Scambio di ruoli

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Alla vigilia della dismissione di un carcere, la direttrice comunica ai suoi collaboratori che alcuni detenuti non possono essere trasferiti subito, a causa di alcuni impedimenti burocratici. Pertanto, devono rimanere “sospesi” qualche giorno, in attesa dell'ordine di trasferimento e, con loro, devono rimanere naturalmente anche alcune guardie carcerarie.

In questo clima di attesa, si sviluppa il film di Leonardo Di Costanzo, che usa un ambiente circoscritto come la prigione per parlare di rapporti tra le persone. Si, perchè la distinzione netta che appare a chi vede questa relazione da fuori tra guardia e ladro, viene meno in questo regime forzato. Chi è teoricamente libero, come i poliziotti, ha l'obbligo di restare in carcere, come i delinquenti dietro le sbarre. Solo alcune piccole differenze fanno percepire chi è l'uno e chi l'altro: i poliziotti hanno le chiavi delle porte, mangiano per primi, alzano la voce ogni tanto, mentre i carcerati si prendono delle piccole soddisfazioni, come qualche disobbedienza agli ordini e perfino uno sciopero della fame. Ma la differenza vera sta nei propri pensieri, nella leggerezza di chi compie il proprio dovere e dorme serenamente e nella pesantezza di chi riconosce i propri errori e non si da pace. O vorrebbe rimediare, magari confortando i propri compagni o provando a stabilire una relazione umana anche con i propri carcerieri.

La prova degli attori, tutti in parte, convince sia con i più famosi (Toni Servillo e Silvio Orlando) che con i “comprimari”, restituendo un'umanità che pochi posti al mondo possono far trasparire come il carcere.