Oh, che bella bambolina: dolce, tenera, assassina!

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Dimentichiamo i simpatici balocchi di una volta, il progresso adesso segna una nuova svolta, e sui vari Chucky, Billy, Annabelle, pone il veto e fa una giravolta, e di questo, forse, sono ancora un pelino sconvolta. Non ci sono possessioni demoniache, perfidi spiriti che aleggiano sull'oggetto invasato, qui si gioca su un terreno più scivoloso, decisamente vasto e pericolosamente illimitato.
L'evoluzione, ah, che cosa meravigliosa, la scienza è nostra amica preziosa, elargisce doni a iosa, e non può mai esser dannosa. (Oppure no?)

 

M3gan, (acronimo di "Model 3 Generative Android"), diretto da Gerard Johnstone e scritto da James Wan (creatore di Saw, Insidious, The Conjuring), prende in mano le redini di un gioco un po' attempato, e lo catapulta in un futuro innovativo, pepato, mirando a modificare spunti soprannaturali, a vantaggio di impronte tecnologiche senza eguali. Questa bambola assai graziosa, con grandi occhioni da cerbiatto, sembra perfetta, ma attenzione a non farle dare di matto. La storia viene praticamente cucita addosso a Cady, interpretata da Violet McGraw, una sfortunata bimba di otto anni che perde tragicamente i genitori in un terribile incidente. La ragazzina verrà affidata alla zia Gemma, che guarda caso, progetta giocattoli di ultima generazione. Quale ghiotta occasione. Donna fredda e scostante, nipote di cui doversi occupare, serve proprio un aiutante! E così, Cady si ritroverà con un'amica molto speciale, e le due all'inizio legheranno in maniera viscerale, sino all'inevitabile sterzata finale. L'idea di puntare sull'intelligenza artificiale e la robotica è vincente, visti i tempi attuali, tuttavia, manca ancora una scintilla, una di quelle capace di generare tensione pura, che va oltre la fievole paura.

 

La piccola androide, scheggia ormai impazzita, mi ha ricordato Terminator, per la serie, sotto la pelle innestata, c'è una copia metallica in miniatura di Arnold, toh, che figata! La virata dona un tocco più robotico a una creatura che per buona parte del film sembrava la quintessenza della dolcezza, e riesce finalmente a incutere un terrore più pieno e saturo di asprezza. Di tutta la pellicola, forse il tono più inquietante, è rivolto alla scienza, e alla sua ascesa, piuttosto allarmante. Affidare una bambina alle cure di un pezzo di latta, per quanto abilmente programmato, può mai essere migliore del calore di un essere vivente, e pensante? Qualcuno che è nato, che ha un bagaglio di errori ed emozioni reali, non schematizzate, bensì profonde e leali.

 

Sette meno, non mi ha pienamente convinto nonostante impeccabile da un punto di vista tecnico, ma d'altronde, cosa ci posso fare. Sono una ragazza old style, e, che ci crediate o no, molto sentimentale. Il male, quello vero, con cui mi piace giocare, non è poi così di tendenza, prediligo un altro tipo di essenza. Non rimane che sperare di vedere un'impronta più sporca nel prossimo capitolo: meno perfezione please, in favore di qualcosa, in grado di creare una vera emozione.