Fin troppo sottovalutato...

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WIlliam Eubank approda alla terza prova, dopo lo stupore dell'esordio di “Love” e il convincente “The Signal”.

 

Questa volta però il regista americano si trova ad aver a che fare con una grande, grandissima produzione per i suoi standard artigianali: la 20th Century Fox insieme alla Chernin Entertainment mettono a disposizione di Eubank un budget di circa 70 milioni di $ per realizzare una spettacolare pellicola subacquea che possa avere un ottimo successo al botteghino.

 

I soldi vengono spesi per il cast (presenti due stelle come Kristen Stewart e Vincent Cassel), per gli SFX (realizzati dal team di Axel Bonami), per la OST (realizzata dall'italiano Marco Beltrami) , per la sceneggiatura opera di Brian Duffield (sceneggiatore del recente “No one will save you”) e per la fotografia di Bojan Bazelli (ottimo il lavoro in “La cura dal benessere” di Verbinsky), insomma niente viene lesinato e dal punto di vista tecnico Eubank può contare su una squadra di altissimo livello professionale.

 

Eubank, d'altro canto, dimostra di aver fatto passi da gigante nell'uso della mdp ma seppur la pellicola sembra essere preparata a regola d'arte c'è qualcosa nel film che non funziona e che determinerà un vero flop finanziario (incasserà circa 41 milioni di $ quando avrebbe dovuto incassarne 140 solo per coprire tutti i costi…) che costituirà un severo stop alla carriera del pur talentuoso regista americano.

 

Quali sono le cause del clamoroso insuccesso?

 

Forse aver scritto una storia alquanto prevedibile nel suo sviluppo, dove non ci sono chissà quali inattesi stravolgimenti e benché la tensione è costante e presente fin dai primissimi minuti, benché il ritmo è sempre abbastanza alto senza pause o cali, gran parte degli eventi risultano prevedibili e facilmente intuibili dallo spettatore: c'è azione e spettacolarità ma manca la sorpresa, quel particolare guizzo che ti fa strabuzzare gli occhi anche quando, in scena, non c'è dinamicità.

 

 

“Underwater” ha subito critiche fin troppo dure e immeritate per quello che, concretamente, Eubank è riuscito a creare e mostrare.

Non è minimamente paragonabile a “The Abyss” ma è nettamente superiore a “Leviathan” ed è decisamente più avvincente di “Sfera”, insomma ha pagato, ben oltre i propri demeriti, il giudizio del pubblico.

 

 

Cosa rimane quindi di “Underwater”?

E' un film che parte subito e che mantiene il giri del “motore” sempre ad alto regime narrando la storia di una piccola parte dell'equipaggio di una stazione di trivellazione sottomarina che, a seguito di un non meglio identificato “terremoto” che danneggia seriamente la struttura, è costretto ad uscire fuori (ad una profondità di migliaia di metri) e a trovare la salvezza cercando di raggiungere una seconda stazione distante poco meno di due chilometri ma, a quasi 6000 metri di profondità, tale distanza appare dieci volte più grande…

 

Le “scosse” hanno determinato la morte di gran parte degli addetti alla stazione e nonostante il gruppo riesca ad abbandonare uno dei livelli, strani rumori e colpi vengono sentiti distintamente ma il gruppo, inizialmente, brancola nel buio…

 

Il film quindi è un continuo spostarsi da un punto A ad un punto B cercando di sopravvivere fino ad arrivare alla seconda stazione che, potrebbe, garantire un maggiore protezione e sostentamento ma prima bisogna arrivarci e il gruppo non è solo…

 

Alla fine “Underwater”, visto senza pregiudizi e preconcetti, andrebbe premiato ed apprezzato, sia per la capacità di Eubank di non annoiare lo spettatore, sia per il clima di costante tensione che riesce a creare anche se la mancanza di una storia più interessante e misteriosa finisce per penalizzarlo. 

di Rael70