Uno dei capisaldi Carpenteriani

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John Carpenter, un Maestro (ormai settantacinquenne), una carriera esemplare, un punto di riferimento assoluto per tutti i registi ceh operano nell'ambito Horror a tutti i livelli.

 

Parlare della sua carriera significherebbe scrivere svariati articoli ma questo non è l'obiettivo di una recensione e pertanto mi concentrerò unicamente sul film in questione.

 

All'epoca del film (1994), Carpenter veniva dal flop de “Le avventura dell'Uomo invisibile” che rappresentava, concretamente, il secondo passo falso della sua carriera (il primo avvenne nel 1984 con “Starman”) dopo aver inanellato una serie di film decisamente di alto livello, da “Grosso guaio a Chinatown” a “il Signore del Male” fino ad “Essi vivono”.

 

Due anni dopo “L'Uomo invisibile”, Carpenter decide di ritornare alle sue origini e dirige una storia creta da Michael De Luca, già autore della sceneggiatura di “Nightmare 6 - La fine”, che si mette in luce per la brillantezza ed originalità della narrazione.

 

Il protagonista principale del film è Sam Neill che, l'anno prima, aveva avuto un ruolo di primo piano nel “Jurassic Park” di Spielberg e che qui sfodera una interpretazione da Oscar convincendo tutti, pubblico e critica, delle sue potenzialità.

 

La storia sembra avere un'anima kinghiana anche se la mano di Carpenter è ben visibile e presente: mostri, malformazioni, loop temporali e una straordinaria abilità nel fondere realtà e meta-realtà all'interno di un libro che descrive un film che descrive un libro…

 

Si, sembra complicato ma questa è la storia de “Nelle fauci della Follia” tradotto in un discutibile “Il seme della Follia”, niente di più niente di meno.

 

La regia di Carpenter, i luoghi delle varie scene, il ritmo, gli sparuti jumpscares, la potente OST a tinte heavy-metal, tutto è magistralmente ordinato e costruito a regola d'arte e la prova di Neill è la ciliegina sulla torta di un film che risulterà essere, a posteriori, uno dei più completi della cinematografia carpenteriana.

 

La storia inizia dalla fine e proseguirà con un lungo flashback che durerà, più o meno, quanto l'intero film.

 

Tutto parte da Sutter Cane, lo scrittore più famoso del mondo che è riuscito a vendere più di un miliardo di copie dei suoi libri, più di Stephen King (viene esplicitamente detto all'interno del film), più di chiunque altro.

Cane è uno scrittore Horror e i suoi libri, spessissimo, hanno creato violente reazioni psicologiche nei suoi lettori portandoli a reazioni violente, omicide o suicide.

L'ultimo libro pubblicato è “The Hobb's End Horror” che ha stracciato tutti i record di vendita ma, da quasi un anno, di Cane si è persa ogni traccia e la casa editrice ha cercato di prendere tempo ma ormai i suoi lettori si sono spazientiti: quando uscirà il nuovo libro?

 

L'editore da mesi sta cercando di trovare Cane ma le ricerche non hanno dato alcun esito…

Come detto il film parte dalla fine e quindi vediamo John Trent (Sam Neill) che viene trasportato all'interno di un ospedale psichiatrico in quanto ha dato di matto, nell'attesa che arrivi qualcuno ad interrogarlo.

Trent è davvero folle o conserva ancora un barlume di lucidità? Cosa ha visto e vissuto per essere uscito fuori di testa in questo modo? 

Cosa vuole dire alla società, da cosa vuole metterla in guardia?

Il giorno dopo si presenta il Dottor Wrenn, psichiatra dell'ospedale, che vuole saperne di più sulla vita di Trent e capire se la sua non è follia ma solo una profonda depressione e vedere se lo si può rilasciare.

Trent, che nel frattempo si è calmato e ha dipinto l'intera cella (e il suo stesso corpo) di croci, è disponibile a raccontare come tutto è iniziato ed è da qui che parte il film…

 

Inutile continuare, basta semplicemente dire che John Trent era un investigatore privato che lavorava per una compagnia di assicurazioni con il compito di scoprire eventuali truffe ai danni della stessa.

 

Un bel giorno viene contattato dal proprietario della casa editrice dei libri di Cane e gli viene affidato il compito di rintracciare lo scrittore scomparso…

 

Un film che rimane un caposaldo di Carpenter e della storia Horror degli anni '90 che sebbene abbia degli SFX ormai datati (ma sempre fatti in modo artigianale e non tramite computer) non perde il suo fascino man mano che il tempo passa.

 

Da vedere ad ogni costo per chi se lo è perso.

 

di Rael70