Diplopoda antropico, orrore illogico

Signori e signore, senza andare troppo per il sottile, introduco questa storia marcia, insensata, un calcio in faccia, proprio una potente pedata. Questo è un soggetto che farà storcere il naso a molti di voi, non per l'abbondanza di splatter, che in realtà è alquanto carente, forse per scelta stilistica, oppure, l'essenziale sarà stato ritenuto sufficiente. Il regista Tom Six gioca molto sul vedo e non vedo, ma è in grado ugualmente di ottenere un risultato disgustoso. Il racconto supera i limiti dell'assurdo, e non vi è alcuna spiegazione che possa giustificare la condotta di codesto folle medico in pensione. Non si scorgono moralismi, subliminali sottointesi patinati, che ammiccano a una qualsivoglia motivazione, qui c'è solo dissennatezza, tanta, e a profusione.

 

La sceneggiatura presenta qualche perdonabile errore, come la ragazza che potrebbe fuggire ma torna dall'amica nello scantinato. L'ho già detto fino alla nausea, negli horror, intelligenza è sinonimo di utopia, non c'è ma che tenga, hanno quasi tutti il cervello che è scappato via. La semplice trama narra le gesta di questo dottore pazzo, una sorta di macchietta nazista (e funziona benissimo, sia come mimica facciale, che in varie azioni e nel comportamento in generale), che ha un sogno da realizzare: creare un centopiedi umano. Ora, a parte il fatto che, attaccare tre persone ce ne vuole per denominarlo diplopoda, ma lasciamogliela passare, poveretto, si sarà accontentato dei turisti che è riuscito a rimediare. 

 

La componente più rivoltante del film sta proprio nel vedere l'esperimento realizzato, e come colui che è attaccato al deretano del suo predecessore, verrà nutrito. Onestamente, la coprofagia fa parecchio schifo, quindi, deboli di stomaco, vi consiglio di stare alla larga dalla pellicola, più per questo motivo che per altro. Il girato si basa in sostanza su un chirurgo dalla mente alienata, poveri malcapitati che non riescono a evitare di finire attaccati l'un l'altro, nel peggiore dei modi, e qualche elemento di disturbo, rappresentato dai poliziotti in cerca delle turiste scomparse. Tutto molto elementare, lineare: vittime, carnefice, tentativi di fuga andati a male, adempimento dell'obiettivo primordiale.

 

Il punto di forza di questo body horror a parer mio è Dieter Laser, che riesce a emanare misantropia, perfidia, e senso di onnipotenza. Così inquietante, che viene da domandarsi come mai le ragazze non siano girate sui tacchi e scappate all'istante. Gli altri attori convincono meno, ma è il Dr. Heiter a tenere banco, nei suoi deliri, sfuriate, ogni volta che spalanca la bocca genera ansia, sembra quasi voglia mangiarti. Molto bella la location, quell'elegante villa con cantina trasformata in clinica privata dipinge un'atmosfera angosciante e malata.
Tom Six mette in piedi qualcosa di affascinante pur non spingendo l'acceleratore sul gore, puntando tutto sulla follia di un'idea insana, e ha fatto centro, gliene va dato atto. Della sua trilogia, nel bene o nel male, non si può smettere di parlare.