I poeti, senza timore, ascoltano gli ululati e i ruggiti.William Blake Istanti e istantanee di vita, vignette di esistenza, racconti e sussurri da mille e una notte, anzi tutte. Notti di storie intorno al fuoco, di fuochi dentro l’oscurità dei nostri occhi, di ricordi che sono progetti e di futuri inaccessibili, perché sepolti sotto strati di fallimenti spettacolari, di tentativi di balena, di aurore improvvise: notti di storie che siamo noi. Con quella voce di donna – calda, primigenia – che narra quello che ha visto, come la più ispiratrice delle muse, che racchiude in poche parole il senso di quel tutto che, in fondo, è comunque fantastico. E lo è davvero, io la penso così, a prescindere dal sangue versato, dagli incubi più spaventosi, dalla tristezza disperata di non sapere che cosa vuoi, dalla fede che vacilla, dai fiori morti sulla tomba di tuo figlio, dalla voglia di farla finita, dal gelo di cui siamo capaci. Io la penso così. Perché poi basta un cielo stellato, l’affanno della persona che ami, che ha corso per te, solo per te; basta il sorriso di uno sconosciuto che ti trasporta nella sua felicità, una pozzanghera che non ti aspettavi, una cena improvvisata, una mattina di sole e di foglie, un libro, una mano, un mondo, una musica, un desiderio che fino a ieri non c’era e che ora è misura di tutte le cose. Basta questo, e non basta mai, per volare nel cielo più alto, sovrastando le macerie di una vita devastata da quella guerra che ci portiamo nel cuore.Frammenti di infinitezza che si incastrano nella finitudine umana, che in quanto tale riveste di significato l’infinito. Uno squarcio aperto nella tela del reale, in cui si insinua l’effimero dialogo eterno tra la parzialità che siamo e la totalità a cui