ASPETTANDO DUNE – I MIGLIORI FILM DI DENIS VILLENEUVE

Un’attenta selezione delle pellicole di maggior impatto (e di maggior valore) del regista canadese, dall’esplorazione dei generi alla maturità fantascientifica.


Dune – parte II è ormai pronto ad arrivare al cinema: dopo l’enorme successo del primo capitolo, capace di ricreare su schermo l’incredibile immaginario di Frank Herbert, l’epico progetto targato Warner Bros. potrebbe davvero portare alla definitiva consacrazione la carriera di un regista visionario come Denis Villeneuve. Non poteva quindi esserci occasione migliore per dare uno sguardo ai suoi lavori migliori (finora), ripercorrendo i passi di una carriera fin qui quasi impeccabile. Dopo anni di sperimentazione tra dramma e thriller, Villeneuve sembra aver trovato la sua dimensione nel raccontare mondi alternativi, che si tratti di storie sbalorditive o di adattamenti coraggiosi. 


Lo ha fatto con Blade Runner 2049 (che non apparirà in questa lista soltanto per una questione di varietà tematica), creando e distruggendo, poi lo ha rifatto con Dune. Il regista canadese può dire di aver coronato il suo sogno, ottenendo la possibilità di viaggiare in quello spazio infinito e misterioso che ha plasmato il suo modo di concepire il cinema - non a caso fra i suoi film preferiti ci sono 2001 e Blade Runner (quello originale). Questi cinque film racchiudono, tra la grammatica della messa in scena e un preciso dizionario stilistico, ciò che rende il cinema di Villeneuve tanto accattivante.


La Donna che canta (2010)

Uno dei primi successi del regista è un dramma in piena regola che ruota intorno ai legami, esplorando quanto ogni esistenza possa contenere mille vite o storie differenti. In questo film, due gemelli viaggiano verso il Medio Oriente per esaudire l’ultimo desiderio della madre da poco deceduta, tentando di ricomporre i pezzi di una vita colma di misteri. Un dialogo col dolore che non ha paura di accennare a importanti temi politici, con Villeneuve che si impegna a costruire scena dopo scena un’opera incredibilmente ragionata. Una ricerca coinvolgente, intima e profonda, destinata a chiudersi in maniera sconvolgente.


Prisoners (2013)

La reale ascesa del Villeneuve hollywoodiano comincia da qui: Prisoners è un thriller fra i migliori degli ultimi anni, capace di portare sull’orlo della follia anche il più attento degli spettatori. Con una narrazione intricata che si diverte a colpire lo spettatore quando meno se lo aspetta, il regista tira fuori il meglio da interpreti come Jake Gyllenhaal e Hugh Jackman, avvalendosi dell’immenso talento di Paul Dano per giocare con le aspettative del genere psicologico e portarle verso prospettive sempre più disturbanti. Un’esperienza catartica, incredibilmente densa, in cui Villeneuve riempie di significato ogni singola scena.


Enemy (2013)

In una pellicola incredibilmente più sfortunata sotto quasi ogni punto di vista, nello stesso anno di Prisoners Jake Gyllenhaal è stato protagonista di una delle opere più impattanti e complesse degli ultimi tempi. In Enemy, Villeneuve esplora con una ricercatezza stilistica e un’attenzione maniacale il tema del doppio, poggiando la propria narrazione su intriganti basi filosofiche e facendo leva su un immaginario contorto e sempre più angosciante. Un thriller psicologico quanto mai enigmatico, ma anche dannatamente intrippante, che si presta a più visioni per approfondire correttamente tutti i suoi temi.


Sicario (2015)

L’esperimento crime di Villeneuve è risultato in un’opera ibrida memorabile, sorretta da un cast imponente e da un ritmo serrato che non lascia un attimo di respiro. Un film che racconta il narcotraffico con una potenza incredibile, che gioca tutto sugli sguardi e su colpi di scena ricostruiti come vere e proprie “imboscate” allo spettatore. La parola chiave che riassume ogni cosa, in Sicario, è “atmosfera”: gli scenari del film restano ancora oggi fra i più riusciti del genere - grazie alla fotografia del maestro Roger Deakins, capace di catturare coi suoi toni sempre più cupi una progressiva discesa verso l’oblio.


Arrival (2016)

La prima, grande opera di fantascienza per Villeneuve è arrivata con l’adattamento del romanzo di Ted Chiang. Un’imponente perla di complessità visiva che racconta la vita attraverso un grosso dilemma sulla comunicazione, ma che nel suo sottotesto rivela molto più di un semplice dialogo sull’esistenza: è nelle spire di quel mistero, nei tentativi di risolverlo, che emergono tante delle paure e dei dilemmi dell’uomo moderno. Nonostante alcuni passi falsi soprattutto nella parte finale, il regista è riuscito nel delicato intento di rendere intima la fantascienza con grande intelligenza - e senza esagerazioni di sorta.


Quali fra questi film vi sono piaciuti di più? Quali consigliereste a chi non conosce Villeneuve? A voi la parola!

 

di Gabriele Cerrito di ScreenWorld.it per Filmamo