Crudo o al sangue? Va bene tutto, quando lo stomaco langue

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La Francia ci ha da tempo abituati a ottimi horror, crudi e brutali (Martyrs, Inside - À l'intérieur, tanto per citarne un paio). E anche in questo caso, la regista Julia Ducournau mette a segno un bel colpaccio, proponendo una storia estremamente disturbante, con un approccio all'antropofagia piuttosto originale. La protagonista si differenzia da ciò che l'immaginario collettivo potrebbe ipotizzare. Qui non ci troviamo davanti a una splendida Beatrice Gallo di Cannibal Love e Inside, una donna con la D maiuscola, bensì, siamo di fronte a una ragazzina di sedici anni, una creatura timida, in erba, magrolina, a tratti androgina, e, vegetariana. Ed è proprio qui il bello della questione, quando si andrà ad assistere a una sconvolgente mutazione.

 

Di una cosa ho la più totale e assoluta certezza: ogni volta che guardo un film dove ci sono matricole e veterani, tiro un sospiro di sollievo per non essermi ritrovata in simili esperienze, ah, che bellezza! Seppur vero che anche la nostra nazione non sia affatto esente da episodi di bullismo, io cretinate del genere mal le digerisco, e a ogni proiezione, mi rendo conto di quanto l'essere umano possa essere coglione. (Pardon).

 

La trama racconta l'evoluzione di Justine, (Garance Marillier), impegnata con le varie problematiche di un'alunna al primo anno di veterinaria. A parte le secchiate di sangue gratuite e non necessarie che i novizi hanno dovuto sopportare, la cosa che più mi ha lasciato basita, ha riguardato ciò che sono stati costretti a ingurgitare. Se qualcuno a scuola mi avesse obbligato a mangiare un rene di coniglio crudo, beh, penso che non sarebbe vissuto abbastanza da raccontarlo in giro. Fortuna che non ho sorelle che si siano prese la briga di farmi provare pratiche così eclatanti, decisamente rivoltanti.


La poverina si ritroverà a pagarne lo scotto, con una orripilante scena di orticaria emanante fastidio e dolore. Tuttavia, la visione più interessante, è senza ombra di dubbio quella in cui la ragazza scopre i suoi istinti, tranciando per sbaglio un dito alla sorella Alexia, durante una ceretta non riuscita. Dapprima titubante, leccherà, assaggerà, per poi cedere alla tentazione e mangiarlo in un sol istante. La cara parente, nonostante la contenuta menomazione, si prodigherà per farle accettare la sua ferina condizione. Il rapporto tra le due denota un forte contrasto, destinato a sfociare in rivalità bieca, turpe, con finali tragici e sanguinolenti.

 

La regia opta per celte stilistiche eleganti ed essenziali, e la fotografia dà il giusto risalto al sangue, molto presente nel girato. Malgrado la buona qualità del gore, avrei auspicato una maggiore dose di splatter. Ciononostante, la pellicola è feroce, bestiale, crudele e mai banale. Forse la cosa più sconcertante e inquietante, è vedere la piccola Justine, interpretata in maniera eccellente da Garance Marillier, intraprendere questo viaggio bieco, allucinante, e ricevere infine un consiglio ancor più disorientante: troverai una soluzione.