Un'utopia di cemento distopica

Eom Tae-hwa, giovane regista sudcoreano, nel 2023, al suo terzo film di cui scrive anche la sceneggiatura, realizza un lavoro davvero degno di lode: un kolossal che, almeno per una volta, non si basa unicamente su strabilianti VFX (precisando che le scene del terremoto e la conseguente Seoul distrutta sono da non credere per quanto siano realistiche le dinamiche e i paesaggi) o su mirabilanti scene d'azione ma porta a compimento una storia intensamente drammatica e fortemente allegorica.

 

Il film ha vinto alcuni tra i più importanti festival asiatici, dai Grand Bell Awards (miglior film, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, migliori VFX, miglior sonoro e migliore direzione artistica)  ai Blue Dragon Wards (miglior regia e miglior attore protagonista).

Il cast è di tutto rispetto: dal protagonista Lee Byung-hun (il secondo da sx nella foto)  già visto in “A bittersweet Life” e in “I saw the Devil” a Park Seo-joon (primo a dx), noto cantante e attore coreano che recentemente ha recitato in “The Marvels”, da Park Ji-hu (la terza da sx) conosciuta per la serie tv “Non siamo più vivi” a Park Bo-young (la prima a sx), giovane attrice che si è rivelata proprio in “Concrete Utopia”.

 

“Utopia di cemento”, questa è la traduzione letterale del titolo originale (Konkeuriteu yutopia) e il titolo è decisamente equivoco: lo spettatore si troverà ad essere testimone di una progressiva invo(evo)luzione di un gruppo di sopravvissuti ad una catastrofe naturale dalle conseguenze totalmente distruttive.

Siamo nella Seoul attuale, la capitale della Corea del Sud, una delle città più popolose del mondo (più di 10 milioni di abitanti) e Eom ci fa una rapida sintesi dell'esplosione del mercato immobiliare coreano, dagli anni sessanta fino ad oggi.

A causa della notevolissima densità di popolazione, le aziende edili scelgono unicamente di costruire enormi palazzoni alti e larghi in cui vengono realizzati svariate centinaia di appartamenti con il fine ultimo di ospitare quante più persone possibili in un solo condominio.

 

Questa rapida crescita immobiliare determina, inevitabilmente, una eccessiva  stratificazione dello stato sociale: da una parte lavoratori che, con prestiti o mutui, cercano di comprare il loro primo piccolo appartamento e dall'altra gente che vende il proprio appartamento per comprarne uno più grande ed elegante e ciò determina che i poveri sono sempre più indebitati e i benestanti sempre più ricchi…

Arriva la mattina del terrificante terremoto che raserà al suolo Seoul (nel proseguo del film vedremo altre catastrofiche immagini) e quando tutto è terminato…

…solamente il palazzo numero 103 è rimasto miracolosamente in piedi e con esso si sono salvati le sue svariate centinaia di condomini.

Facciamo conoscenza con Min-Sung (un giovane dipendente pubblico che ha comprato un piccolo appartamento del condominio che ancora deve finire di pagare) e sua moglie Myeong-hwa, infermiera sempre pronta a prodigarsi per gli altri.

 

Non appena Min-Sung scende in portineria si rende conto che il mondo è cambiato: il denaro non vale nulla ma esiste solo ed unicamente il baratto.

Non c'è acqua ne energia elettrica e il cibo lo si può acquistare solamente cedendo qualcosa di cui si è in possesso.

Lì fuori si cammina tra le macerie e i cadaveri e i sopravvissuti si dirigono, tutti insieme, verso l'unico edificio rimasto in piedi per non stare al freddo e per cercare un po' di cibo.

Superati i primi momenti di sgomento e disorientamento, i condomini del 103 cercano di darsi una struttura organizzativa: chi penserà all'energia, chi all'acqua, chi ai feriti, chi al cibo, etc.

Come sempre accade, però, un qualsiasi gruppo di umani ha sempre bisogno di una guida, di un leader e per questo viene scelto, a votazione, Yeong-tak che già nei giorni precedenti aveva dimostrato capacità d'intervento e che ha come unico obiettivo quello di proteggere l'edificio dall'arrivo dei sopravvissuti.

Nonostante le enormi difficoltà nell'approvigionamento dei beni essenziali, l'organizzazione del 103 sembra potere funzionare fino al momento in cui i poveri sopravvissuti senza tetto e senza cibo si presentano davanti all'edificio e chiedono di poter entrare per non morire di freddo ma, ovviamente, Yeong-tak intima loro di andarsene con le buone…

Purtroppo però lo scontro tra le due fazioni è inevitabile e ci sono morti e feriti da entrambe le parti fino al momento in cui grazie alla carica di Yeong-tak e all'aiuto dei vari condomini, il gruppo degli “invasori” viene disperso.

Questa volta è andata bene ma certamente quelle povere persone ritorneranno…

Il film parte proprio da qui e molte cose accadranno: l'edificio viene visto come una sorta di oasi dove trovare calore, cibo e acqua ma in questa situazione, per centinaia di persone, prima o poi le riserve termineranno e allora bisognerà andare a caccia all'aperto, nella Seoul distrutta…

 

In alcuni condomini come Myeong-hwa nascerà istintivamente il pensiero che ciò che si sta mettendo in atto (mors tua vita mea) è moralmente ingiusto e quindi inaccettabile ma finchè la maggioranza starà con Yeong-tak le cose potranno solamente peggiorare.

 

Un film decisamente accattivamente, soddisfacente, con una ottima sceneggiatura che fa riflettere e delle recitazioni all'altezza, non guardarlo sarebbe davvero un peccato.

 

Un'altro gioiello nascosto della cinematografia coreana attuale.

di Rael70