Il regno del suppliziante è sempre il più inquietante

"Demoni per alcuni, angeli per altri."
Hellraiser non ha sicuramente bisogno di alcuna presentazione. Ma, per chi si stesse approcciando adesso all'horror, ne consiglio assolutamente la visione. Clive Barker, il solo, l'inimitabile, fonte di ispirazione (almeno per me), totalmente impareggiabile. Bene, dopo aver dichiarato il mio amore al mio mito, passo a parlare di un filmone, perché tale è. Con Hellraiser, si assiste all'avvento sul grande schermo di uno dei più riusciti eroi del male. 

Pinhead verrà inevitabilmente annoverato tra i migliori personaggi orrorifici (assieme a Leatherface, Michael Myers, Jason Voorhes, Freddy Krueger, ecc). 

La pellicola è notevole, e piena di formidabili invenzioni per essere il 1987, una celebrazione del gore che ancora oggi non ha niente da invidiare agli effetti contemporanei.

La storia, tratta dal romanzo breve Schiavi dell'inferno di Barker è visionaria, squisitamente surreale e incredibilmente originale. Non trovo le parole (e di norma ne trovo pure troppe), per rendere giustizia a un'opera tanto accattivante, perfetta nella sua sublime atmosfera angosciante. 

Larry (Andrew Robinson), si trasferisce nella vecchia casa di famiglia insieme alla sua seconda moglie Julia (Clare Higgins), e alla figlia Kirsty (Ashley Laurence). Ignora però che tempo addietro suo fratello Frank (Sean Chapman), si sia intrattenuto nella soffitta dell'abitazione con una misteriosa scatola rompicapo cubica acquistata in Marocco, e aprendola, la suddetta lo abbia ridotto a brandelli. Quel cubo è in grado di evocare delle mostruose creature (i cenobiti), ed esse sono pronte a mostrare un estremo e sconfinato piacere attraverso il dolore.


Il sangue caduto da una ferita di Larry farà sì che il fratello torni in vita, seppur in condizioni disastrose. Quando Julia, la sua ex amante, lo scoprirà, non potrà fare a meno di aiutarlo, essendo ancora molto forte il legame che la unisce a lui. Inutile dire fino a dove si spingerà, il cuore di una donna innamorata catene non ha. (Ma Pinhead e soci sì, e in abbondanza).

La regia di Barker è ottima, essenziale, capace di suscitare tensione e creare un'atmosfera malata e claustrofobica. Il lungometraggio snocciola una quantità infinita di scene sconvolgenti, quelle che più adoro, forti e cruenti. Carne lacerata e strappata via da uncini acuminati come se piovesse, mutazioni fisiologiche e altro ancora, rendono il girato qualcosa di singolare ed eccezionale. Tra le prove attoriali risalta quella della Higgings, sicuramente brillante, e quella di Bradley, di una cattiveria disarmante, mentre la Laurence manca un po' di esperienza, ma si può tranquillamente sorvolare. Lasciatevi catturare dal cubo magico, vi mostrerà un mondo unico. Dieci, senza se e senza ma.