Un viaggio dantesco verso l'Inferno...

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Due sono i Capolavori imprescindibili del genere Horror del nuovo millennio: Two Sisters del maestro Kim Ji-woon (che ho già recensito su Filmamo anche se molto succintamente) e Martyrs di Pascal Laugier.

 

Due lavori totalmente differenti che nulla hanno in comune se non una straordinaria capacità d'impaurire lo spettatore fin dentro la sua anima.

 

Spaventare ed impaurire sono due emozioni completamente differenti e la stragrande maggioranza dei lavori contemporanei mira unicamente alla prima emozione, spesso ricorrendo a banali sotterfugi come i cosiddetti “jumpscare” o brevissimi ed intensi aumenti dell'impatto sonoro.

 

Tutti, più o meno, possono essere bravi a spaventare ma impaurire è qualcosa di estremamente più complesso e difficile: occorre entrare nelle pieghe più remote delle menti degli spettatori per suscitare questa emozione che si evolve con l'evoluzione del cervello ed è estremamente soggettiva.

 

Un bambino in tenera età non ha paura del buio, un adulto si (facendo i dovuti distinguo) e anche cinematograficamente parlando una scena può determinare paura in uno spettatore e lasciare un altro senza nessuna apparente reazione.

 

La paura è quindi soggettiva, alimentata dal proprio vissuto, che ti guarda in faccia conoscendo e approfittando dei tuoi punti deboli, senza fare nessuno sconto.

 

Pascal Laugier, talentuoso regista francese, che aveva esordito con l'interessante “Saint Ange” del 2004, quattro anni dopo realizza il suo Capolavoro che è ormai entrato nella Storia dell'Horror, questo “Martyrs” che rappresenta l'apice del genere del nuovo millennio, vincendo ogni premio possibile.

 

Interpretato magnificamente da due attrici stratosferiche quali la marocchina Morjana Aloui e la bellissima francese Mylene Jampanoi, questa opera tratta di un viaggio.

 

Si, proprio così, un viaggio allegorico che si snoda lungo tre atti esattamente come l'Opera del Sommo Poeta: I parte la rabbia della vendetta, II parte la consapevolezza, III parte la discesa all'Inferno.

 

La storia inizia con una bambina cheviene ritrovata in strada terrorizzata e ferita; si tratta di Lucie (Jampanoi), una bambina dichiarata ufficialmente scomparsa un anno prima. Dagli esami medici si scopre che è stata ripetutamente torturata ma non ha subito alcuna violenza sessuale.

 

All'interno dell'ospedale la bambina fa amicizia con una sua coetanea di nome Anna (Aloui) la quale viene interrogata dalla Polizia se per caso Lucie si sia abbandonata a qualche confessione o rivelazione relativamente all'anno in cui è sparita; Anna dichiara che Lucie vuole soltanto che i suoi aguzzini vengano trovati ed incarcerati.

 

Lucie però ha anche un altro grande problema, un incubo la perseguita: un essere di sembianze femminili la perseguita nei suoi sogni e continua incessantemente ad offenderla ed aggredirla.

 

Quindici anni dopo Lucie è maggiorenne e dopo anni di ricerche arriva davanti ad una casa abitata da una famiglia di quattro persone e le uccide tutte senza alcuna pietà. Al termine della carneficina telefona soddisfatta ad Anna dicendo che la vendetta è stata compiuta: questi erano i suoi carnefici.

 

Anna, in preda al panico, scappa subito per andare a trovare Lucie e nell'aiutarla a nascondere i cadaveri si rende conto che la madre è ancora viva, pertanto, in un momento di pietà, vorrebbe salvarla dalla furia omicida dell'amica ma Lucie se ne accorge e uccide, una volta per tutte, la donna a martellate.

 

Questo è solo l'incipit, il film deve ancora partire.

 

Lo spettatore sarà messo di fronte ad una ondata di violenza davvero dura da digerire e in alcuni momenti non è facile proseguire con la visione ma l'aspetto più importante non è quello fisico/visivo, quanto quello filosofico/spirituale.

 

Si arriverà ad un doppio finale decisamente evocativo e tutto da interpretare.

 

Capolavoro.

 

 

di Rael70