Una biografia troppo egocentrica

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Il film più atteso e discusso del 2023 non ha bisogno di presentazioni, ne riguardo al regista ne riguardo al cast.

Preferisco quindi andare subito al fulcro del discorso: questo è un film di Nolan o di Stone?

 

Un lavoro lungo 3 ore di cui l'ultima sembra essere girata dal regista americano anziché da quello londinese; un film spacciato per quello “dove si vede l'esplosione della bomba atomica” ma che, in realtà, risulta essere una indagine accurata (stile JFK) su tutto ciò che ha riguardato la vita e i progetti di Robert Oppenheimer definito dalla storia il “padre” della bomba atomica, l'arma che verrà utilizzata dagli americani ad Hiroshima e Nagasaki.

 

Il film è, concretamente, la trasposizione del libro “American Prometheus” scritto proprio da Oppenheimer, pertanto è la sua autobiografia dove l'autore racconta la sua vita, dagli inizi universitari fino alla messa sotto accusa dalla Commissione per l'Energia Atomica.

 

“Oppenheimer” sembra essere girato da Oliver Stone perché la struttura del film è debitrice, in tutto e per tutto, ai film-inchiesta del regista americano: sostanzialmente posso affermare che si tratta del film meno nolaniano del regista inglese.

 

La pellicola (anzi l'autobiografia) non approfondisce l'aspetto scientifico (d'altronde lo scienziato d'origini ebree non era uno specialista in nessuno dei campi relativi alla costruzione della bomba ma era un direttore, uno che sapeva dirigere compartimenti e risorse umane), ne tantomeno fa vedere i mostruosi effetti devastanti dell'energia atomica (i due bombardamenti dell'agosto 1945 vengono continuamente citati ma non vengono mostrati) bensì essa procede secondo una rigida cronologia degli eventi dove l'autore viene posto, ovviamente, a ruolo di protagonista.

 

E' un film che racconta ma che non mostra ciò che sarebbe essenziale (d'accordo fare una panoramica sulle vicissitudini vissute dallo scienziato all'indomani del lancio dell'atomica e del rifiuto di costruire la bomba H ma la gogna subita da Oppenheimer è niente al confronto della morte di duecentomila persone, di cui quasi la metà sul colpo, spazzate via in un solo istante….) ma, ovviamente, lo scienziato parla di sé stesso e il film, essendo una trasposizione, non può esimersi dal seguire questa strada.

 

Il messaggio pacifista che dovrebbe essere messo in evidenza in queste occasioni viene completamente offuscato dall'ultima ora in cui il “processo” subito dallo scienziato oscura completamente qualunque altro sottotesto e/o ulteriore implicazione.

 

Alla fine quindi rimane un lavoro tecnicamente di alto livello, con ottime interpretazioni (su tutte quella di Robert Downey Jr.) ma che mette al centro di tutto la storia di uno scienziato e non gli effetti dell'atomica sull'Umanità.

di Rael70