Un pugno nello stomaco

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È il film d'autore per antonomasia dello scorso decennio. Il film che stregò il Festival di Cannes tanto da portare a casa la Palma d'oro arrivando in concorso come un outsider girato da un regista poco conosciuto.

E 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni è davvero un'opera perfetta, capace di raccontare la Romania nel periodo in cui la dittatura di Ceausescu volgeva al termine e le maglie del suo controllo avevano parecchie falle. Un pugno nello stomaco che racconta la vita difficile delle ragazze dell'epoca quando l'uomo decideva sempre e comunque del loro corpo. Un'opera che non ha paura di parlare di aborto, di mostrarci la complessità e la crudeltà della materia senza moralismi di sorta perché descrive una tragedia per l'essere umano.

Regia compatta che non indulge sulla spettacolarità ma ci tiene incollati alla sedia. La scena della cena a casa dei parenti è densa di paura, di attesa, di silenzi nascosti nel rumore che Mungiu sottolinea magistralmente. Altrettanto notevole il finale dove l'indugiare sullo sguardo della protagonista diventa denso di significato.

Molto brave le due attrici. La Marinca ben fotografa una donna decisa, risoluta, che guida la situazione anche in pessime acque. La Vasiliu invece incarna un personaggio debole, che non sa cavarsela da sola, ma che grazie alla sua scarsa decisione mette nei guai chi ha intorno.

Una grande visione, certo impegnativa e non adatta se si vuole passare una serata rilassante e divertente, ma è uno di quei casi in cui vale la pena provarci.