Man God

 

Natura, tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue. Che ora c'insidi ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume o per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, dei tuoi figlioli e, per così dire, del tuo sangue e delle tue viscere.

(Giacomo Leopardi, Dialogo della natura e di un islandese)

 

L'amore disinteressato per tutte le creature viventi è il più bell'attributo dell'uomo.

(Charles Darwin)

 

Why be a king when you can be a god?

(Eminem)

 

 

 

 

[…look, I was gonna go easy on you not to hurt your feelings. Caro Antropocene, lo sai, io perdono tutto al cinema. But I’m only going to get this one chance (just words, just worlds). Tutto, tranne banalità, mediocrità, messaggi pericolosi e intellettualmente disonesti. Something’s wrong, I can feel it (just worlds, Robrzf, just words!). E tu che cosa sei? Che cosa vuoi essere? Cosa volevi fare? Dici tante cose (in realtà ne dici una sola) e non funzionano, poiché intrise di retorica ideologica fine a sé stessa. Just a feeling I’ve got, like something’s about to happen, but I don’t know what. Io conosco bene i tipi come te. Siete tutti uguali. Infestate la mia vita da una vita. Ti conosco come le mie tasche. If that means what I think it means, we’re in trouble, big trouble. Sei spettacolare per impatto visivo, con inquadrature splendide, una fotografia intensa e coinvolgente, colori di un’intensità straordinaria. And if he is as bananas as you say, I’m not taking any chances. Ma per il resto non convinci molto, anzi quasi niente. Sei confuso e intriso di retorica. Con un finale in cui – maldestramente – ti contraddici. Se fossi stato un reportage video-fotografico senza velleità scientifiche saresti stato senz’altro meglio. You are just what the doc ordered…]

 

Coff coff

 

Antropocene. L’epoca umana. Non è cominciata con la rivoluzione industriale. Non è cominciata con la modernità. Non è cominciata con la rivoluzione neolitica, la scoperta dell'agricoltura, l’utilizzo degli utensili. L’epoca umana è cominciata quando Sapiens ha acquisito l’autocoscienza. Con l’avvento del linguaggio, con lo stadio dello specchio. L’essere umano è la creazione più bella che l’evoluzione abbia mai partorito. Lo penso davvero. È così. Sì, certo, lo so cosa stai pensando: “ma che dici, Roberto, l’essere umano è brutto e cattivo, distrugge l’ambiente, stermina le altre specie, sfrutta gli animali, è egoista, insensibile, assassino e blablabla”. Certo, è l’unico animale capace di orrore. Però attenzione: è l’unico animale capace di poesia. E le ragioni dell’orrore più bieco e della poesia più sublime risiedono nello stesso luogo: il cuore dell’uomo. Nella parola. Nel linguaggio. Siamo la creazione più bella che l’evoluzione abbia saputo inventarsi. Ha impiegato milioni di anni. Tentativi su tentativi. È una ricerca cominciata tredici virgole sette miliardi di anni fa. Con quell’esplosione creatrice chiamata big bang. L’universo cercava una ragione valida di esistenza. Siamo noi. E il mondo non finirà per mano nostra, ma quando il sole diventerà una gigante rossa. E la tecnologia – questo mostro che sembra l’origine di ogni male – è un concetto misconosciuto e maltrattato da tutti (esattamente come la poesia). Sapiens è tecnologia, non ha – semplicemente – tecnologia. Le parole sono tecnologia, la scrittura, la ruota, la pietra scheggiata, il libro, i vestiti che indossiamo, i versi che cantiamo per riconoscere la strada che conduce verso casa, l’alfabeto, le case di fango, i castelli, i grattacieli, gli shuttle, il detersivo, le catene di montaggio, le penne a sfera, perfino il nostro corpo (il ginocchio, la mano, l’occhio) sono il risultato di scoperte “tecnologiche” che la natura e l’evoluzione si sono inventate per progettare questo animale meraviglioso che corteggia l’infinito e produce atrocità come nessun altro. Antropocene è ogni attimo della nostra storia. Sì, siamo l’invenzione più prodigiosa dell’universo. E siamo nati proprio per dargli un senso. Perché, in fin dei conti, per poter esistere, il cosmo aveva bisogno di qualcuno che volgesse lo sguardo verso l’alto e dicesse “che bel cielo stellato!”.

 

 

 

Letture consigliate:

Bateson G. (1977), Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano.

Buchanan M. (2003), Nexus. Perché la natura, la società, l'economia, la comunicazione funzionano allo stesso modo, Mondadori, Milano.

Caramiello L. (1996), La natura tecnologica, Curto, Napoli.

Darwin C. (2011), L'origine delle specie, Bollati Boringhieri, Torino.

Diamond J. (2006), Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Einaudi, Torino.

Guiducci R. (1986), Ti uccido come un cane, Rizzoli, Milano.

Kauffman S. (2001), A casa nell’universo. Le leggi del caos e della complessi­tà, Editori Riuniti, Roma.

Laborit H. (1982), Elogio della fuga, Mondadori, Milano.

Lacan J. (1974), Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io, in “Scritti”, vol. I, Einaudi, Torino.

Leopardi G. (2008), Operette morali, BUR, Milano.

Monod J. (1970), Il caso e la necessità, Mondadori, Milano.

Morin E. (1974), Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, Bompiani, Milano.

Nietzsche F. (1974), Sull’utilità e il danno della storia per la vita, Adelphi, Milano.

Szymorska W. (1998), Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano.

Taleb N.N. (2008), Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, Il Saggiatore, Milano.

Thom R. (1980), Stabilità strutturale e morfogenesi, Einaudi, Torino.

 

 

 

Piero Guccione, Mare a Punta Corvo, 1995-2000, olio su tela.