Recensione di   Rael70 Rael70

The Boy Behind The Door

(Film, 2020)

Amici per la pelle...per davvero.

DirectionScreenplayActing

La coppia di registi/sceneggiatori David Charbonier e Justin Powell esordiscono alla regia nel 2020, dopo aver realizzato una serie di corti, con questo thriller che risulta essere un lavoro dignitoso e di buona qualità.

 

Basandosi sulle ottime interpretazioni dei due giovani attori, Lonnie Chavis (all'epoca tredicenne), vincitore del Molins Film Festival come miglior attore per questo film ed Ezra Dewey (all'epoca quindicenne), anche lui alla prima esperienza cinematografica (dopo aver partecipato saltuariamente a qualche serie tv), il lavoro dei due registi, fin dall'inizio, si basa su una narrazione essenziale ma al tempo stesso pienamente esplicativa.

Dei due ragazzini non sappiamo nulla: da dove vengono, chi sono i loro genitori, se sono compagni di scuola o meno.

Sappiamo però che entrambi sognano, quando diventeranno maggiorenni, di andare in California, nella terra dove splende sempre il Sole.

Sogni da ragazzini certo ma ciò che colpisce è che loro sembrano crederci veramente.

I due stanno giocando a baseball in campagna ma, com'era facile prevedere, in uno dei tanti scambi la palla non viene afferrata e scivola via a valle.

Sarà Kevin (Ezra Dewey) ad incaricarsi del recupero ma passano i minuti e Bobby (Lonnie Chavis) non lo vede ritornare.

Per tale motivo l'amico si mette alla ricerca di Kevin ma nonostante lo richiami più volte il ragazzino sembra essere sparito al contrario della palla che invece viene ritrovata.

All'improvviso Bobby viene preso alle spalle, viene rapito e messo nel bagagliaio di una macchina da cui riesce ad uscire, con notevole difficoltà, solamente a destinazione, nella casa del rapitore.

Bobby è in preda al terrore e sebbene non sappia che fine abbia fatto Kevin il suo istinto lo porta a fuggire via dalla casa ma non appena esce all'aperto si rende conto che non sa dove andare ed è in preda alla confusione e allo smarrimento.

Parallelamente lo spettatore prende atto che Kevin è ancora vivo nella casa ma sta subendo dei maltrattamenti da parte del rapitore e continua ad invocare  aiuto disperatamente…

Bobby, avendo sentito le grida, riflette e capisce che l'unica cosa che può fare è tornare indietro e cercare di salvare l'amico. Con perizia riesce ad intrufolarsi nella casa e sebbene abbia capito che il rapinatore è ancora dentro, riesce ad arrivare al piano superiore senza fare rumore sperando di riuscire a trovare la stanza dove è imprigionato Kevin.

La ricerca non porta a nulla ma da un condotto di ventilazione Bobby riesce a sentire i lamenti di Kevin riuscendo ad informarlo della sua presenza.

Ovviamente alla lunga la sua “invisibilità” verrà scoperta e Bobby si ritroverà davanti al proprio rapitore reagendo, in preda al terrore, e minacciando l'uomo…

Da questo momento in poi il film parte e non si fermerà più e lo spettatore assisterà ad una tensione sempre crescente fino al finale.

 

No, non siamo dalle parti di “Man in the Dark” sebbene ci siano degli elementi in comune ma, al contrario, in questo film assisteremo a delle situazioni e a dei comportamenti, quasi esclusivamente riferibili a Bobby, che da spettatori giudicheremo stupidi o privi di logica ma che in realtà dimostreranno, più volte, l'età di questo ragazzino ancor troppo bambino e per nulla ragazzo.

Lo vedremo piangere, disperarsi, aver paura come un normale coetaneo, lo vedremo darsi da fare per salvare il suo amico e poi commettere delle ingenuità imperdonabili che non si vedono solo nei film ma che potrebbero accadere veramente nella vita reale.

 

L'interpretazione di Chavis non è di stampo eroistico, tutt'altro, a volte verrà voglia di sgridarlo per quanto sia sciocco a fare determinate scelte ma i due registi dimostrano di voler cercare di rimanere, il più possibile, nei binari del reale (che porta a fare gravi errori di strategia) piuttosto che procedere senza problemi per arrivare al finale liberatorio.

 

Proprio quando si realizza che tutto il film si basa su un gioco al nascondino, una sorta di gatto contro topo, ecco che avverrà la svolta inattesa che, per certi versi, mischia le carte e fa nascere nuove domande.

 

Se nella fotografia della prima parte domina il colore blu, nella seconda parte il rosso sarà predominante e dai toni della suspance si virerà in quelli horror sebbene non mi sento proprio di etichettare il film come appartenente al genere.

 

Alla fine quindi si tratta di un thriller ben fatto che se nella prima parte appare scontato, nel finale aumenta di dinamicità e di violenza fino all'epilogo.

 

Da vedere per una tipica serata da tensione.

di Rael70