Swallow

Credo che la miglior sintesi di Swallow, della complessità del tormento di Hunter, del suo ingoiare pezzi di mondo, del suo trattenere, del suo vero sorriso finto, sia stata scritta alla fine del Settecento. Parlo di quella meravigliosa poesia di William Blake, Lo spazzacamino. E in particolare questi versi, che mi hanno assalito nel momento esatto in cui Hunter ha cominciato a masticare il ghiaccio, dopo che il suo racconto è stato mortificato dall'intervento del suocero, versi che mi hanno accompagnato poi per tutto il film.

"E siccome sono felice e ballo e canto,
credono di non avermi fatto tanto male".


Hunter e i frantumi della sua vita, la sua solitudine affollata, che urla e si insinua ovunque.
Hunter e la sua discesa nell'abisso del suo cuore, al tempo stesso deserto e giungla, pozzanghera e oceano, la sua presa di coscienza del fatto che la vita è qualcosa di diverso da uno spettacolo che coinvolge solo gli altri.
Hunter e i suoi colori, i suoi dolori, i suoi demoni che sono anche i suoi migliori amici. Il suo bisogno di essere (ri)conosciuta, finalmente, per davvero, da qualcuno, anche solo per un attimo, anche sotto a un letto, immersa nella polvere.
Hunter e la sua immensa necessità di cominciare a vivere, di scegliere, di essere sé stessa.
Hunter e la sua finzione a forma di esistenza, e gli altri la vedono felice, sorridente, completa, e per questo credono che non ci sia nessun buio nella luce dei suoi occhi. Perché nessuno l'ha mai guardata davvero, nemmeno sua madre, nemmeno lei stessa.

Un film splendido, un personaggio indimenticabile. Bastava davvero poco per deviare e creare un film, non voglio dire mediocre, ma che sarebbe stato uno tra i tanti. Invece Swallow funziona, e bene. L'incontro con il padre, la sua confessione, lo sguardo che sia scambia con il medico, il suo sorriso dopo aver ingoiato la biglia: piccoli momenti di grande cinema.

E quel "hai gli occhi di tua figlia" (frase in cui riecheggia quella meraviglia di Too Late) rappresenta forse la prima volta in cui Hunter comincia a (ri)prendersi la sua vita - infatti, poi, dal quel momento, sarà lei ad avere il controllo, a decidere, a scegliere, di sé e per sé.
In ogni senso.
Fino alla fine.
Fino all'inizio.