Suntan sembra cominciare da dove finiva un altro bellissimo film greco (tra l'altro l'ultimo che ho visto), Chevalier della Tsangari.

Ancora una nave, ancora il mare, lo stesso attore (che lì si perdeva in mezzo agli altri) in un ruolo praticamente identico a quello del film della Tsangari.

Kostis è un medicozzo ultraquarantenne, schivo, buono, apparentemente -e anche nei fatti- non un luminare.

Finisce, non si sa come, nell'isola di Antiparos che - come nome vi annuncia in modo perfetto- è piccola isoletta davanti Paros.

Ci arriva d'inverno, nel periodo natalizio, che nella sua stanza c'è anche un Babbo Natale che prova timidamente ad illuminare e rendere meno silenziosa e deprimente la cosa.

L'isoletta d'inverno è un mortorio, una specie di grande bar dove uomini bevono e parlano di fica nell'attesa che poi, l'argomento di cui parlano, arrivi d'estate.

E ad Antiparos, di quella cosa, ne arriva tanta, tantissima. E non solo ne arriva tanta ma questa è un'isola senza inibizioni, in cui in spiaggia ragazzi e ragazze se ne stanno nudi senza problemi, falli, tette e vagine al vento.

Un'isola dello sballo e del divertimento insomma, con a disposizione tante spiagge e una popolazione autoctona (solo 800 abitanti) che è troppo esigua per potersi sentire turbata.

Turbata un cazzo, viene da dire, non vedono l'ora arrivi l'estate per poter lustrarsi gli occhi e fare, finalmente, qualche affare (si lavora praticamente solo 3 mesi l'anno).


 

Succede una cosa .

Succede che nella piccola clinica di Kostis arrivi una bellissima ragazza (greca ma comunque in vacanza, non di lì) che ha avuto un piccolo incidente col quad.

La ragazza è accompagnata dai suoi 4 amici stranieri, un gruppetto di bei ragazzi e belle ragazze completamente fuori di testa. In quei 5 minuti in clinica succede di tutto. Il timido Kostis è travolto dall'esuberanza del gruppetto (molto promiscuo tra l'altro, tutti vanno con tutti, senza differenze di genere) e, soprattutto, è stuzzicato da Anna (la greca) che con affetto e malizia scherza con lui.

 


 

Sta di fatto che i 5 invitano Kostis ad andare in spiaggia con loro. Lui ci va. Da quel momento la vita del mansueto dottore verrà stravolta, per sempre.

Il giovane regista Papadimitropoulos (che, se ho letto bene nei titoli, è il ragazzo bassino che nel film dà la festa nella sua piscina) è qui alla sua terza opera.

E realizza un film di grande misura (malgrado tutto lo sballo che c'è dentro) e di grandissima cura psicologica (e non so se nel suo essere quarantenne, non bello e di isola greca ci sia qualche connotazione autobiografica).

C'è un grande gusto per l'inquadratura, un perfetto uso della magnifiche location, una pop ma superba colonna sonora (praticamente tutta diegetica visto che i nostri passano da un locale all'altro) e, soprattutto, una grande capacità di non farsi prendere la mano, di raccontare con calma le cose, di farle montare, di aggiungere piano piano kg e kg di carica psicologica.

Purtroppo c'è da dire che Suntan (che significa "abbronzatura", e in italiano questo gioco di parole con "abbronza" e "sbronza" è perfetto nel film) nella sua parte centrale appare film troppo ripetitivo. Di certo la vita dei nostri protagonisti, molto di routine, e le ambientazioni -clinica e spiaggia- non aiutano nei cambi di ritmo ma forse si potevano mettere più diversivi.

Ma torniamo al film.


 

 

Kostis (grandissimo attore) è cicciottello, bianco di carnagione, peloso, bruttino. E vederlo in spiaggia in mezzo a quei bellissimi e giovani corpi nudi, maschili e femminili, fa davvero effetto. Ma non dobbiamo limitarci all'effetto visivo, dovremmo andare più in fondo. Perchè quell'incredibile contrasto tra Kostis e quei ragazzi è proprio la dimostrazione, anche visiva, dell'assoluta assurdità del tutto e di come tutto quello che accadrà di lì in poi sia frutto di una ossessione e di un'incapacità di "vedere" le cose pazzesca.

Kostis diventa la mascotte del gruppo, è quello che compra e porta le birre, si ubriaca con loro, accetta molto volentieri le avances. La sua testa è ormai completamente tutta lì, in quel gruppo di ragazzi, in quei culi e in quelle tette. In clinica fa stancamente il suo lavoro, manda via una vecchietta perchè vuole chiudere per andare in spiaggia, si limita a dire ad ognuno "va tutto bene, prendi questo farmaco".

Davvero bello lo stacco, anche notturno e diurno oltre che di luogo, tra le spiagge, i locali e la clinica di Kostis.

 Poi accade una cosa che rappresenterà l'inizio della fine.

Fino a quel punto anche noi spettatori eravamo convinti che Kostis per quel gruppo di giovani, e per quella ragazza in primis, rappresentasse poco più di una mascotte, un simpatico ometto col quale scherzare, divertirsi, farlo sballare e farci un pò i cretini. Invece Anna lo va a prendere perchè vuole passare un pomeriggio con lui da soli, in una spiaggia isolata. Chissà cosa sta passando nella testa di quella ragazza. Fatto sta che non fa quella cosa per farcelo credere, per umiliarlo. Al contrario, si comporta in modo dolcissimo e niente, ci vorrebbe far sesso davvero. Ora non ho capito se Kostis "finisca" subito o perda l'erezione, fatto sta che dopo una brevissima fellatio ci sarà un ancor più breve coitus. E Anna, la ragazza, è dolcissima anche adesso, atteggiamento molto sorprendente in effetti.

 Perchè se prima pensavamo che lui potesse essere solo un giocattolo e poi magari invece un'occasione per fare un pò di sesso strano - "sbagliato" - quella sua reazione ci dimostra invece un profondo affetto o, comunque, un profondo rispetto per lui.

I due tornano al paese, si salutano.

Per Anna è tutto finto lì, per Kostis comincia l'incubo.

L'uomo è ormai ossessionato da Anna e da quello che è accaduto.

Cerchiamo di analizzare la cosa perchè la forza e bellezza di Suntan è tutta qua.

Kostis è un uomo per nulla attraente, sia fisicamente che come atteggiamenti (in questo senso molto bello il contrasto con quel greco scopatore incallito che prova a portarlo a fica ogni volta).

Molto probabilmente è vergine. Alcune sue frasi come "sentimentalmente ho avuto molte delusioni", l'impaccio con cui non riesce nemmeno a baciare e un pò tutto ci danno questa sensazione.

Siamo in presenza di un uomo completamente analfabeta sia sessualmente che affettivamente.

Praticamente la vittima perfetta per impazzire.

Perchè un uomo bruttino, peloso e "trasparente" che di punto in bianco si vede non solo voluto bene, ma corteggiato e chiamato per far sesso da una bellissima ventenne, uno, ripeto, probabilmente vergine di sesso e d'amore che, senza preparazione, senza passaggi intermedi, senza altre esperienze, si ritrova tra le mani e nel cuore quel corpo e quel viso, può tranquillamente impazzire. In questo il regista è stato bravissimo nello scegliere attori, nello scrivere personaggi, nel tessere dinamiche.

L'ossessione di Kostis apparirà allo spettatore come assolutamente "giustificata". Ma se appare giustificata "dentro" lui di certo quello che di lì in poi prova a fare ha dell'assurdo.

Kostis per 5 giorni non vede Anna.

Poi scopre che era andata a fare una vacanza nella vacanza. Quando torna l'affronta e le fa una scenata di gelosia. 


 

"Dove sei stata? Perchè non me l'hai detto? Hai scopato vero?"


 

ecco che un uomo fino a 7 giorni prima handicappato sessuale e relazionale, con solo qualche flirt e un tentativo di sesso, diventa quello che quasi sempre sono gli uomini, esseri umani che si credono possessori delle donne.

Attenzione, l'atteggiamento di lei è tutt'altro che encomiabile, ha giocato con lui, ha fatto la troietta, non ha ragionato. Ma, e torniamo a quella spiaggia solitaria, quella ragazza sembrava comunque avere un sincero affetto.

Sta di fatto che Kostis è ormai impazzito per lei.

A lavoro va sempre peggio, il paese inizia ad odiarlo (bellissima la scena al supermercato), ormai hanno un dottore che oltre a bere e sballarsi (e tutti poi l'hanno visto con la ragazzina) altro non fa.

Ma Kostis ormai è andato, ha l'arroganza (probabilmente non caratteriale ma figlia di quegli incredibili eventi) di sentirsi indispensabile e importante per Anna. E ormai, dopo 42 anni vuoti, l'essersi sentito vivo per 3 giorni lo portano a pensare che non può più tornare indietro.

Il sindaco, in un'altra ottima scena, gli dice di andarsene.

Kostis ha ormai il cervello in pappa.

Anna, questo nome palindromo poi, che ti riempie ancora di più la testa perchè anche se provi a leggerlo al contrario sempre lei rimane, Anna è l'unica ragione di vita per lui.

Arriviamo così al finale.


 

 

Finale abbastanza prevedibile, anche se lo spettatore si chiede continuamente non se avverrà qualcosa ma come avverrà.

E il regista sceglie uno de modi migliori.

La siringa (mortale?) perchè lui è un dottore.

Quel prenderla in quel locale dove poco prima era stato sbattuto fuori. Tra l'altro durante lo stesso brano con cui aveva fatto lo scemo pochi giorni prima facendo divertire tutti.

Quel corpo buttato fuori dalla finestra.

E quella terribile (ma bellissima) inquadratura di lei che striscia in quel viottolo, trascinata da lui.

E poi la clinica.

Ed ecco che in un solo gesto lo spettatore potrà avere ancora nuove letture. Quel corpo messo sul lettino, nemmeno il tempo di appoggiarlo e lui si spoglia e spoglia lei. 

Terribile. 

Eccola la firma del cinema greco, prima o poi doveva arrivare anche qua.

Capiamo in quel momento quanto allora l'ossessione puramente sessuale fosse quella principale. Nessun amore, nessuna voglia di nuova vita. Kostis era stato infettato dalla libido, Kostis era stato drogato da quel corpo, da quel pomeriggio nella spiaggia deserta, da quei baci. Probabilmente anche dalla sua cilecca.

E ora ha questo corpo inerme, finalmente SUO come suo pensava ormai fosse.

Ma in pochi secondi l'uomo che un tempo era Kostis subentra al mostro che quella ragazza, involontariamente (anche se con poca coscienza) aveva liberato.

Kostis torna il timido uomo che era. E inizia un pianto ininterrotto.
Ma ormai è troppo tardi, ormai non si torna indietro.

Ormai in quella tragedia, in quel dolore, in quell'inferno non ci sono ferite che possono essere curate, non ci sono squarci che punti di sutura possano chiudere.