Recuperato di recente, anche perchè avevo visto prima il remake, purtroppo e avevo deciso di non guardare l'originale. Fortunatamente l'ho fatto, regalandomi un grandissimo pezzo di cinema, imperdibile. La sofferenza e le torture in scena, insieme al cinismo più feroce. Shock
Una serie sul calcio? No grazie, dicevo. E invece... Fa piangere senza essere triste, ridere senza avere nulla di comico, emozionare profondamente senza essere drammatica. È la storia di un alternatore di calcio, ma non è una storia sul calcio (non l'avrei mai guardata). In realtà, è una storia su tutto: sulla crescita, sull'amicizia, sull'amore, sulla vita. Come ho letto in una recensione di recente, è una storia che ti fa venire voglia di essere migliore, o almeno di provarci. Insomma, è imperdibile
Una storia stupenda diretta da un regista dalla sensibilita' straordinaria ed interpretata da un inimitabile Will Smith. Guardatelo e non ve ne pentirete.
Da appassionata della saga dei videogiochi ho aspettato questo film quasi in “trepidante attesa” guardando ogni trailer disponibile, quando il film è uscito nelle sale la delusione è stata tanta.La trama è, sostanzialmente, divisa in due parti.La parte “del passato” è incentrata su Aguilar - appartenente alla setta degli Assassini - e le sue gesta per salvaguardare il Frutto dell’Eden dai Templari mentre quella “contemporanea” è incentrata su Callum Lynch, ultimo discendente dell’Assassino, che si trova suo malgrado a dover rivivere le gesta del suo antenato.Ora… mentre un fan della saga sà qual’è il legame tra il passato e il presente del protagonista (interpretato da Michael Fassbender), sà cos’è un Animus e conosce la lotta secolare tra Assassini e Templari per i Frutti dell’Eden, uno spettatore che non abbia mai giocato ad uno dei capitoli della saga semplicemente non capisce nulla di quanto sta guardando, avendo l’impressione di trovarsi davanti all’ennesimo complotto secolare tra le due fazioni. La trama è superficiale e molto approssimativa, assolutamente non adeguata a narrare il complicato universo di Assassin’s Creed, qui tutto sembra buttato sullo schermo per caso.Anche le sequenze d’azione non sono il massimo nonostante le corse acrobatiche tra i palazzi (il parkour per intenderci), le scene sono molto caotiche, la polvere che si vede più che fare atmosfera dà fastidio.Da fan della saga videoludica mi aspettavo molto di più, Callum Lynch ricorda fin troppo Desmond, mentre Aguilar sembra una pallida imitazione dell’ormai mitico Ezio Auditore e nemmeno la carrellata finale (che forse doveva suscitare emozione nei fan) riesce nel suo intento. Le 4 stelle? Bhe nonostante tutto Michael Fassbender ha sempre un suo perchè
Film francese che fa pensare. Il tema è serio e impegnativo. Quasi tutti quelli di una certa età hanno vite complicate. Charlotte Gainsbourg interpreta qui la parte di una femminista impegnata, Claire. Da poco ha un nuovo compagno (Adam), essendosi lasciata col precedente marito, giornalista famoso che ha un'altra famiglia. Succede però che una sera Alexandre, figlio di Claire, esce con Mila, figlia di Adam. Il giorno dopo Mila denuncia Alexandre di stupro. Alexandre dapprima nega, ma poi, messo alle strette, racconta la sua verità. I fatti sono però in fondo gli stessi raccontati da Mila. C'è stato un rapporto consensuale o no? di che tipo? Lei non era già più vergine, e non ci sono segni di violenza nel suo corpo. Ma in quello che c'è stato è mancato qualcosa. Lei, che ha seguito il giovane di sua volontà quella sera fino al luogo del presunto stupro, non ha nemmeno mai pronunciato un preciso “no”. Certo, aveva bevuto, certo, sono successe delle cose che lei non voleva, cose che ci possono far pensare a ciò che gira nei film porno facilmente visibili dai giovani. Ma, come dice l'avvocato della difesa, ci sono soprattutto due percezioni diverse della stessa realtà. Difficile quindi un verdetto.Che alla fine ci sarà, ma non è questo l'interesse della pellicola. Che è invece quello di esaminare con attenzione tutti i punti di vista e le narrazioni. Non solo quelle di Mila e di Alexandre, ma anche dei loro genitori e amici. Ed è interessante proprio vedere come certe cose nascono dalla complessità e nello stesso tempo dalla troppa facilità con cui certi incontri avvengono. Come se tutto fosse scontato e dovuto, senza sentimenti e senza storia.
La paura per le catastrofi naturali è sempre stata presente per la sottoscritta, guardare i film del genere mi è sempre servito per esorcizzare questa paura, ma anche perchè spinta dalla passione per i film dal forte impatto visivo e infine, per la forte componente emotiva visto che, se da una parte si, sono film con effetti speciali all'ennesima potenza, offrono anche uno sguardo su scenari che oggi come oggi più che in passato, non sono poi tanto lontani dalla realtà.Twister (1996) credo sia uno disaster movies che più mi ha colpito, per la storia che racconta ma anche per l'autenticità visiva, l'ho sempre trovato il meno costruito, il meno “artificiale” tra i film del genere. Mi sono quindi fatta coraggio nel guardare questa nuova versione, non solo perchè sapevo già che nessuno avrebbe oggi potuto sostituire Helen Hunt e Bill Paxton, ma perchè ero sicura che sarebbe stato una scopiazzatura fatta male dell'originale, perchè così era stato più o meno presentato. Sono felice di poter dire che l'omaggio c'è ma minimo, lo definirei uno stand-alone, non un remake, non un reboot ma nemmeno un sequel…è un pò un ibrido se vogliamo. I protagonisti non scimmiottano nessuno, perchè non riprendono ruoli già interpretati e anche questo è un plus.Twisters narra di un gruppo di giovani studiosi di tornado alla ricerca di una formula chimica che possa contenere la forza devastante dei fenomeni naturali. Durante un tifone devastante, la squadra capitanata da Kate Cooper (Daisy Edgar Jones) subisce perdite importanti. Il film riparte 5 anni dopo la tragedia, con Kate, diventata intanto metereologa a New York che accetta di aiutare Javi (Anthony Ramos), altro sopravvissuto alla tragedia, che chiede di tornare sul campo insieme a lui e ricominciare da dove avevano interrotto. Kate accetta e si troverà a collaborare con la
Ho recuperato questa sera, a distanza di due anni e grazie a Rai play, il film e a caldo volevo condividere l'enorme inquietudine che mi ha trasmesso. Un film necessario ma crudo e, a mio personale avviso, un vero e proprio horror. Io mi sono sentita catapultata praticamente subito in un vero e proprio inferno, abitato praticamente solo da demoni, e la giornalista è stata la mia Virgilio. Io ho letto solo dopo dei fatti reali che sono stati usati per scrivere il film, ma in ogni caso sono, a mio avviso, un pretesto per raccontare una società che mi ha fatto davvero, nella sua interezza, un enorme paura. Ancora angosciata, gli unici sospiri di sollievo l'ho avuti in due punti (SPOILER) : alla non morte di lei, dato che mi ero già arresa al nichilismo e avevo pensato “ora muore pure questa”, e alla effettiva esecuzione, così a sorpresa e catartica.Le ultime scene del film, coi filmini delle interviste della giornalista al figlio del Ragno Santo, mi hanno però risprofondato nell'abisso.
Ozark e' una serie TV ben strutturata ma imprevedibile, lineare ma piena di colpi di scena. Uno dei temi pricipali e' "la famiglia".Splendide le immagini dei grandi laghi americani e la colonna sonora.
Suntan sembra cominciare da dove finiva un altro bellissimo film greco (tra l'altro l'ultimo che ho visto), Chevalier della Tsangari.Ancora una nave, ancora il mare, lo stesso attore (che lì si perdeva in mezzo agli altri) in un ruolo praticamente identico a quello del film della Tsangari.Kostis è un medicozzo ultraquarantenne, schivo, buono, apparentemente -e anche nei fatti- non un luminare.Finisce, non si sa come, nell'isola di Antiparos che - come nome vi annuncia in modo perfetto- è piccola isoletta davanti Paros.Ci arriva d'inverno, nel periodo natalizio, che nella sua stanza c'è anche un Babbo Natale che prova timidamente ad illuminare e rendere meno silenziosa e deprimente la cosa.L'isoletta d'inverno è un mortorio, una specie di grande bar dove uomini bevono e parlano di fica nell'attesa che poi, l'argomento di cui parlano, arrivi d'estate.E ad Antiparos, di quella cosa, ne arriva tanta, tantissima. E non solo ne arriva tanta ma questa è un'isola senza inibizioni, in cui in spiaggia ragazzi e ragazze se ne stanno nudi senza problemi, falli, tette e vagine al vento.Un'isola dello sballo e del divertimento insomma, con a disposizione tante spiagge e una popolazione autoctona (solo 800 abitanti) che è troppo esigua per potersi sentire turbata.Turbata un cazzo, viene da dire, non vedono l'ora arrivi l'estate per poter lustrarsi gli occhi e fare, finalmente, qualche affare (si lavora praticamente solo 3 mesi l'anno). Succede una cosa .Succede che nella piccola clinica di Kostis arrivi una bellissima ragazza (greca ma comunque in vacanza, non di lì) che ha avuto un piccolo incidente col quad.La ragazza è accompagnata dai suoi 4 amici stranieri, un gruppetto di bei ragazzi e belle ragazze completamente fuori di testa. In quei 5 minuti in clinica succede di tutto. Il timido Kostis è travolto dall'esuberanza del gruppetto (molto promiscuo tra l'altro, tutti vanno
Ultima trasposizione cinematografica del celebre romanzo sci-fi scritto da Frank Herbert, Il Dune di Villeneuve racchiude in sé almeno tre linee narrative che possono essere ricondotte a dimensioni differenti. In primis l’aspetto geopolitico, largamente sovrapponibile alla storia di tanti paesi europei colonizzatori che assoggettano altri popoli per sfruttare le preziose materie prime custodite nella loro terra (la spezia su Arrakis, il coltan in Congo). C’è poi una seconda componente, più intima, che segue l’evoluzione del protagonista, Paul Atreides, Figlio del Duca Leto e in quanto tale destinato a prenderne il posto. In realtà, il giovane Paul si dimostra combattuto: l’eredità che lo attende è davvero la strada giusta per il futuro? “Se la tua risposta è no sarai comunque quello che volevo che tu fossi: mio figlio”, afferma laconico il padre. La madre, invece, ha le idee molto più chiare e cerca di convincerlo attraverso i suoi insegnamenti. Tuttavia, quando Paul comprende che per lui c’è un disegno ben preciso, si sente inerme, prigioniero, una biglia in un percorso già segnato. Comincia così a interrogarsi sul libero arbitrio, in particolare sull’impossibilità di essere veramente liberi. D’altro canto, tale condizione lo accomuna ai Fremen, popolo custode del deserto di Arrakis che vede in lui la figura messianica attesa da tempo. Ma egli non si lascia lusingare, poiché, come accade in qualsiasi forma di religione, costoro “vedono ciò che gli è stato detto di vedere”. Insomma, Paul è alla ricerca di sé, di un posto nel mondo, di un’identità sempre più lontana e sfuggente. Per sua fortuna, presto scoprirà che non serve cercare di capire tutto del mondo, ma che il mondo bisogna viverlo lasciandosi attraversare da esso. Solo così è possibile trasformare la casualità in destino, il proprio. Peraltro, traspare in questa filosofia un’idea precisa del rapporto con l’ambiente che designa
Sono troppo di parte perché l’ho premiato insieme alla FilmAmo Family come miglior Film al Not Film Festival. Ma questo è un Film straordinario e l’abbiamo premiato a ragion veduta. Perché girato con zero euro. Solo 4 attori. Camera a spalla e via. Uno spaccato dell’educazione sentimentale tra giovani dall’altra parte del mondo, che sognano un mondo occidentale. Se siete genitori o adolescenti, guardatelo, tanto semplice quanto immediato nell’ arrivare dritto al cuore. Qui sotto una Videorecensione di Giacomo,condivisa col sottoscritto sul Palco del Festival, che esprime in 120 secondi l’essenza di questa piccola Perla Brasiliana :
N.15 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 6 DI 15: ALIEN).
Il 25 maggio 1979 (in seguito vi renderete conto che la data non sarà casuale), nei cinema americani venne proiettato, per la prima volta, “Alien”, il film della 20th Century Fox diretto dal quasi inesperto Ridley Scott (che aveva esordito appena due anni prima con “I duellanti”), che si basava sulla sceneggiatura di Don O’ Bannon e Ronald Shusett e la cui colonna sonora era opera del famoso compositore Jerry Goldsmith.Non sono solo questi professionisti che entreranno nella Storia del Cinema: l’italiano Carlo Rambaldi realizzerà l’esoscheletro del mostro che, a sua volta, si basava sull’arte tecnologica dello svizzero Hansi Ruedi Giger e questi due, insieme al tecnico degli SFX Brian Johnson, vinceranno il premio Oscar 1980 per gli Effetti Speciali.Un contributo notevole lo daranno anche la fotografia di Derek Vanlint…… e le magnifiche scenografie di Ron Cobb.Ad onor del vero occorre dire che l’idea di “Alien” nasce nel 1974 quando negli USA viene proiettato “Dark Star”, un fantafilm a basso budget ideato da due studenti universitari, Dan O’ Bannon e John Carpenter, che costituiva, di fatto, la loro tesi di laurea alla USC School of Cinematic Arts di Los Angeles dipendente dalla University of Southern California. Per chi ha visto il film, l’alieno presente nell’astronave è rappresentato da un pallone da spiaggia e questo era dovuto alla mancanza di fondi da parte dei due studenti che erano stati costretti ad arrangiarsi come meglio potevano.O’ Bannon però, in cuor suo, nutriva il sogno di riuscire a scrivere una storia che parlasse di un essere alieno che avrebbe procurato un orrore cosmico mai visto prima. La sceneggiatura prese forma e fu chiamata “Star Beast”, ufficialmente la prima sceneggiatura di “Alien”, scritta da O’ Bannon in collaborazione con Ronald Shusett: https://www.dailyscript.com/scripts/alien_early.html Fu O’ Bannon che, in seguito, modificò il titolo in “Alien” ma
MIGLIORI HORROR CON SERIAL KILLER
Con l'uscita nelle sale del film Longlegs, acclamato dalla critica e diretto da Osgood Perkins, molti appassionati del genere horror/thriller sono rimasti colpiti dalla sua astuta campagna marketing, che prometteva una storia tremendamente inquietante sul serial killer interpretato da Nicolas Cage, mai mostrato nella sua interezza prima che la pellicola venisse ufficialmente rilasciata. L’ultima fatica di Perkins dietro la macchina da presa rappresenta un altro ottimo esempio di come l’esplorazione della mente criminale possa dare vita a narrazioni uniche, che sfruttano ogni comparto tecnico per regalarci un’esperienza di visione indimenticabile e che, probabilmente, dominerà i nostri incubi, come i film che vi raccontiamo in questo articolo. SevenSeven, tra i film più acclamati di David Fincher, è considerato un capolavoro del genere thriller psicologico e tra i migliori film sui serial killer mai realizzati. L'atmosfera opprimente e cupa di una città senza nome aleggia sulla storia di due detective, interpretati da Brad Pitt e Morgan Freeman, impegnati nella caccia a un assassino che costruisce ogni delitto intorno ai sette peccati capitali, trasformando ognuno di essi in un macabro rituale di morte. La pellicola ha consacrato Fincher come maestro della macchina da presa, grazie al senso di inquietante ineluttabilità che è riuscito a confezionare per trasportare lo spettatore in un’esperienza emotivamente devastante. Ogni visione di Seven mantiene infatti la stessa intensità della prima, dall’inizio alla fine di questo viaggio negli inferi, tra tensione, oscurità e simbolismi.Funny GamesIl regista austriaco Michael Haneke ha diretto questo home invasion conosciuto in particolare per il suo tono sadico, di cui è meglio non svelare troppo. Basti sapere che, alla sua presentazione al Festival di Cannes nel 1997, il film suscitò reazioni forti e scioccanti, con alcuni spettatori che abbandonarono addirittura la sala, turbati dalla sua rappresentazione della violenza. In effetti, Funny Games si discosta notevolmente dai
SGUARDI DAL MONDO: PAUL THOMAS ANDERSON
Se penso ad uno sguardo originale, sempre diverso, fresco e capace di stupire proveniente dagli Stati Uniti il primo nome che mi salta in mente è quello di Paul Thomas Anderson. È probabilmente il più versatile e coinvolgente della sua generazione, incapace di rifare se stesso, ma capace di addentrarsi in epoche, generi e stili completamente diversi con una maestria rara. Autore da Festival e da Oscar (anche se non ne ha mai vinto uno) è la pietra miliare della sua generazione. Esordisce nel lungometraggio nel 1996 con Sidney, noir classico che si dipana tra gioco d'azzardo, prostituzione e visione senile. Nonostante il passaggio in una sezione collaterale di Cannes il film non ebbe grande visibilità e venne riscoperto solo dopo l'affermazione internazionale di critica e di pubblico dei film seguenti. Alcuni attori utilizzati diventeranno presenze fisse come il compianto Philip Seymour Hoffman, John C. Reilly e Philip Baker Hall. È con Boogie nights che arriva la fama internazionale. L'apertura del film con un piano sequenza di 3 minuti cattura la critica e il racconto dell'industria del cinema porno fine anni Settanta si dimostra un tema succulento. Provocazioni nella sceneggiatura e rischi stilistici funzionano. Un cast di attori indipendenti di contorno come Julianne Moore, e i citati Hoffman e Reilly in ascesa rendono fresco il risultato finale. Il film che lo consacra definitivamente è Magnolia. Orso d'Oro al Festival di Berlino per un'opera corale fluviale in cui Anderson dimostra di non avere paura di nulla. Regia solida, sceneggiatura che intreccia la vita di nove californiani di diverse generazioni ed estrazioni sociali, inserimento di canzoni di Aimee Mann a spezzare il ritmo ansiogeno e interpretazioni portentose di Julianne Moore, Tom Cruise e Philip Seymour Hoffman. Finale che chi ha visto il film non può scordare. Un'opera maestosa per chiudere lo scorso
N.14 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 5 DI 15: ALIEN COVENANT…E OLTRE).
Nel 2017 arriva nelle sale il sequel di “Prometheus”, questo “Alien Covenant” con il quale, fin dai primissimi giorni di programmazione, si assiste ad un fenomeno evidente: dai 15 milioni di $ d’incassi del primo giorno si arriverà ad 1,7 milioni di $ dopo solo 6 giorni; l’attesa e la curiosità sono svanite dopo neanche una settimana.Scott, coerentemente, continua sulla sua strada realizzando la continuazione lineare della storia ma questa volta effettua delle scelte che, con il senno di poi, potrebbero aver avuto il loro peso sul successo della pellicola. Anche stavolta dovrò necessariamente rivelare, in parte, alcuni particolari del film e di “Prometheus” pertanto rinnovo caldamente l’invito a terminare la lettura qui se non si fossero ancora viste entrambe le pellicole.Il film, pur svolgendosi nell’anno 2104 (dieci anni dopo la fine di “Prometheus”), inizia venticinque anni prima nel 2079, l’anno in cui l’androide David era apparso sul mercato ed era il vanto delle industrie Weyland.Già dal prologo s’intuisce l’ambizione di David rivolgendosi al suo padrone: “Se tu mi hai creato, chi ha creato te?”E’ proprio la domanda che Peter si era sempre posto per una vita intera e che darà vita alla missione “Prometheus” e la risposta da parte dell’umano è semplice: “Lo cercheremo insieme”. David successivamente fa una riflessione ineccepibile ed insindacabile che si può esplicitare nel seguente modo: tu umano mi ha creato quindi io sono inferiore a te però tu morirai mentre io sarò immortale.David ha fatto scacco matto: ferendo l’orgoglio di Weyland, quest’ultimo reagisce ordinando di versargli del the: tu sei immortale ma sei uno schiavo, gli fa intendere Weyland.Il film fa un balzo al 2104 dove l’astronave “Covenant”, con un equipaggio di 15 membri, è in viaggio verso il pianeta Origae-6 trasportando un preziosissimo carico: 2000 coloni in ipersonno e 1400 embrioni umani.Della missione
N.13 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 4 DI 15: DAVID E IL PRE-COVENANT).
Nella terza parte abbiamo imparato a conoscere le tante novità che Scott aveva inserito in “Prometheus”: i primi quattro film ci avevano abituato allo scontato scontro tra il tenente Ripley e l'orda di alieni mentre con il successivo quinto lavoro Scott riprende le redini della saga cercando di affrontare i massimi sistemi come il significato della Vita, l'Immortalità e i limiti dell'Intelligenza Artificiale. Tra l'uscita di "Prometheus" e quella di "Alien Covenant" passano cinque lunghi anni densi di lavoro per Scott che vuole continuare lungo la strada già battuta nel 2012: il nuovo film sarà il sequel diretto di “Prometheus” e quindi gli spettatori e i fan si attendono che nel nuovo lavoro saranno presenti determinati personaggi. Come era già stato fatto per "Prometheus", Scott decide di preparare il pubblico al nuovo film attraverso dei corti che vengono rilasciati a distanza di qualche mese l'uno dall'altro. In questa sede seguirò rigidamente l'ordine cronologico narrativo per evitare qualsiasi equivoco o ambiguità. Voglio subito mettere in chiaro che dovrò necessariamente rivelare importanti momenti chiave precedenti a Covenant e inerenti a Prometheus, pertanto chi non ha visto entrambi i film dovrebbe smettere di leggere arrivati fino a qui. Il secondo corto rilasciato è “Alien Covenant: The Crossing” che però, narrativamente parlando, si svolge esattamente un anno dopo gli eventi di “Prometheus”, quindi voglio affrontarlo per primo.E' il corto che ha più infastidito i fan perché è il perfetto anello mancante tra il finale di “Prometheus” e l'inizio di “Alien Covenant” e tutti si attendevano che il sequel iniziasse esattamente come mostrato da “The Crossing” ed invece Scott decide di tagliare questo momento fondamentale della trama, riservando la successiva spiegazione all'interno del film stesso.Quello che viene mostrato è il seguito del film precedente: la dottoressa Shaw, insieme a David semidistrutto, prende il comando della
QUANDO L'ORRORE SI DIFFONDE COME UNA MALATTIA: 5 HORROR IN CUI IL MALE È CONTAGIOSO
Nel cinema horror, uno dei temi più inquietanti e al tempo stesso affascinanti è sicuramente quello del male che si diffonde come un'epidemia e che, invece di essere confinato a un luogo o a una persona specifica, si trasmette da un individuo all'altro, scatenando un ciclo di orrore senza fine. Questa dinamica si rivela particolarmente disturbante, soprattutto perché richiama il concetto di contagio: un male invisibile che può colpire chiunque, senza alcun preavviso o motivazione. Esattamente come un virus, infatti, il terrore si insinua nelle vite dei protagonisti, lasciando lo spettatore con uno scomodo senso di smarrimento. In questo articolo esploreremo cinque film horror in cui il male si diffonde come una malattia, alimentando la paura e amplificando la tensione della narrazione. 1) It Follows (2014)Diretto da David Robert Mitchell, It Follows ha rapidamente conquistato un posto di rilievo tra i cult moderni dell'horror grazie alle sue premesse originali e angoscianti. Il film segue Jay (Maika Monroe), una giovane ragazza che, dopo un incontro sessuale, scopre di essere perseguitata da una misteriosa entità. Questo essere si rivela in grado di cambiare continuamente forma, assumendo l'aspetto di chiunque e inseguendo la vittima fino a ucciderla, a meno che essa non riesca a trasmettere la maledizione a qualcun altro attraverso un rapporto sessuale.L’idea che il male si trasferisca da una persona all'altra, proprio come una malattia sessualmente trasmissibile, è ciò che rende l’atmosfera del film così incredibilmente soffocante, ma non solo. Ciò che infatti fa di It Follows un prodotto tanto efficace, è la costante sensazione di minaccia, accompagnata da un commento sociale sottilmente inserito su tematiche come la sessualità, il senso di colpa e le conseguenze delle proprie azioni. A completare il quadro, una regia minimalista ma evocativa e la colonna sonora ipnotica di Disasterpeace. 2) La casa - Il risveglio
"RISATE, AMORE E AMICIZIA: RISCOPRIAMO 'IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO'"
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cuori sullo schermo”. Ci ritroviamo dopo la pausa estiva, per continuare il nostro viaggio nel mondo delle Rom Com, che ci fanno sempre sorridere e ci fanno riscaldare anche un pò il cuore, che male non fa…mai!Oggi vi voglio parlare di un film che tutti conosciamo, che mi è recentemente capitato di riguardare e che penso meriti la giusta attenzione, in quanto, credo che abbia un mix perfetto di romanticismo e momenti di pura ilarità, sto parlando de “Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico”. "My best Friend’s Wedding" è un film che riesce a catturare il cuore ma lo fa con ironia, grazie alle interpretazioni meravigliose di Julia Roberts, che in quegli anni era considerata la Regina delle Rom Com, una quasi esordiente, ma già promettente, Cameron Diaz, il sempre bravissimo Dermot Mulroney e, come direbbero quelli bravi, last but not least, Rupert Everett, che ha senza dubbio condiviso lo scettro con la Roberts in questo film, nonostante non sia una presenza costante ma è sicuramente colui cha detiene le scene più divertenti e memorabili del film. La storia ruota attorno a Julianne Potter, interpretata con grazia da Julia Roberts, una giovane critica gastronomica che si rende conto di essere innamorata del suo migliore amico, Michael, proprio quando lui annuncia il suo imminente matrimonio con un'altra donna, Kimmy, interpretata da Cameron Diaz. Julianne, al grido di “Questo matrimonio non s'ha da fare” decide di fare di tutto per impedire e sabotare le nozze.Ammettiamolo, sicuramente la premessa del film non urla “originalità” ma il film è talmente ben recitato e strutturato che ci si passa serenamente sopra. Il film riesce a catturare perfettamente l'essenza delle complicazioni dell’amore e dell'amicizia, intrecciando momenti di comicità esilarante con attimi di pura vulnerabilità. La
SGUARDI DAL MONDO: PAOLO SORRENTINO
È il regista italiano più amato negli Stati Uniti, spesso considerato unico erde di Fellini per il suo stile personale e per la sua capacità di raccontare ed inserire personaggi inusuali nei suoi film. L'esordio nel lungometraggio avviane nel 2001 con L'uomo in più, prima opera ambientata nella sua Napoli. Già da questa pellicola si possono notare alcuni tratti di quella che sarà la sua poetica: su tutto l'amore per i perdenti. I due protagonisti sono infatti uomini che da un momento all'altro perdono la fama e i soldi. Nonostante l'omonimia, ma un carattere profondamente diverso, il destino li porta comunque a un'inutilita sociale senza speranza. Già con l'opera seconda arriva il concorso a Cannes. Le conseguenze dell'amore ottiene ottime recensioni e consacra Sorrentino ad autore da tenere d'occhio. Sempre col sodale Toni Servillo, racconta la storia di un uomo che vive isolato in un albergo del Canton Ticino praticanente senza contatti umani. Regia asciutta, recitazione in sottrazione e importanza fondamentale dell'ambientazione sono altre caratteristiche che si impongono nel suo stile. Con L'amico di famiglia, seconda volta in concorso a Cannes, arriva il primo stop. La storia di un brutto strozzino che si presenta a casa delle vittime come l'amico di famiglia fatica, nonostante l'ennesimo protagonista reietto del mondo. Il brutto è ovunque nella società e l'ambientazione nuovamente asettica dell'Agro Pontino accentua la crudele mediocrità della vita. Decisamente snobbato all'epoca resta comunque un'opera da riscoprire. Con Il divo arriva il Premio della Giuria a Cannes e l'attenzione degli Stati Uniti dove il film approda agli Oscar con la candidatura al miglior trucco. Sorrentino per la prima volta si veste da fustigatore dei potenti e gira un'opera su Giulio Andreotti e la sua pesante presenza nella politica italiana degli anni Novanta tra il tentativo di farsi eleggere Presidente della Repubblica e
MIGLIORI BUDDY MOVIES
Storie di compagni di viaggio uniti dalle circostanze più strane e trasformati in alleati inseparabili: i buddy movies hanno scritto la storia del cinema fin dalle loro origini - negli anni ‘20 con Stanlio e Ollio - grazie al loro mix unico di intrattenimento ed emozione. Particolarmente orientato alla commedia e all'azione, è un tipo di racconto che, al di là delle caratteristiche dei suoi protagonisti, si basa essenzialmente sull'incontro tra due modi di essere tanto distanti quanto, alla fine, complementari. Il più delle volte, siamo più interessati al fatto che finiscano per capirsi prima di risolvere i conflitti in cui si ritrovano. Perché nei buddy movie l'amicizia è più importante del mistero, l'abbraccio finale più dei colpi di scena, la comprensione reciproca più dei dubbi. Scopriamo insieme quali sono i migliori buddy movies da vedere in streaming, in occasione dell’uscita su Apple TV+ dell’ultima proposta del genere: Wolfs, con George Clooney e Brad Pitt protagonisti. Superbad (2007)Al di là delle considerazioni narrative ed estetiche, la chiave di ogni buddy movie è il riuscire a trasformare l'amicizia in un altro protagonista: questo è esattamente ciò che fa Superbad. Film “di maturità” per eccellenza, segue due migliori amici prossimi al college, Evan e Seth, che passeranno una delle loro ultime notti da liceali all’insegna del caos totale. Diretto da Judd Apatow, noto per successi come 40 anni vergine e Molto incinta, il film vanta un cast di supporto esilarante - tra cui spicca una giovanissima Emma Stone - e un trio di protagonisti indimenticabili: Jonah Hill, Michael Cera e Christopher Mintz-Plass, decisamente la forza dell’intera narrazione. Raramente l'amicizia tra alcuni ragazzi che fanno della loro aura di perdenti la migliore scusa per essere speciali è stata descritta con tale successo, grazia, arguzia e delicatezza come in questo gioiellino. Hot Fuzz (2007)Altro
N.12 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 3 DI 15: PROMETHEUS).
Come abbiamo visto nel precedente articolo, l’uscita di “Prometheus” era stata anticipata da ben 4 corti che avevano il preciso scopo di indirizzare gli spettatori all’interno del contesto che avrebbero vissuto nel film: un magnate con ambizioni smisurate, una archeologa speranzosa di realizzare il proprio desiderio (trovare le origini dell’Umanità), un androide che incarnava lo Stato dell’Arte dell’IA (e ricordiamo che ci troviamo ben 40 anni prima della nuova generazione degli androidi che avevamo visto nell'Alien originale).All’epoca i fans della saga si attendevano un vero e proprio prequel di “Alien” ossia scoprire quali erano stati gli eventi accaduti nel pianeta LV-426 che avevano determinato l’invio del segnale di soccorso che stava alla base dell’incipit del film capostipite.Scott, fin dall’anno precedente all’uscita, raggelò tutti quanti: “Prometheus” non costituiva il prequel dell’“Alien” del ’79 ma si spingeva ben prima della storia originale, andando a toccare argomenti quali le origini dell’Umanità e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.Scott parlò subito di una trilogia (che poteva anche diventare tetra) di film che avrebbero indagato a fondo sulle origini della specie degli Xenomorfi e, nel farlo, ci si sarebbe imbattuti anche nelle origini dell’Umanità.Da sx: Guy Pearce, Michael Fassbender, Charlize Theron, Noomi Rapace, Rydley Scott e Logan Marshall-Green La delusione dei fans fu pertanto notevole poiché il film avrebbe trattato delle tematiche che nulla o quasi avevano a che fare con i primi 4 film (e in special modo con l’Alien originale); ciò nonostante la curiosità fu talmente alta che, alla fine dei giochi, “Prometheus” risulterà il film della saga con il maggiore incasso (400 milioni di $). Quello che vi ho tenuto nascosto nel precedente articolo è che i 4 corti non si riferiscono allo stesso periodo temporale: dalla conferenza TED del 2023 da parte di Peter Weyland occorre fare un salto di 54 anni per