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The Apprentice - Alle origini di Trump

Trump come il mostro di Frankenstein creato in laboratorio dalla società americana, già solo questa scena vale la visione del film.Ali Abbasi costruisce il film mostrando l'ascesa di Trump e la sua genesi, costruitosi sotto l'ala protettiva di Roy Cohn viene mostrata un'America spietata, dove non regnano le leggi o la morale ma una nazione fatta di uomini che i più spudorati piegano per i loro interessi.Il personaggio di Trump magari lo si conosce, ma è molto interessante vedere Roy Cohn, un persona spietata da cui Trump prende tutto, mantra, metodi, sempre attaccare l'avversario, mai accettare la sconfitta, dichiararsi sempre vincitori, parlare sempre in eccesso e mettere chiunque sotto ricatto.Il film presenta scene esemplificative riguardo questo discorso, è infatti interessante vedere la parabola di Cohn dove addirittura Trump, il suo discepolo prediletto, non si vergogna a regalargli dei gemelli di zircone facendoli passare come diamanti e qui Cohn comprende che Trump ormai è formato, lo ha scavalcato, è diventato il mostro spietato pronto a prendersi gli Stati Uniti e dunque quei primi piani dove addirittura Cohn comprende cosa ha fatto, cosa ha creato.E' bellissima la scena della torta con la forma degli Stati Uniti e Cohn attonito perché infondo sa che non vorrebbe mai Trump presidente ma ormai lui è alla fine e Trump è in ascesa, creato da lui stesso, dall'avidità, dall'edonismo di un' America spietata che non fa sconti, così le inquadrature su Trump i suoi sguardi verso l'alto, fuori dalla finestra mostrano le sue mire senza fine, ha appreso il gioco e sa come piegarlo a suo piacimento.

Velluto Blu

David Lynch mette in mostra gli incubi, cosa si cela nelle profondità, negli istinti primitivi degli Stati Uniti durante l'era Reagan quindi l'epoca dell'edonismo, dall'apparire dove non a caso il film è contornato da colori accesi, toni pastello, fiori ma tutto questo è solo una facciata della tipica classe media americana, il sobborgo con le tipiche case con giardino in realtà nasconde l'altra faccia dell'America, quella del sogno americano ormai distrutto ricca invece di violenza e morte.L'inizio del film è immediatamente eclatante e ormai entrato nella storia del cinema per la potenza delle sue immagini, la fantastica e meravigliosa inquadratura del fiore rosso, il camion dei pompieri con il dalmata e dunque le case con giardino della classa media, ma dietro quest'atmosfera sognante tramite un ottimo movimenti di macchina Lynch proietta lo spettatore nelle profondità, cosa si cela dietro tutto questo bell'apparire mostrando gli insetti che si uccidono a vicenda a dimostrare come l'altra faccia della società, quella che non appare, è questa, morte e distruzione e come il ciclo naturale prevede tutto questo.Velluto Blu è un noir dove Lynch inserisce la sua visione e la sua poetica, dunque ricca di tocchi visionari, atmosfere oniriche e surreali.La messa in scena e la fotografia sono meravigliose, come già scritto regnano questi colori accesi quali gialli, rossi, viola e ovviamente il blu, un blu che sa richiamare sia la notte ma anche la passione che emana continua sensazione sognanti.Sono tantissime le scene e le inquadrature ormai entrate nell'antologia del cinema, dalle tende rosse svolazzanti che Lynch riprenderà anche in seguito, così come l'inquadratura sulla strada in notturna ma ovviamente le spettacolari sequenze allo Slow Club con Dorothy immersa in questi rossi e blu surreali.Sarebbero tantissime le scene da ricordare, gli interni dell'appartamento di Dorothy con quei rosa antico, i rapporti con Jeffrey

L'importanza della Morte...

Succede sempre più frequentemente che un regista esordiente sorprende tutti con la sua opera prima e, quasi sempre, la gavetta di questi giovani cineasti parte dalla palestra dei corti che ho sempre ritenuto la vera insegnante se si vuole acquisire esperienza e professionalità.Il regista ceco Robert Hloz è uno di questi, un rappresentante della nuova leva dei registi dell'Est Europa che si presenta con eleganza e grande professionalità con un film che sembra essere ambizioso pur mantenendo una certa dose di umiltà che si fonde perfettamente con i temi universali trattati dalla pellicola. Definito dai media, molto superficialmente, come il “Blade Runner dell'Est”, “2041-Restore Point” è un lavoro da gustare pian piano, entrando gradualmente in quello che è, di fatto, uno Sci-Fi poliziesco a 360°. Una Praga del 2041 che rappresenta l'intera società mondiale, la detective Em (interpretata in modo decisamente soddisfacente da Andrea Mohylova) che va in cerca di risposte seguendo rigidamente i suoi ideali pur avendo paura di scoprire la verità, uno scienziato che ha scoperto il modo d'ingannare la Morte e tutt'intorno il film che lancia messaggi di riflessione continui… Essere immortali ha veramente senso o si finisce per non dare alcuna importanza all'Esistenza, alle proprie scelte, ai propri errori?Ingannare la Morte vuol dire essere come in un videogioco: ricomincio a vivere da dove ero morto. La memoria, l'esperienza, gli insegnamenti dovuti agli sbagli perdono di significato… L'Uomo ha davvero necessità di andare oltre la sua fine naturale?Il film cerca di dare una risposta utilizzando una sceneggiatura che non divaga, ottimi VFX e delle ottime interpretazioni. Tanto di cappello a questo sconosciuto regista.
Gian Luca Baldrati
SoundtrackDirectionScenographyActing
Make-up

L'onda. Dico la mia

L'onda è un film tedesco del 2008 che per certi versi può essere associato a The experiment - Cercasi cavie umane, sia come tipologia di pellicola, sia per quanto riguarda la sua genesi. L'onda è basato su un romanzo omonimo scritto dallo scrittore statunitense Todd Strasser che a sua volta è stato ispirato da un esperimento sociale chiamato La Terza Onda effettuato in una scuola della California nel 1967. Andatevi a leggere la recensione di The experiment e troverete varie analogie.Nell'esperimento californiano, realizzato dal docente delle scuole superiori Ron Jones, si voleva far capire agli suoi studenti come fosse possibile che i tedeschi avessero potuto accettare l'Olocausto, mentre in questo caso l'obiettivo è far capire che una dittatura potrebbe nascere facilmente anche oggi, in un qualsiasi stato europeo. In particolare in Germania. Un pochino di trama, anche se più o meno la conoscono tutti. Nelle scuole superiori tedesche o, almeno, nella scuola superiore protagonista del film, si svolge ogni anno la settimana a tema in cui gli alunni possono iscriversi al corso che preferiscono all'interno nel quale un professore dell'istituto deve illustrare una forma di governo. Il professor Rainer Wenger è un docente di storia dal passato turbolento. Ha partecipato a occupazioni e manifestazioni varie e vorrebbe dedicare la settimana a tema all'anarchia, ma uno scambio di temi piovuto dall'alto gli impone di occuparsi di autarchia, argomento che non entusiasma né Rainer, né, sembra, gli studenti che si sono iscritti.Il passaggio fra autarchia e dittatura è breve, ma i ragazzi non sono coinvolti, perché ormai hanno capito dagli errori del passato e credono che un regime simile al nazismo non possa più tornare. In Germania, almeno. E così Rainer tenta un esperimento. Individua un leader del gruppo, lui, impone delle piccole regole come stare composti quando si è seduti, alzarsi

Sex Is Crazy

Una burla, uno scherzo che deride il cinema stesso.ispirandosi al cinema di Bunuel, Jess Franco dirige un film volutamente sconnesso, senza trama, ricco di gag e momenti senza un apparente senso compiuto che sono volti a prendere il giro il cinema, la scrittura e la narrazione.Sex Is Crazy perciò diventa un film sperimentale, una commedia-erotica che va a collimare nei generi più svariati dove Franco se ne burla, che sia lo sci-fi, l'horror, la spy-story, il thriller, il romance, le gag e i momenti erotici sopra le righe con una recitazione volutamente eccessiva e in overatcing alimentano il significato dell'operazione, cioè il deridere lo stesso film e il cinema.Il film ha movimenti divertenti, l'inizio è simpaticissimo, con la civiltà aliena che feconda la donna terrestre, la sempre Lina Romay, moglie di Franco, ripetutamente in sette secondi e quando qualcuno eccede viene ripreso.La parodia al cinema stesso è ovunque, continue inquadrature dove la truccatrice entra in scena, dove si sente il regista dare indicazioni agli attori e addirittura dove gli specchi riflettono la truope, il regista stesso e tutte le macchine da presa mandando volutamente in cortocircuito la famosa quarta parete.Non c'è volutamente trama, non ci sono collegamenti tra gli eventi, è una parodia ripetuta dei vari generi cinematografici dove il film inserisce anche gli spot con la fidanzata del produttore nuda dove il voice over dice che con il film non c'entra nulla a rendere ancora più insensata e perciò centrata a livello di scherzo la narrazione.Jess Franco qui porta in giro tutti, spettatori, film e i generi cinematografici.Sì, magari in un film così qualche nudo prolungato e momento erotico è un po' in eccesso, volendo anche tali scene si possono vedere come facente parte dell'operazione stessa di burla del film.Un'operazione che in alcuni momenti riesce a divertire, un film

Dune

E' il film meno personale di Lynch che però è stato ingiustamente, molto spesso, massacrato ed eccessivamente disprezzato.Adattare Dune, il romanzo in un unico film non è per nulla facile ed indubbiamente la pellicola soffre di personaggi poco approfonditi e di dinamiche troppo veloci.Ciò scritto, ci sono momenti dove la messa in scena di Lynch è notevole, gli interni barocchi del palazzo dell'imperatore, il deserto di Dune, le scene su Giedi, il pianeta degli Harkonnen, a livello scenografico e d'impatto visivo si nota una buona verve estetica che riesce anche in diversi frangenti a creare atmosfere suggestive.E' un film che funziona benissimo quando mostra le visioni di Paul dunque il lato mistico e mitologico e dove Lynch può inserire i suoi tocchi più visionari andando oltre le dinamiche della space opera.Quindi quando il deserto diventa oscuro, le immagini cosmiche, le immagini che si sovrappongono, quando Paul beve l'acqua della vita si innesca una sequenza onirica bellissima con l'immagine fascinosa e atmosfera della madre Jessica e la sorella Alia sanguinanti meravigliosa.Indubbiamente nel ripercorrere tutta la storia del romanzo di Herbert ci sono passaggi frettolosi e non ben sviluppati quali la love story tra Paul e Chani, gli stessi Harkonnen non hanno una forte caratterizzazione se non il Barone che funziona benissimo nel suo essere così schizzato e le scene con lui protagonista risultano valide.Manca un po' di costruzione della comunità Fremen, nell'inserimento di Paul su questa, lo stesso Stilgar ha pochi momenti anche se comunque le immagini, le scene che scandiscono la narrazione sono buone e alcune in particolare impattanti.Lynch non è un regista d'azione, da il meglio di se nel costruire le immagini, le atmosfere e quando il racconto più che essere dinamico risulta mistico.Il finale ha un climax memorabile con Paul che diventa effettivamente il messia e l'inquadratura della

Lizzie Lazarus

Lizze Lazarus è un folk horror low budget che ha un bel pretesto di trama, ma lo sviluppo è eccessivamente prolisso, verboso e basato sui dialoghi, anche se alcuni di questi funzionano e sono divertenti. Nel finale la congrega delle streghe premia un po' lo spettatore per essere arrivato alla fine, non è proprio da buttare ma si poteva fare di più.La regia di Aviv Rubinstien cura anche la messa in scena, la sequenza iniziale del film con il cadavere di Lizzie che canta e inizia a sanguinare è ben resa, il film successivamente diventa il viaggio dell'ormai ex ragazzo Eli insieme alla sorella, di Lizzie, Bethany che percorrendo il bosco di notte vogliono provare un rituale per riportare in vita Lizzie portandosi dunque il cadavere della ragazza con loro.Il film è un racconto del passato di Lizzie, della scoperta dei personaggi, dei motivi dietro al suicido, della storia tra Eli e Lizzie, il rapporto con la sorella Bethany e il mano a mano svelamento del mistero che c'è dietro tutto quanto.L'effetto è quello di vedere un po' un cortometraggio allungato, perché la narrazione prosegue tramite il parlato di Eli e Bethany piuttosto che sul mostrare. Se è vero che ci sono gag che funzionano, dialoghi anche ben scritti si poteva fare di più sull'atmosfera da folk horror.E' un film slow-burn dunque sì il finale rivela ma forse l'impatto scenico non è così abbastanza forte per rendere riuscito in pieno il film che comunque non è propriamente brutto, volendo con più bontà d'animo anche un sei stelle si poteva dare, sa anche risultare a tratti simpatico, è un horror indipendente low budget e questo spiega anche il perché del poco mostrato, ma nel complesso rimane poco impattante, con qualche guizzo visivo in più sicuramente l'avrei apprezzato maggiormente.
Cinedan
DirectionScreenplayScenographyMake-upSpecial effectsActing
SoundtrackCostumes

Wolf Man

The Elephant Man

Lynch mostra tutta l'ipocrisia della società, John Merrick è un uomo nato deforme e qua il nome The Elephant Man, dapprima il direttore del circo Bytes sfrutta John, lo maltratta e lo fa apparire come fenomeno da baraccone solo per guadagnare.Il dottore Treves lo “salva” da tale situazione portandolo in clinica, lo rimette in sesto, insieme allo staff, alle infermiere lo cura, gli viene insegnato il portamento, l'educazione e dunque le buone maniere .Ecco che dunque se Bytes lo mostrava al pubblico come mostro per essere schernito, deriso o per attrazione di paura, Traveres a contrario lo mostra all' alta società che si finge ben disposta a far bella figura con John per “elevarsi” per farsi vedere buona e magnanima.In realtà John si dimostra intelligente e creativo, solo guardando una parte della cattedrale affacciarsi dalla finestra della sua stanza all'interno dell'ospedale, riesce a creare come un modellino l'intera cattedrale immaginandosi come possa essere completa.Ma nessuno, ne i bassifondi ne l'alta società gli fanno mai i complimenti, lo guardando per quello che sa fare, per le sue abilità ma tutto reagiscono in base al suo aspetto.Che sia lo schernire del pubblico del circo o gli applausi e complimenti, fittizi, della borghesia, tutti agiscono solo in base al suo aspetto senza comprendere davvero chi sia John.Se quindi indossa gli abiti buoni la società è accondiscende se invece è vestito con gli stracci del circo è un personaggio da burlare.Emblematica la scena dove Bytes lo fa alzare in piedi, a forza, per ricevere la reazione del pubblico del circo e, certamente con modi più gentili e pacati, Treves lo fa alzare al teatro per ricevere l'ovazione del teatro. Ma la realtà è che tutti hanno reazioni solo in base al suo aspetto, la borghesia lo applaude, lo esalta per sentirsi buona ma non
Rael70
DirectionScreenplayScenographyActing

L'alter ego di "The Core"?

Il regista francese Frederic Jardin ha già una notevole esperienza sia come regista cinematografico che televisivo e anche come sceneggiatore.Nel 2024 esce il suo nuovo lavoro intitolato “Survive” interpretato da Andreas Pietschmann (divenuto noto con la serie “Dark” e successivamente con “1899”), dall'esordiente Lisa Delmar, da Emilie Dequenne e Lucas Ebel. Nel 2003 uscì “The Core”, un film di Jon Amiel che si basava sul fermarsi del campo magnetico terrestre che, a sua volta, causava una serie di fenomeni naturali estremamente distruttivi. La storia di “Survive” non si discosta molto ma questa volta l'evento risulta addirittura apocalittico.Siamo ai giorni nostri, al largo del Mar dei Caraibi, dove in uno yacht c'è una famiglia composta dal papà Tom (Pietschmann) oceanografo, dalla mamma Julia (Dequenne) medico e dai figli Cassie (Delamar) e Ben (Ebel) che si stanno rilassando in una giornata di vacanza.Tutto sembra andare serenamente tranne nel momento in cui Julia si tuffa per fare un bagno e allontanandosi dalla barca viene trascinata da una misteriosa ed inattesa corrente che rischia di farla annegare ma, fortunatamente, la famiglia interviene e riesce a salvarla.La sera lo spettatore scopre perché hanno deciso di trascorrere una giornata in mezzo all'Oceano: è il compleanno di Ben che compie 13 anni e la famiglia ha voluto fare una sorpresa al ragazzo.Dopo la cena, lo yacht viene spostato dal passaggio di alcune balene ma papà Tom tranquillizza tutti dicendo che i cetacei si orientano con il campo magnetico terrestre ma, spesso, a causa di forti tempeste, vengono disorientate e si dirigono verso la terra ferma, è un fenomeno naturale che non deve in alcun modo preoccupare.Successivamente, sempre nella stessa notte, a qualche chilometro di distanza dalla barca, precipita quello che sembra essere un piccolo meteorite e il fenomeno, per quanto insolito, non preoccupa più di tanto la
Cinedan
DirectionScenographyActing
SoundtrackScreenplayCostumesMake-upSpecial effects

Back in Action

The Sticky

Sembra un po' una stagione di Fargo questa serie in sciroppo d'acero canadese: ed è un complimento. Una dark comedy grottesca e divertente, che piacerà agli amanti del genere.

Il maestro che promise il mare

Il maestro che promise il mare è realmente esistito, ed era proprio Antoni Benaiges, quello che nel film viene mandato in un piccolo paese della provincia di Burgos, nei monti. Siamo nel 1935 e il nuovo governo repubblicano favorisce il rinnovamento dell’istruzione. Il nuovo maestro è ateo e non ha problemi a dirsi tale. Applica l’innovativo metodo di Célestin Freinet, insegnante francese che dal 1920, a partire dalla prima sua scuola elementare nelle Alpi Marittime aveva iniziato a fare cose nuove. Anziché stare alla cattedra e parlare e interrogare, portava i bambini a conoscere il paese e la campagna, li faceva parlare liberamente tra loro in modo che venissero fuori idee e racconti, fino a scrivere testi che venivano stampati in classe e diffusi.Film rievocativo, questo, fondato su un fatto storico che merita d’essere ricordato. La pellicola riannoda presente e passato grazie alla giovane Ariadna che viene a conoscenza del desiderio del nonno, il quale vive in un ospizio in riva al mare: il vecchio era incuriosito dal fatto che si erano da poco trovate sepolture comuni vicino a quel paese dove lui da bambino aveva vissuto, affidato temporaneamente al maestro del luogo. Che però era improvvisamente sparito. Tra queste ossa, ci saranno anche quelle del suo insegnante?Ariadna si stabilisce nel paese e cerca. Anche questo è un fatto storico: sono più di 33800 le persone scomparse ai tempi della guerra civile spagnola e della dittatura seguente, e più di 12000 casi in cui i resti non sono stati identificati. Grazie a qualche vecchio del luogo riesce ad avere notizie.Torniamo dunque al 1935, quando il nuovo maestro prende servizio. Il suo primo impatto è con il prete del villaggio, fino ad allora presenza fissa anche nella scuola: che è solo una pluriclasse elementare sistemata alla meglio in mezzo al paese.

Un tipico thriller shyamalaniano

Manoj N. Shyamalan, nel bene e nel male, ha segnato in modo indelebile l'universo Thriller del nuovo millennio con due Capolavori indimenticabili come “The Sixt Sense” del ‘99 e “The Village” del ’04 a cui sono seguite altre opere (alcune decisamente discutibili e dimenticabili) che hanno però confermato la reale importanza del regista d'origine indiana: il suo stile ha iniziato ad influenzare i giovani colleghi cineasti e tale fenomeno determina inevitabilmente l'importanza storica del suo lavoro.Alan Friel, giovane regista proveniente dalla palestra degli “short movies”, esordisce nel 2024 con “Woken”, un thriller che attinge a piene mani alle prospettive di Shyamalan, dando vita ad una storia intensa, misteriosa che potrebbe anche dare vita ad un sequel. Basandosi principalmente su un'ottima performance dell'attrice Erin Kellyman (già vista in “Star Wars: Solo”) insieme al nostro Corrado Invernizzi, la sceneggiatura descrive il risveglio di una donna all'interno di una casa che si trova in un'isola abitata solamente da altri personaggi quali il marito James (interpretato dall'attore Ivanno Jeremiah) e la coppia di amici formata dai coniugi Helen (l'attrice Maxine Peake vista in “La teoria del Tutto”) e Peter (Corrado Invernizzi). La donna è in incinta e il parto avverrà entro poche settimane; sembra tutto normale, tranquillo e sereno ma c0è un particolare: Anna (Kellyman) non ricorda nulla del passato, non riconosce la casa, la coppia di amici, suo marito e neanche il suo nome. Passano i giorni ed alcuni particolari fanno nascere in Anna degli interrogativi: gli stanno nascondendo qualcosa o è tutto frutto dei suoi infondati sospetti? Da vedere perché Ariel riesce, sapientemente, a mischiare le cose con delle modalità tipiche di Shyamalan.

Miséricorde

L’uomo del bosco. Jérémie (Félix Kysyl), torna dopo anni nel suo paese natale per il funerale del fornaio locale.Appena entra nella stanza dove ci sono la moglie Martine (Catherine Frot) ed il figlio Vincent (Jean-Baptiste Durand) l’aria si carica di elettricità.La stessa che attraversa gli incontri tra Jérémie ed un vecchio conoscente, Walter (David Ayala).È chiaro che nel passato è successo qualcosa, che sospettiamo torbido ed ambiguo.Ci chiediamo quale segreto leghi i personaggi e quale fosse la vera natura del rapporto tra il protagonista ed il fornaio morto; visto che ogni notte Jérémie ne spia le foto sull’album di famiglia e Martine gli chiede se lo ama ancora.C’è una tensione perfetta, carica di sensualità ed erotismo; la stesso che fa sì che le lotte tra Jérémie e Vincent sembrino altrettanti amplessi.Aspettiamo da un momento all’altro una rivelazione ma poi, improvvisamente, accade qualcosa; impossibile dire di più, e L’uomo del bosco cambia direzione.Il nuovo film di Alain Guiraudie attraversa i generi cambiando continuamente pelle.Ora è un dramma, ora un thriller appassionante sino a trasformarsi quasi in una commedia.La sceneggiatura è un congegno perfetto; i dialoghi sono sempre carichi di ambiguità e si svolgono sul filo sottile del doppio senso e del non detto.Tutti sembrano sapere la verità e tutti mentono.Le confessioni si susseguono sino a quella di Padre Philippe (Jacques Develay) a Jérémie, tutta giocata sul lasciar intendere, un vero e proprio pezzo da manuale della scrittura cinematografica.Lo spettatore si ritrova avviluppato sempre più in una ragnatela di menzogne che crescono come una valanga sino a raggiungere una dimensione talmente grottesca da strappare più volte la risata.Irrompono persino sulla scena una coppia di poliziotti, uno dei quali di notte fa visita a Jérémie sperando di farlo parlare nel sonno.L’atmosfera diventa sempre più irreale e sembra quasi di essere capitati in un

Eraserhead - La mente che cancella

David, hai mostrato gli incubi manifestandoli in questa realtà, in questa società pazza e folle costruendo mondi contorti, nebulosi e visionari che raffigurano le paranoie dell'uomo, le paure dettate dalla società. Eraserhead è la storia di in uomo inscenata in un mondo folle, fanta-horror, sperimentale con influenze industrial che in realtà tenta di vivere il quotidiano, Henry ha un lavoro, fa il tipografo, ha una storia d'amore con una ragazza la quale ha un figlio e il tutto è mostrato in modo assurdo, grottesco.Il bimbo piange di continuo, la donna sembra lasciare Henry che è in preda al panico, è terrorizzato dalle aspettative della società stessa dal mondo, ne diventa dunque alienato e isolato. Fantastica di avere relazioni con la vicina di casa mentre il mondo sempre più industrializzato genere continuo sconforto.Gli incubi, il terrore che il figlio possa indossare i suoi stessi abiti, la sequenza della testa di Henry che inserita nel macchinario diventa un prodotto in serie come tanti altri, una matita, rappresenta la paura della mercificazione dell'uomo che rischia di diventare un prodotto, un prototipo standardizzato della società.Quindi tutto in questo mondo genera incubi e paura, le aspettative di gestire una famiglia, avere un lavoro, il rischio della monotonia e una civiltà sempre più urbana, con le nuove tecnologie che rischiano di far esplodere tutto e di non lasciare un futuro alle nuove generazioni.Perciò l'estetica del fanta-horror, dell'assurdo, i tocchi visionari e industrial trovano la loro ragion d'essere. Grazie di tutto, mancherai, mancherai tantissimo al cinema che piange la tua scomparsa.

Blue Rita

Spy-story a tinte sci-fi di Jess Franco, non una novità per il regista in quanto anni prima aveva già diretto The Girl From Rio che è una parodia dei film di spionaggio incentrata su personaggi femminili a tinte pop e fumettose.Blue Rita sembra essere un'unione tra Russ Meyer e Mario Bava con la bizzarria di Franco.I colori baviani si respirano praticamente ad ogni inquadratura, stile pop e fumettoso accattivante, lo si vede proprio che a Jess piace tantissimo Bava e che ha apprezzato il Diabolik del regista italiano.Il locale, cabaret nominato proprio Blue Rita è anche un centro scientifico dove Rita e le sue seguaci catturano e torturano uomini, alle donne del club non è permesso avere rapporti sessuali con gli uomini e l'ingresso nella “setta” richiede un effettivo patto, vincolo di sangue con la stessa Rita.I titoli di testa sono ottimi, inquadrature riflesse su colori pop con il corpo e il volto di Rita a moltiplicarsi con quell'effetto sfocato e così anche l'incipit è ben gestito dove subito Franco trasporta lo spettatore in uno scenario distopico con un grandangolo d'effetto in una location totalmente bianca dove una ragazza di Blue Rita compie atti sessuali con un uomo, quindi tradendo il giuramento, così si attivano i gas tossici e l'inseguimento per uccidere l'uomo e punire a morte la ragazza mettendo subito in chiaro le regole e come funziona il club.Nel film ci sono diverse trovate simpatiche e pazze, le ragazze del Blue Rita girano praticamente sempre nude all'interno del centro, dunque torturano gli uomini incatenandoli e tramite un liquido verde li esaspera aumentando il desiderio e l'infatuazione, Ha il suo perché anche la scena del gas dove tute le ragazze iniziano a indossare la maschera protettiva su questi sfondi sempre colorati con colori oro accesi.E' un film volto a divertire

Tutti contro tutti contro il Tempo

Chris Shadley è un cameraman che ha partecipato alle riprese di “Cloverfield” e “The Amazing Spider-Man” che nel 2009 si cimenta per la prima e finora ultima volta alla regia di un lungometraggio. “Nine Dead” è un classico Thriller a camera chiusa dove, fino alla fine, lo spettatore non riuscirà ad avere chiaro il quadro della situazione.La storia è quasi banale: un uomo non meglio identificato riesce a rapire 9 persone e le imprigiona, incappucciate, in un ambiente sotterraneo. Dopo aver preparato il suo equipaggiamento, entra nella camera e toglie il cappuccio ai suoi “ospiti” affermando che tutti i presenti sono legati tra loro da una relazione che dovranno scoprire. Ogni dieci minuti egli entrerà nella stanza e se nessuno sarà in grado di dimostrare di aver scoperto il legame che unisce i nove individui procederà ad eliminarne uno a caso.Il tempo inizia a scorrere ma i nove brancolano nel buio… Film non particolarmente brillante, senza nessuna inquadratura degna di nota, va bene solamente per trascorrere una serata noiosa.

Senza il presente dove si trova il Tempo?

George Logan e Celine Held, compagni nella vita, sono una coppia di registi/sceneggiatori, di origini israeliane lui americana lei, che dopo vari corti esordiscono con il lungometraggio “Topside” che viene premiato al Festival di Venezia del 2020.Questo film serve a farsi conoscere nell’ambiente cinematografico internazionale ma il grande salto lo fanno nel 2024 con questo “Caddo Lake” prodotto da M. Night Shyamalan.Trattasi di un fanta-thriller che si basa sulle dimensioni temporali e chi, come me, è attratto immensamente da queste tematiche, troverà pane per i suoi denti. Un film ben diretto e ben interpretato dagli attori, in primis un redivivo Dylan O’Brien, indimenticabile protagonista della bella trilogia di “The Maze Runner”, che ritorna ad avere un ruolo di primo piano dopo che la sua carriera è andata sempre più in basso, affiancato da Elisa Scanlen, attrice e regista australiana. La sceneggiatura del duo sembra essere talmente perfetta e sottile che, probabilmente, ad alcuni spettatori occorrerà una seconda visione per comprenderne appieno la trama.La storia ha come principale protagonista un lago denominato “Caddo” il cui livello delle acque è sceso di parecchi metri a causa della costruzione di una vicina diga.Paris (O’Brien) vive vicino ad esso e anni prima ha perso la madre in un incidente avvenuto proprio su un ponte che lo attraversa ma ancora non riesce a darsi pace di quanto accaduto poiché la madre soffriva di una patologia che i medici non erano riusciti ad identificare esattamente e in quell'incidente la donna aveva manifestato nuovamente uno degli attacchi di questa ignota malattia ; Ellie (Elisa Scanlen) vive anch’essa sulle rive del lago insieme alla madre, al suo patrigno e alla sua sorellastra Anna di 8 anni.Un giorno navigando per le acque del lago Paris s’imbatte in una zona dove i rumori cessano di colpo e sembra percepire la

La felicità nel peccato

Ancora una volta Jess Franco mette in scene le perversioni sessuali che sfociano in psicosi e morte.Quello che colpisce del film sono le immagini che il regista riesce a creare e la fotografia.Ci sono begli stacchi tra notte e giorno così come tra la fredda Parigi iniziale e il caldo litorale spagnolo, come a simboleggiare un contrasto tra razionalità e non, realtà e incubo che però nei film di Franco finiscono per collimare.La scena dove Marie, Alice Arno, e Olivia, Lina Romay, mentre fumavano avvolte dal rosso che colora tutta l'ambientazione è a dir poco meravigliosa, è incredibile come Franco girando, praticamente, con niente riusciva a tirar fuori inquadrature simili, è un regista che aveva proprio occhio, il giusto sguardo per il cinema.I momenti da incubo funzionano bene dove Olivia sogna lo zio Paul che uccida l'amante di Lorna, zia di Olivia, tra atmosfere oscure e cupissime.Le inquadrature assumo tagli espressionisti, quindi sghembi e sono suggestive al massimo le scene dove Olivia percorre i corridoi tra le ombre dove sembra effettivamente una vampira.Paul sente e vede i fantasmi di ciò che ha fatto, ogni notte rivive la scena del suo omicidio e va ad implorare pietà a Lorna, defunta, e allo stesso modo Olivia tramite i suoi incubi vede ciò che aveva scrutato di nascosto.Dunque nel film ci sono atmosfere spettrali quando Paul ascolta la voce di Lorna, il salotto si fa tetro e contornato da ombre così come il suo, di Paul, lento incedere tra gli interni della casa e la fotografia che vira su toni si cupi ma anche rossi crea momenti suggestivi.Franco è un regista a cui piaceva inserire momenti comici e non prendersi sul serio, nel film la sottotrama poliziesca è prettamente comedy con tanto di poliziotto che esclama:" Mi chiedo quanto durerà ancora questa commedia