Il racconto strabiliante di un'anima inquieta e affascinante

Incredibile a dirsi ma, sono già passati trent'anni da quando un cast strabiliante e in ottima forma ha messo in atto la più bella storia di vampiri di sempre. (Almeno per me). Goticheggiante, angosciante, pregno di atmosfere cupe, malinconiche, che dipingono l'inquieto vagare di anime erranti, immortali. Esseri speciali, diversi da tutti, unici nella loro eternità. Magici, surreali, preda della loro natura selvaggia senza eguali, calcano il palcoscenico di una vita per loro infinita, in cerca di tutto o forse di niente, in balia dei drammi della loro mente.

Tratto dall'omonimo romanzo di Anne Rice, che si è occupata anche della sceneggiatura, Intervista col vampiro vanta uno troupe di attori di tutto rispetto, a partire da Brad Pitt, che interpreta una creatura eterea, tormentata, assai malinconica e delicata. Non da meno l'eccellente Tom Cruise, nei panni di un Lestat sempre sopra le righe, squisitamente folle. A questo duo eccezionale si unisce un fascinoso Antonio Banderas ombroso, una bravissima ancora in erba Kirsten Dust, e un ottimo ma marginale Christian Slater..

Basterebbero soltanto le sopraccitate meraviglie a rendere la pellicola un capolavoro. A tutto ciò, si aggiunge un'atmosfera dark sopraffina, che tocca il suo apice in una Parigi di fine '800 in un tenebroso e barocco luogo sotterraneo, che possiede l'altisonante epiteto di "Théatre des Vampires". Neil Jordan sfodera una sontuosa regia in questo sanguinolento lavoro costato 60 milioni di dollari. Impeccabile cura dei dettagli nella ricostruzione fascinosa dell'epoca, dalle scenografie ai costumi sembra di essere catapultati in una favola dai toni gotici, un sogno a occhi aperti in cui il mostro immortale non sembra poi esser così male. (Ammettiamolo, con simili protagonisti, vien voglia di farsi mordere il collo senza batter ciglio).

Il racconto si apre in una stanza d'albergo, dove un curioso giornalista raccoglie le rimembranze di Louis de Pointe du Lac, non più uomo da circa duecento anni, ma infelice, colmo di tristezza e di affanni. Nel 1791, perde la moglie, il figlio, e ogni attaccamento alla vita terrena. Vorrebbe raggiungerli, per porre fine alla sua pena. Il vampiro Lestat de Lioncourt, decide di renderlo suo simile, per avere qualcuno con cui condividere l'eterno cammino. Louis rimane però legato alla sua natura umana, e si ritrova a essere deriso dal suo nuovo, forzato amico.

Durante una notte di vagabondaggio, Louis cede alla sete e si nutre di Claudia, una bambina che piange sul cadavere della madre, morta di peste. Inorridito da quanto commesso, fuggirà, ma Lestat trasformerà la bimba e la porterà a vivere con loro. All'inizio sembrerà una decisione fantastica, nuova linfa che può donare gioia a iosa. Con il passare del tempo però, l'inquietudine di Claudia crescerà, al posto del suo corpo, destinato a rimanere piccolo e fragile. Il suo cuore sarà diviso in due: odio per il suo creatore, e amore per Louis. E saranno proprio quei sentimenti contrastanti che la porteranno a convincere Louis a disfarsi dello sgradito compagno. L'unico crimine punito dai vampiri, che causerà loro non pochi problemi quando giungeranno in Europa, e si imbatteranno in Armand (Antonio Banderas), e la sua compagnia vampiresca.

Ci saranno tuttavia alcune sorprese. Lestat è molto potente, e liberarsi di lui non è cosa da poco, come un'araba fenice torna, ancora, e ancora...

 

La coppia Pitt-Cruise è amabilmente affascinate e inquietante. Gradevolissimo il contrasto delle loro personalità. Louis, vessato da una costante oppressione, e da una sofferenza sconfinata. Intrappolato in un rimpianto per ciò è stato, nel ricordo del passato, per ciò che mai più potrà tornare in quell'esistenza solitaria colma di lacrime amare. E Lestat, affamato di vita, di ogni sensazione, dalla più semplice a quella più proibita. Irrazionale, incosciente, finemente padrone di quella psiche cinica e completamente devota a una nuova condizione di cui non solo è convinto, ma è del tutto padrone. Forse avrebbe dovuto posare i suoi occhi su uno spirito più adeguato, meno sensibile, meno sdolcinato. Ma, al cuor e all'intuito non si comanda, e ogni decisione porta le dovute conseguenze, e un conto da saldare. Seppur doveroso ponderare, l'istinto è ciò che ci conduce, inevitabilmente, in ogni direzione. Possiamo aver fortuna, o rimanere vittima della nostra stessa maledizione.