi di rimediare a errori commessi, e tanto, tantissimo sangue di vittime innocenti. Ma, nulla è come sembra, e tutto può cambiare in un battito di ciglia. Dentro una menzogna, si nasconde la verità, o è la realtà la menzogna stessa?"L’AUTRICEJessica Sepe, in arte la Prof dell’horror, comincia a muovere i primi passi artistici nell’ambito musicale. Inizia come cantante black/death metal nella veste di Lucifera, rilasciando due album e qualche singolo, per poi dirigere il suo interesse verso la sua scrittura.Come autrice pubblica ben undici libri. Varie storie distopiche (2075-Apocalipsa, Lovend, Io non ho credito – Pass(i)vita, Solaria), ma non mancano racconti horror tradizionali (Stalker fino alla (tua) morte, Le stagioni dell’amor(t)e, Asteria, Finché morte ci separi, I kill my fan), in cui spesso sono protagonisti serial killer divenuti tali per necessità. Per concludere, c’è anche una raccolta di poesie macabre, intitolata: ∞.La sua ultima opera “Non mentirmi” si differisce dalle altre dando spazio a una grande storia d’amore, sempre in chiave orrorifica. Il sentimento sarà ostacolato da un temibile diavolo innamorato, possessivo, e completamente pazzo. "Tra gli impegni dell’autrice, c’è la collaborazione con

Diego Cineriflessi SGUARDI DAL MONDO: CRISTIAN MUNGIU

SGUARDI DAL MONDO: CRISTIAN MUNGIU

La prima volta che un regista viene selezionato per il concorso di Cannes è una festa, se poi arriva la Palma d'oro si diventa quasi un eletto. Effettivamente questa aura di eletto, o perlomeno di capofila di quella che può essere definita la new wave romena, dopo quel Festival di Cannes si è attaccata addosso a Cristian Mungiu probabilmente anche perché fu assistente di regia di Radu Mihaileanu per Train de vie, opera che riportò la Romania sui grandi schermi di mezzo mondo. In realtà l'esordio nel lungometraggio arriva nel 2002 con Occident, una commedia ad episodi con diversi incastri che lo segnala all'attenzione della critica. Ma è appunto con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni che per Mungiu arriva la consacrazione: Palma d'oro a Cannes e plauso unanime da parte della critica. Emergono i temi di denuncia verso la Romania, paese che non ha mai superato l'uscita dal Comunismo. La denuncia di un'oppressione passata è solo lo specchio della situazione contemporanea. La sua regia asfissiante pedina la protagonista, la indaga anche nell'animo per arrivare ad un'inquadratura finale che raggela il sangue. Un'opera asciutta, diretta, spiazzante, ma davvero imperdibile capace di raccontare lo spaesamento di una donna alle prese con una gravidanza indesiderata. Una persona abbandonata da tutto e tutti in balia di soli uomini senza scrupoli. Estremamente moderno anche oggi. Continua a criticare l'era Ceuasescu, ma questa volta in chiave goliardica, scrivendo un film ad episodi e girando con registi esordienti romeni I racconti dell'età dell'oro. Esperimento in chiave commedia italiana dove le storie sono leggende metropolitane del periodo. Torna a Cannes e vince nuovamente il premio per la sceneggiatura e quello per l'attrice con Oltre le colline. Il suo resta uno sguardo rigoroso, ma questa volta, raccontando una storia vera di qualche anno prima, la critica viene rivolta

Gianluigi De Dea

"FOR NEVER ALONE" DI GABRIEL ALVIM, PRESENTATO AL "NÒT FILM FEST" DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA 2023.

Oggi ci occupiamo di uno dei film premiati al recente Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna. Il film di Gabriel Alvim “For Never Alone” riproduce l’acuto contrasto della realtà metropolitana del Brasile contemporaneo. I giovani protagonisti appagati da un’apparente soddisfazione dei bisogni edonistici manifestano l’angoscia di un paese al centro di una metamorfosi sociale, combattuto fra i valori di matrice tradizionale e le sirene di un sogno americano tutto suo. Cadu (Andradina Azevedo) incarna tutta l’arroganza del ricco rampollo sciupafemmine, che non si fa scrupolo di manipolare l’amico disoccupato Vitor, pur di coronare il proprio desiderio licenzioso nei confronti di Fabiana (Natalia Coutinho), la quale in un primo momento è galvanizzata dall’idea di essere desiderata dal benestante playboy. Le cose però si complicano, quando Cadu seduce Lara (Rafaella Candido), l’amica di Fabiana che in un primo momento sembrava attratta da Vitor (Dida Andrade). Il film offre un ritratto impietoso di un paese, il Brasile appunto, dai risvolti socio-culturali per lo più ignoti alle nostre latitudini, diviso al suo interno tra un’economia irreversibilmente attratta dalla sfera di influenza asiatica, e una società che si identifica nel concetto di libertà nordamericano. Non si tratta del cliché già collaudato in cui si offre allo spettatore la futilità di un microcosmo decadente (come accadeva nel nostro cinema d’autore degli anni sessanta, in cui si ritraeva la deriva morale della borghesia), bensì di una carrellata che ritrae personaggi complessi e distanti, in cui emerge – improvviso – un potere di introspezione che li paralizza. Una pellicola ben strutturata, con un uso sapiente della fotografia e della macchina da presa, in cui gli attori esprimono con ammirevole naturalezza il proprio ruolo. Al momento non ci risulta che il lungometraggio abbia trovato un canale distributivo e non è nemmeno visibile sulle piattaforme online. Ci riserviamo, ovviamente,

Valentina PRETTY WOMAN: IL FASCINO INDIMENTICABILE DI UNA MODERNA FAVOLA D'AMORE

PRETTY WOMAN: IL FASCINO INDIMENTICABILE DI UNA MODERNA FAVOLA D'AMORE

Miei cari lettori, la nuova rubrica “Cuori sullo schermo: Viaggi nel mondo delle commedie romantiche” vi da il bevenuto. Nell'universo cinematografico, le commedie romantiche occupano un posto speciale nel mio cuore e sono certa di non essere la sola. Con il loro mix irresistibile di amore, risate e colpi di scena calcolati, ma guai se non ci fossero, queste pellicole hanno il potere di far battere più velocemente il cuore e accendere un sorriso sul volto. Ci trasportano in mondi incantati dove gli incontri casuali diventano destini intrecciati e questo mix perfetto di sentimenti e avventure si trasformano inevitabilmente in epiche dichiarazioni d'amore. Questo genere che io personalmente adoro e che vorrei tornasse a godere del lustro di qualche tempo fa, non è solo intrattenimento; sono una fuga temporanea dalla realtà, un balsamo per l'anima e una costante fonte di speranza che l'amore, con tutte le sue stranezze e imperfezioni, può davvero trionfare, in un mondo che attualmente sembra voler uccidere l’amore in ogni sua forma.Questo viaggio nel mondo rosa del cinema, non può che iniziare parlando della commedia romantica per eccellenza. Il film bandiera di questo genere, per mille aspetti ma soprattutto perché ci ha regalato una delle coppie cinematografiche più iconiche di sempre: Richard Gere e Julia Roberts. Oggi vi racconto di Pretty Woman.Avevo circa 8 anni quando Pretty Woman fu trasmesso per la prima volta in TV. Poco capivo della dinamica, di cosa facesse Vivian nella vita e del perchè Edward invitasse una perfetta sconosciuta nel suo albergo…povera, piccola me! Quello che però mi era chiaro nonostante le mie lacune su certe tematiche che da bambini non si possono di certo capire, era quella innegabile chimica tra la Roberts e Gere che è stata fondamentale a garantire il successo di questa pellicola. Garry Marshall, indimenticato regista scomparso

Francesca Arca PINA MENICHELLI  - LA BELLEZZA MUTA

PINA MENICHELLI - LA BELLEZZA MUTA

Se parliamo di cinema muto, in Italia ci sono probabilmente nomi più noti di Pina Menichelli. Mi riferisco ad esempio a Francesca Bertini o Lyda Borelli ma Pina Menichelli incarna forse in modo più pieno la “diva” degli anni ‘10 dello scorso secolo e la figura della donna così come viene inserita nel contesto storico prima a ridosso e poi durante la Grande Guerra. Approcciarsi alla visione di un qualsiasi film muto presuppone la voglia di entrare in un mondo che ormai ci è quasi del tutto alieno per parametri stilistici ed estetici, sebbene ad esso si debba gran parte delle migliori produzioni successive. La recitazione, prendendo a riferimento il teatro ottocentesco, diventa per ovvie ragioni più calcata, quasi ad esasperare i sentimenti del personaggio secondo una rigida codifica. Bertini e Borelli, in modo del tutto magistrale, fondano il proprio successo sulla capacità di mostrare l’interiorità dei loro personaggi e sull’immedesimazione pressoché totale con essi, secondo l’ottica dell’attore non più mero “agente” ma “agìto”, non più interprete di un ruolo ma ruolo stesso. E questo ruolo è sempre quello della donna fatale dei cosiddetti “diva film”. Fiera, indomita, ribelle, vendicativa, diventa specchio perfetto e contraltare di una società oppressiva che pretende asservimento. Quasi sempre questo tipo di pellicola si conclude con la morte, la distruzione o addirittura il suicidio della protagonista, a simboleggiare l’aspro biasimo della morale dell’epoca che non lascia alcuna prospettiva a coloro che da essa si discostano. Menichelli si affranca da questo tipo di lettura sia dal punto di vista recitativo che da quello più propriamente strumentale e simbolico. L’attrice infatti si muove quasi sempre su un doppio piano di comunicazione. Deve mostrarsi (o meglio mostrare di sapersi mostrare) seduttiva, capace di smuovere a passione chiunque la incontri ma al contempo rimanendo inalterata, non scalfita dai sentimenti