Siamo tutti luce in cerca di pace

DirectionActing

Onestamente non capisco perché in giro si leggano tante opinioni negative su questo film. Si tratta di un onesto thriller/horror soprannaturale, tacciato di avere una trama incomprensibile, in realtà, è semplicemente non banale. È sufficiente seguire la storia, non credo ci sia bisogno dei disegnini per capire dei concetti basilari. Con un briciolo di pazienza, ciò che può sfuggire sarà pian piano rivelato, spiegando qualsiasi messaggio che possa essere parso velato. L'inizio promette davvero bene, uno spunto interessante e abbastanza inquietante, poi, a un certo punto, vira su un'inaspettata piega mistica e religiosa, che di per sé non sarebbe stata malaccio, ma poteva essere gestita meglio. (Le numerose incursioni di spettri non apportano grandi supplementi, a eccezione di una o due volte. Appaiono più uno sforzo per spaventare, che naufraga in qualcosa che disturba e basta).

La tranquilla esistenza di Abe Dale (interpretato dall'ottimo Nathan Fillion), viene rovinata da un evento traumatico. Uno squilibrato uccide sua moglie e suo figlio e si toglie la vita davanti ai suoi occhi. Dopo un po' di tempo, l'uomo, disperato, compie un gesto estremo, guidato da una sofferenza mozzafiato. Pare spacciato, ne segue la classica scena strappalacrime in cui sta per ricongiungersi ai suoi parenti, quando il defibrillatore porta a termine il suo compito, e lo trascina di nuovo nella sua valle di dolore. A poco a poco, scopre che quella esperienza di premorte, gli ha lasciato dei poteri paranormali. Nella folla, scorge persone con un'aura di luce intorno, e lentamente comprende che quel bagliore ha un solo significato: viaggio di non ritorno.

Che fare? Fregarsene, o aiutare? Abe inizia a intervenire e a salvare quella gente, e qui si potrebbe pensare a una possibile svolta alla Final Destination, ma così non è. Quando verrà a conoscenza di morti sospette legate a coloro che ha salvato, scaverà a fondo, e riuscirà a risalire al folle che i suoi cari ha assassinato. Parlerà con la consorte del killer, che gentilmente gli darà accesso allo studio del marito, e non solo: gli svelerà un dettaglio inaudito. Il suicida è vivo, ed è ricoverato in un ospedale psichiatrico. Abe vorrà quindi incontrarlo, e il breve scontro aggiungerà nuovi particolari scioccanti, brutali e impressionanti. Tria mera, due parole, un'atroce verità, cruda, sincera.  


Lussier riesce a mantenere un buon ritmo, e la pellicola ha una discreta dose di tensione e suspence. Le interpretazioni degli attori sono valide, specie quella del protagonista. Degno di nota lo splendido lavoro svolto sul viso dell'assassino della famiglia di Abe, sopravvissuto allo sparo. Non è un capolavoro, su questo sono pienamente d'accordo, ma in giro ho letto termini quali "boiata" o peggio, e posso affermare che chi scrive certi epiteti, non ha idea di cosa sia una boiata (io purtroppo sì). 

Forse il maggior difetto è quello di aver messo troppa carne al fuoco, e non aver saputo mescolare tutti gli ingredienti perfettamente. Ma, il risultato non è affatto scadente, magari si poteva ottenere ancora di più, però, talvolta è difficile raggiungere un prodotto eccellente. Più che sufficiente senza esitazione, vale certamente una visione.