Degli angeli ciascuno è tremendo

Una storia di angeli caduti dall’altezza delle stelle, e precipitati nel cuore degli uomini.
Un film sulla solitudine affollata di anime perdute nel mondo del proprio cuore.
Sulla fragilità dell’essere vivi, sulla precarietà esistenziale.
Due storie si alternano, si sfiorano, danzano all’infinito.
È la nostra storia, umani che non siamo altro.
Angeli caduti, immersi nella ricerca dell’antidoto all’entropia dei sentimenti.


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Ma chi, se gridassi, mi udrebbe, delle schiere
degli Angeli? e se anche un Angelo a un tratto
mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte
mi farebbe morire. Perché il bello non è
che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere ancora,
lo ammiriamo anche tanto, perch’esso calmo, sdegna
distruggerci. Degli Angeli ciascuno è tremendo.
(Rainer Maria Rilke)




Dietro un vetro bagnato dalla pioggia, osservo il mondo.  Il tempo fluisce secondo criteri che non mi appartengono. Mi ubriaco di sogni andati a male, derive iperboliche di abbracci immaginati. Di mesi e cosmesi. Di mari in piena notte e frammenti che danzano. La pioggia è lo sguardo che indossano i miei occhi. Non sono un angelo. Sono soltanto tremendo. Attraverso il vetro ed entro nella pioggia.

Fallen Angels. Un piccolo, infinito, fugace, eterno racconto della precarietà umana. Della fragilità che ci portiamo dentro, e addosso, e adesso. Una storia di cuori che battono disperati perché vogliono battere per davvero. Palpiti possibili solo quando c’è un altro cuore che canta insieme al tuo. E non importa se tu sei un assassino su commissione che non ha voglia di organizzare i dettagli dei suoi omicidi, una donna che cerca disperatamente un ex fidanzato che forse non è mai esistito, un ragazzo che non parla e che ogni notte si inventa una vita diversa, una ragazza con il neo sul viso che non vuole essere dimenticata. Non importa. Il buio è già qui. Gli angeli sono caduti.

Tra malinconia elegiaca e ricerca metafisica, Fallen Angels pone al centro della sua narrazione la ricerca dell’antidoto alla solitudine. Lo fa attraverso un racconto bilaterale, due storie parallele, che però si toccano, in qualche modo, in qualche punto, anche se non è importante. Perché ciò che importa è sapere cosa c’è nella spazzatura. Quali indizi riusciamo a trovare affinché possiamo costruire la strada che conduce al cuore del nostro angelo.

Angeli caduti, perduti, sfiniti, infranti. Non ci sono custodi. Dio ha lasciato il cancello aperto, sono tutti andati via. Perché ogni angelo è tremendo e porta con sé una tempesta che travolge ogni cosa. La stessa tempesta che ho nel cuore, che da un po’ di tempo a questa parte urla più forte.
Dov’è il mio angelo?
Dove sei?
Dove siamo?
Dove sì, amo?
Apro gli occhi e tutto è blu.

C’è il ragazzo muto che di notte occupa esistenze altrui. C’è suo padre, che si porta dentro una solitudine da cui non si può guarire. La morte della persona amata lacera ogni cosa. Le sue sono le sequenze più toccanti. Anche lui morirà. Il montaggio è perfetto, restituisce appieno i movimenti dell’abisso che urla dal profondo del cuore. Il ragazzo senza parole ha però ogni alfabeto, perché malgrado il peso schiacciante della solitudine, si trova nella più inattesa delle tempeste. La tempesta è una ragazza che parla al telefono e poi piange sulla sua spalla.

C’è il ragazzo che fa il killer su commissione, e la sua misteriosa socia, una ragazza tanto bella quanto sfuggente e tormentata. Si cercano senza trovarsi, si trovano senza riconoscersi, si riconoscono senza vedersi. Cuori su cui grava il peso insostenibile dell’essere sé stessi. Perché ognuno dei personaggi non è altro che la somma delle proprie fragilità. Le donne di Fallen Angels sono di una malinconia struggente. Tentano con disperata leggerezza di restare a galla, e non affondare nell’oceano affamato dell’esistenza. Che mangia tutto, che ingloba tutto, che vomita tutto. Allora lei cambia il colore di capelli, così non sarà dimenticata. Allora lei frugherà tra i rifiuti, in cerca di un indizio. Si toccherà da sola, di notte, a letto, dolcissima e disperata, andrà al bar e danzerà per dimenticare il vuoto.

C’è il dolore di queste ragazze, e di questi ragazzi, piccoli granelli sperduti nell’universo interstellare della propria solitudine affollata di occhi che scrutano nell’oscurità.






Degli angeli ciascuno è tremendo.






Primi piani che stordiscono. Movimenti di macchina che ondeggiano e danzano, sulle note di un cuore che vibra nelle profondità di un sorriso accennato, che sboccia all’improvviso e cambia la storia dell’universo.

La luce in Fallen Angels è parte integrante della narrazione, protagonista vera e propria. Contorna i dialoghi, colora il buio, estingue la cecità. Sprazzi di luce in cornici di buio, e viceversa. Macchie di colore sulla tela del reale. Al bar la fotografia è da noir, da romanzo hard boiled. Di notte assume sfumature da commedia e dramma esistenziale, che non sono altro che le due declinazioni della vita. Solo che non sappiamo distinguerle. Questa è la nostra condanna. Questa è la nostra salvezza. Ma ora c’è così buio, qui. Angelo mio, ti prego, fai brillare la notte.

Il fatto è che, come diceva Luciano De Crescenzo, siamo angeli con un’ala soltanto: possiamo volare solo stando abbracciati. La solitudine metafisica di Fallen Angels è tutta qui. Siamo soli, ma non siamo stelle. Voglio volare, ma giro in tondo. Abbracciami, angelo mio, volami via.

Ci sono la disperazione e l’abbandono, la tentazione di arrendersi e la necessità di proseguire, la speranza e l’illusione. Ci sono cuori che si cercano e mani che frugano tra i rifiuti. Ci sono uomini che portano avanti monologhi esistenziali che non hanno la forza di diventare dialogo. Ci sono donne che ingoiano pezzi di mondo sempre più taglienti. Ci sono questi ragazzi e queste ragazze che hanno l’anima in fiamme. Ci sono angeli che passano inosservati, come è necessario che sia, come è terribile che sia. La tempesta infuria come non ha mai fatto prima.



Ogni angelo è tremendo.
Ogni sogno è medicina.
Ogni bacio è temporale.
Ogni notte è nostra.



The road wasn’t that long,
And I knew i’d be getting off soon.
But at that moment
I felt such warmth.



Lei lo abbraccia da dietro.
Lui guida la moto.
Il viaggio sarà breve.
Il viaggio sarà eterno.
Non possono saperlo.
Forse questa è la felicità.





Non avere paura,
amore mio,
la tristezza
non è ancora
infinita...




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