Un film delizioso, a tratti umoristico ma soprattutto riflessivo, capace di creare un meraviglioso collegamento tra la malattia mentale e il mondo del lavoro, tra il dentro e il fuori di un centro di riabilitazione psichica.    

“Adesso il fuori viene qui dentro” esclama ad un certo punto lo psichiatra del centro mettendo  in gioco tutta la sua capacità di helper nell'attivare un reale cambiamento. E' la corda di vibrante civiltà che lo muove dentro a richiamare sin da subito in noi spettatori l’importanza che abbia per ciascun uomo ritrovare la sua essenza nel lavoro, soprattutto se svolto insieme agli altri. Perché ogni essere umano è nato per costruire, per lasciare una traccia del suo passaggio in questa vita.
 
“E’ parte della performance!” non è, invece, la frase perfetta da potere esibire ogniqualvolta la follia prende il sopravvento nello strano teatro che è il mondo? L’ho fatta subito mia quando Clara, la protagonista, l’ha esclamata, probabilmente perché ho percepito in essa la potenza salvifica dell’immaginazione dinnanzi alle frustrazioni della vita. Non smettere mai di fantasticare…
 
Un personaggio, detto Sosia, invece, si muove tormentato nella continua ricerca del suo “vero io”, probabilmente annegato nell’oceano della solitudine dove, per esempio, non risuonano più da troppo tempo frasi tenere come: “dentro di te c’è una parte di me”. Perché la sofferenza degli altri spesso fa paura e allora si preferisce sostare nell’incomunicabilità.  

Ma quando arrivano loro, le parole, è tutta un’altra storia: poesia e stremata sensibilità si intrecciano nei dialoghi, ricordandoci come ognuna di loro lasci in fondo una traccia indelebile nell’anima di chi sta male ed è divorato dalla disperazione. Parole che salvano, capaci di attivare le emozioni e di riuscire a trasportare fuori dai confini dell’io mettendo in contatto con un’altra soggettività.

Come non emozionarsi, infatti, quando Diego troverà finalmente il coraggio di dire a Clara: “Mi mancava un pezzo e adesso l’ho trovato”, scoprendo quanto l’amore si nasconda nella bellezza dell’imperfezione, nella capacità di riconoscersi come una piccola parte in un mondo caotico e complesso in cui, nonostante le difficoltà, c’è ancora spazio per sorridere, abbracciarsi e lasciarsi sopraffare dai pensieri felici.

Ho trovato sublime l'interpretazione dei due attori principali, Stefano Accorsi e Miriam Leone, nei ruoli di Diego e Clara.