Ali Abbasi ha 42 anni e ha fatto "solo" 3 lungometraggi.Mi manca il suo primo, Shelley, ho visto il secondo, Border.Ecco, forse memore di quel film sono rimasto un pò spiazzato da Holy Spider, film sì basato su una storia verissima (direi proprio basato più che ispirato) ma che, visto il precedente film, non mi sarei mai aspettato così lineare e secco.Passare da una favola nera con tanto di creature ibride tra umani e troll ad una storia quasi neorealistica dritta come una spada è molto particolare.Di certo posso dire che, se non l'avessi saputo, mai avrei detto che questi due film fossero stati girati dallo stesso regista.Abbasi è iraniano naturalizzato svedese e se nel film precedente ci racconta una storia di lassù, della sua seconda patria (non solo nell'ambientazione, ma anche nelle credenze popolari) adesso torna nella sua terra natia per raccontare la storia di Saaed Hanaei, un serial killer che nei primissimi anni 2000 uccise (almeno) 16 donne - tutte prostitute - in nome di una "pulizia" morale dovuta al suo credo religioso (tra l'altro tutta la vicenda si svolge a Mashhad, città conosciuta proprio per il suo integralismo e luogo di culto).C'è una differenza molto grande e molto particolare con la reale vicenda, ovvero quella che nel film il nostro killer non fa mai sesso con le donne che uccide mentre nella realtà, almeno da quanto ho letto, accadeva spesso.E' molto particolare la scelta di Abbasi perchè scegliendo in un modo (quello reale) o in un altro (quello del film) ci saremmo trovati davanti ad un personaggio profondamente diverso.Se è vero che in entrambi i casi la matrice religiosa e la forma mentis dell'uomo sono la causa principale di tutto, nella vicenda reale trovarsi poi a far sesso con quelle donne "impure" e "sporche" dava a quell'assassino un'ambiguità e un'ipocrisia veramente molto interessanti. Si sa, ad esempio, che molto spesso gli omofobi più violenti sono persone latentemente omosessuali (che quindi, rifiutando quella loro condizione, esprimono con violenza e pubblicamente la loro mascolinità) e io, fossi stato Abbasi, avrei lasciato questo tratto della personalità dell'assassino, anche a dimostrare come molto spesso i dettami religiosi che si portano avanti, anche arrivando all'omicidio, non sono cose in cui si crede veramente ma solo maschere o "ubriacature" che nascondono la vera essenza di molti esseri umani.Invece alla fine possiamo dire che il vero "colpo di scena" del film è proprio l'integralismo dell'assassino, un killer che crede veramente in quello che fa, che non ha alcuna perversione sessuale sotto (oddio, a volte magari ha piccole tentazioni ma le reprime proprio pregando), che non ha doppi fini, Certo, forse questa scelta rende la vicenda ancora più inquietante (un uomo che uccide 16 donne senza altri fini pensando solo di fare la cosa giusta per religione è ancora più terribile) ma rende la sua figura secondo me molto meno complessa psicologicamente.E pensare che tutte queste righe non le avrei mai scritte se, come faccio sempre, non avessi letto nemmeno due righe sulla vera vicenda (ma ero troppo curioso). Al di là di questa sottile (ma sostanziale) differenza Holy Spider - come dicevo - è un film secco, fortemente realistico, che ripercorre questa vicenda così famosa in Iran.Ci tengo subito a dire che mi affascinano moltissimo le ambientazioni mediorientali, i volti, i vestiti, le usanze (sia quelle positive, umanamente e culturalmente, che quelle terribili).E ritrovarmi una storia di prostituzione e sesso (anche se nel film ce n'è pochissimo) nel paese più lontano possibile da questo immaginario, l'Iran, credo sia veramente uno dei punti di forza del film (questo Iran underground e "sporco" mi ha rimandato anche a quel gioiellino di "A girl walks home alone at night").Film che comincia con un grande incipit (ah, il film è fotografato in maniera straordinaria, ha colori e luci notevolissimi e, come sempre in queste latitudini, gli attori sono eccezionali), incpit che, almeno per quanto mi riguarda, ha un grande pregio, ovvero regalarci un personaggio femminile che in soli 5 minuti mi aveva dato la sensazione che avrebbe potuto essere invece il principale.Visto l'incipit ho immaginato che la figura del killer (nel primo omicidio non distinguibile) rimanesse nell'ombra per tutto il film (o comunque ci si svelasse solo alla fine) e invece no, Holy Spider procederà sin da subito (e sempre) in un - ottimo - montaggio alternato tra le vicende del killer (sia famigliari che i vari omicidi) e quelle di Rahimi, la giornalista intervenuta ad indagare su di lui.  E' indubbio che la tematica principale del film sia quella della condizione femminile in Iran.Ma stavolta non tanto (o meglio, non solo) riguardo tutti i problemi che conosciamo benissimo (il doversi nascondere, il ruolo sociale praticamente nullo, il completo asservimento, la mancanza di diritti e svaghi) ma in questo aspetto abbastanza "nuovo", ovvero il mondo della prostituzione.Già (vedi l'incipit) vedere queste donne truccarsi, vestirsi in modo più libero, mettere un rossetto ci sembra qualcosa di sbagliato, pericoloso, immorale. Lo spettatore percepisce benissimo questo clima, clima nel quale poi quell'assassino diventa addirittura, per la maggior parte delle persone, un benefattore, un eroe, uno che ripulisce la città dal vizio.Uno che si poteva permettere di buttare le sue vittime nei fossi alla luce del sole, come fossero un trofeo di guerra che la gente doveva vedere.Anche la figura di Rahimi, donna splendida e forte, è perfetta in questo. La sua lotta per la verità non è solo quella di indagine (per la quale rischierà la vita di suo) ma soprattutto il dover combattere una cultura per cui una donna non può ricoprire quel ruolo così importante che lei sta avendo (bellissima la scena dell'albergo che la rifiuta e poi accetta).E' un film di donne uccise, derise, umiliate e la figura di Rahimi (credo inventata per il film) diventa quindi simbolo - per tutte le donne - della forza, della voglia di ribellione, della tenacia, dell'intelligenza, della voglia di giustizia e di libertà, un personaggio davvero meraviglioso, privo di ambiguità.E in questa lotta per la verità Rahimi si scontrerà con un "apparato" che non solo non l'aiuta ma sembra quasi difendere, proteggere o comunque non perseguire i terribili omicidi di quell'uomo, anche lui  - come Rahimi - simbolo - ma all'opposto - di una cultura, sociale e religiosa, di devastante chiusura, integralismo e valori inumani.   Il film riesce così bene a portarci dalla parte di quelle donne (e ci mancherebbe...) che più di una volta, anche in personaggi visti pochi minuti, riusciamo ad avere una grandissima empatia (anche perchè gli omicidi, così "spogli", sembrano quasi reali).Il personaggio di lui (grande attore) è davvero notevole. Ho amato moltissimo la scena del pic-nic, quella sua insensata isteria per il pallone in testa, una piccola scena che però rende il personaggio molto più complesso, dando anche delle suggestioni (ad esempio di una vera e propria pazzia).Forse a livello narrativo-cinematografico una delle scene più belle è quella di lui che fa sesso con la moglie, a un solo metro da quel piede che spunta da sotto il tappeto.Una scena, oltre che fortemente simbolica, anche da "thriller", davvero perfetta.Anche se, visto il finale - con quella moglie talmente drogata dalla cultura in cui è cresciuta da difendere il marito -  quella scena, a tornare indietro, perde un pò di potenza.Il problema di Holy Spider, o almeno per me lo è stato, è proprio in questa sua linearità, in questa sua sceneggiatura senza tanti guizzi (ne provano uno, quello della visione di lui, ma è forse una delle scene più deboli del film e anche delle più incomprensibili, visto che succede solo una volta) che ci fanno seguire il film con attenzione, piacere (il film è bello da vedere) ma anche in maniera un pò "piatta".L'ultima parte poi, anche se ha dentro un paio delle cose più belle (l'impiccagione, il finale) è in questo senso ancora più emblematica, con la fortissima sensazione che dopo la cattura del killer (tra l'altro anche la scena di loro due ha qualche problema, con quel killer che riusciva facilmente ad uccidere tutte e che ha problemi proprio solo adesso) il film, invece di salire (come ci si aspetta in qualsiasi film) perda molto.Per fortuna gli ultimi 10 minuti sono molto buoni, prima con le finte frustate, poi con la scena dell'impiccagione che diventa molto "densa" e quasi kafkiana per quella sensazione che ha lui (e anche noi) per cui, invece, gli era stato promesso di esser liberato.Tra l'altro che lui muoia come le sue vittime, strangolato, rende tutto ancora più potente.Ma in questa mezz'ora finale più debole emerge però una figura minore che diventa gigantesca, quella del figlio (tra l'altro anche lui molto aderente alla storia reale).E secondo me l'ultima sequenza del film è addirittura la più bella, la più simbolica, la più terrificante.Un filmino casalingo.Il giovane ragazzo che usa la sorellina per simulare gli omicidi del padre.La madre lì che non li ferma.3-4 minuti intensi, potenti, fastidiosi che hanno veramente un mondo dentro.L'uomo (il ragazzino) che imita il padre, come a dirci che niente cambierà, che anche le nuove generazioni cresceranno con quei dettami e quell'ideologia.La donna (la piccola bambina) come vittima sacrificale, presente e anche lei futura.E la madre (la società) che se ne sta lì, inerme, ormai assuefatta al mondo in cui è cresciuta.Tre minuti che raccontano tutto, 3 minuti che raccontano i 20 anni successivi alle vicende del film.Tre minuti che se non fossero terribili li definiremmo straordinari