The Road

[The Road. Sulla Strada. Il libro. Il film.]

L'Uomo, il Bambino e l'Umanità - per molti aspetti figure archetipiche, degli idealtipi weberiani - quando ho letto la prima volta il romanzo, li considerai le metafore della Santa Trinità. Ci avevo visto molto di religioso, in questa storia senza speranza, senza salvezza, senza luce. Il Padre, il Figlio e lo Spirito santo (il Fuoco). Un triangolo in cui ogni vertice è al tempo stesso ogni altro vertice. Il Bambino è Dio (e il Padre lo ripete più volte nel libro: "se lui non è il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato". Non dimenticherò mai questa frase), quella parte di Dio che è scesa sulla Terra, tra le sue creature, a infondere lo spirito santo sul suo mondo (l'Umanità); il Dio del Nuovo Testamento, quello che ama tutti e perdona tutto, che si offre e soffre, fragile e invincibile.

Anche il Padre è Dio, quella parte di Dio che guarda con sospetto gli Uomini, che se potesse li annegherebbe tutti, il Dio vendicativo e spietato del Vecchio Testamento, che sulla Terra non è mai sceso, tanto da far gridare al Figlio "Padre, perché mi hai abbandonato?", sulla croce, e sulla spiaggia. E vedevo nell'Umanità, in questo Mondo morto/morente il terzo elemento della Trinità. La creatura del creatore che si è fatta a sua volta creatrice - e perciò distruttrice (del resto, ogni divinità vuole che la sua creatura diventi Creatore), e che è parte di quel Dio che è lacerato: torno sulla Terra? C'è speranza, possibilità, luce? (il Bambino); oppure me ne resto nella mia dimensione ultraterrena? Ci sono solo oscurità, desolazione, orrori? (il Padre).

Ecco, più o meno, pensavo queste cose. Ora non ne sono più tanto convinto. Non la vedo più così forte questa metafora divina, non in questo senso. In primo luogo, perché si respira aria di estinzione e non (solo) di morte: l'estinzione è la morte della morte, non contempla palingenesi, e l'Apocalisse divina si definisce e si sostanzia, invece, esattamente intorno al concetto di Resurrezione. In secondo luogo, perché mi sembra troppo arbitraria, lascia molte cose inspiegate: la "nuova" famiglia cosa rappresenterebbe? Se il Fuoco (l'Amore), in una visione quasi prometeica, è l'unica cosa da preservare, l' "anima", allora il ragionamento di cui sopra non regge più (perché l'Umanità ne è priva, allora tutto è già finito: e Dio ha perso).

A mia discolpa, posso dire che ero un giovane e impreparato ragazzino quando pensavo queste cose. Poi ho cominciato a pensare, in particolare dopo aver visto il film, che in realtà questa è la storia che precede il verso "In principio era Il Verbo". Mi spiego peggio: questo non è il mondo della fine, ma quello senz'anima che precede l'avvento dell'Uomo, senza tempo (il quale non esiste senza umanità), senza possibilità di salvezza, senza Fuoco, pervaso dal Caos e dal Nulla. E un Essere Eterno (il Padre) attraversa questo mondo informe e oscuro, cercando di andare verso il mare (genesi della vita), portando con sé la sua "parte migliore": il Bambino, il quale è il suo "calice d'oro, buono per ospitare un Dio". Il mondo non esiste perché non è mai nato. Questo Dio Bambino ha paura, ma ha qualcosa che nessuno possiede: la scintilla creatrice, l'amore, la poiesis, quel Fuoco inestimabile che suo Padre (uno dei personaggi più belli che abbia mai conosciuto) non possiede, ma di cui conosce il significato (e ama suo figlio di un amore totale, violento, viscerale, incomprensibile, infinito, meraviglioso). Allora la scena sulla spiaggia: l'Essere Eterno si scopre mortale perché ha raggiunto il suo scopo: consentire al Bambino di prendere coscienza di sé. Lui è il Fuoco, lui è il Verbo, lui è Dio. E quella nuova famiglia (Adamo e Eva?) è l'inizio della vita, l'inizio del tempo, lo sbocciare dell'umanità.
E tutto nasce.