Freaks Out

Un'eccellenza del nostro cinema.
L'ho adorato. A prescindere da mancanze ed eccessi.
Mi ha emozionato e l'ho vissuto fino in fondo, soprattutto: mi è cresciuto dentro.
Come solo le grandi opere sanno fare.
Entrano in circolo nel sangue e diventano altro.
Diventano te, le fai tue, si trasformano, ti trasformano.
E io sono un freak. Outside e inside.
Lo sono sempre stato d'animo.

In Freaks Out ci la guerra, i supereroi, la magia, il dramma, l'ironia, il dolore, l'amore, si ride, si sorride, si trattiene il fiato, ci si innamora di ogni personaggio, figli di una scrittura pregevole. Ecco, a tal proposito voglio confessare una cosa: quanto ho amato Franz. Meraviglioso. Un personaggio di una complessità unica. Stupendo fino alla fine, fino al game over, e anche oltre, in quel futuro che ha conosciuto ma non consocerà mai.

Perché poi è vero: non si può cambiare il futuro. Solo il passato. Vale per Franz, e per ognuno di noi. E non parlo di destino, parlo di scelte. E Franz a un certo punto compie un gesto tra i più micidiali, teneri, violenti e disperati che abbia mai visto. Si amputa quelle dita ulteriori che la natura gli ha donato. "Ora sono come voi". Che sciocco, povero, dolce illuso. Anche se lo hai già visto, non si può cambiare il corso della storia. E la storia è, prima di ogni altra cosa, prima di ogni altra "storia", il tuo corpo, la tua identità.

"Questo sono io". Franz forse non ha mai pronunciato davvero questa frase (la prima parola pronunciata dall'uomo). Come invece forse hanno fatto Matilde, Cencio, Fulvio e Mario. Non lo so. Ma mi ricorderò sempre di tutti loro.
Soprattutto di Franz. Del suo delirio allucinato, delle sue dita "mostruose", della sua anima tormentata, della follia del dolore.
E mi ricorderò sempre di un film che mi ha fatto emozionare e che ancora non ha smesso.