Ieri a 'n certo punto - dopo 8 minuti che era iniziato il film - arriva 'na coppia de giovani.
Se siedono a un posto da me.
Quando capitano ste cose a volte succede che, gente magari non timida, te chiede "Ch'è successo fin'ora?".
Ecco, non me l'hanno chiesto.
Perchè altrimenti gl'avrei risposto non solo niente ma:
"E' ancora la prima inquadratura, e quello non s'è manco mosso dalla sedia"


Ora, io adoro il cinema volgarmente definito lento, anzi, lentissimo.
E adoro i film orientali.
E adoro i film a inquadratura fissa.
E adoro i film che parlano del niente, delle nostre vite nei loro aspetti più minimi.
Dio caro, ho addirittura adorato un film dove per du ore praticamente inquadrano solo il viso de na donna cinese che sta a morì (Mrs Fang).
Quindi se volete dimme "lascia perde sto tipo de cinema, non fa per te, torna alle tu cazzate" a me va bene eh, ma in realtà io sto tipo de cinema non solo lo adoro, ma sti anni, e molti di voi lo sanno, l'ho pure condiviso, fatto vedere, fatto sottotitolare, fatto conoscere.
Quindi pensatela come volete.
Il fatto sta che io ieri per arrivà alla fine de Days (oddio, detta così sembra la Morte, "alla fine dei giorni"), dicevo per arrivà alla fine de Days ho faticato come quei velocisti che al Giro D'Italia arrivano a 3 ore de distanza sulle tappe de montagna.
Roba che, lo ammetto, dovevo mandà sms (sì, ho ancora sms) per distramme e sta sveglio (tanto eravamo in 4 in tutta la sala).

Allora, io so sicuro che sto film l'avevo già visto, questo è un remake.
Mesi fa è morto il mitico Youtubo anche io, personaggio di cui avevo visto tutto il vedibile.
E un giorno niente, fece un video alle 3 de notte dove pe n'ora lui tagliava na verza, nient'altro.
Eccolo.




Io credo che Tsai Ming-Liang (lo ripeto per l'ultima volta, regista grandissimo di cui recupererò di sicuro i capolavori), dico, son sicuro che sto video l'aveva visto perchè ieri ad un certo punto c'era solo na telecamera fissa che per 25 minuti c'ha mostrato uno che tagliava verdure al bagno e poi le cucinava.
Ma dio bono, Youtubo anche io ogni tanto, anche se POCO, ma ogni tanto parlava!
Qui no, non parlano mai (e, altra excusatio non petita, io adoro anche i film in cui non parlano mai eh), la prima frase arriva dopo 34 minuti e 27 secondi e poi per altri 33 non arriva mai la seconda.
Ma ok!
Poi però dopo lunghe, lunghissime inquadrature e silenzi arriva LA scena.
Credo forse la più coraggiosa ed estenuante dei miei ultimi anni al cinema.
Un massaggio omoerotico de 24 minuti.
Una sola inquadratura laterale.
Sicuramente questo è grande cinema, coraggioso, estremo, anticonformista.
Ma restano 24 minuti de un massaggio, come la giri la giri.
Io credo ci sia un limite a tutto, non dico che ci siano tempi filmici da rispettare eh (anche perchè tutti i film che più amo li stravolgono) ma anche nel non rispetto dei tempi c'è per me sempre un limite. O comunque, se superi quel limite (ripensiamo al Mrs Fang di sopra) devi trasmettere qualcosa di grande allo spettatore. Farlo emozionare, farlo riflettere.
E non solo in quella scena ma purtroppo in tutto il film io emozioni e riflessioni praticamente zero.
In realtà Days ha un "concept" (come dicono quelli bravi) molto molto bello.
La vita di due uomini.
Le loro esistenze che si incrociano solo per un momento, in quel massaggio in albergo.
Poi, si perdono di nuovo (e, se non sbaglio, nel finale quando lui è seduto sulla panchina il primo a passargli davanti è proprio l'altro, fosse così la trovo una scelta grandiosa e simbolo dell'intero film, di queste traiettorie che a volte si incrociano e anche quando si incrociano a volte te ne accorgi ed altre no).
Un altro aspetto che mi è piaciuto sono le 3 scene (la primissima, quella della doccia insieme e quella - massacrante, lunghissima - di lui a letto nel finale) in cui scorgiamo negli occhi del protagonista una tristezza profondissima, una malinconia devastante. Occhi lucidi, quasi rossi. Senza che ci venga detto nulla. Stupendo.


E me sarebbe piaciuto da morì anche il finale (appunto, lui sulla panchina) con quel carillon. Ma, anche lì, andiamo almeno 3 volte di troppo in lunghezza.
Days è un film dalle magnifiche inquadrature (stupenda anche quella che ha portato alla locandina), che resta affascinantissimo perchè quando vedi mondi così diversi e lontani dal tuo essere lì, quasi a spiare, diventa cultura quasi di per sè.
C'erano tutte le carte in regola per farmelo amare follemente.
Eppure sin dalle prime due inquadrature il mio cervello si è quasi spento, anestetizzato da quei long take in cui non solo la macchina da presa, ma nemmeno gli attori, si muovevano.
Ad un certo punto arriva la scena di quell'assurda agopuntura e mi risveglio perchè troppo strana, troppo bella, troppo "aliena".
Eppure, anche stavolta, Tsai Ming-Liang mi va talmente lungo che io allora alzo bandiera bianca e glie dico "Ok, ho capito, lasciamo perde, non fai per me, te guardo fino in fondo perchè so al cinema e sei un Maestro, ma sto veramente male".
In realtà piccolissimi movimenti di macchina ci sono, per strada. Sinceramente io a quel punto li avrei evitati, per essere ancora più radicale.
Una di queste sequenze vede il nostro protagonista camminare per strada con un collare e tendendosi, non si sa perchè, la tempia. Non c'è mai una spiegazione (e io sta cosa la amo eh) e forse rimettendo insieme i pezzi il film in realtà non è lineare. Lo dico specialmente ripensando a sto collare e alla cicatrice del protagonista che, mi pare, a volte ci sia a volte no.
Cambia poco alla fine perchè Days resta un film sul nulla (se mai la vita che scorre possa esser chiamata nulla), un film sulla solitudine, sulle vite che si sfiorano, sui mali "oscuri", sull'incapacità d'esser felici.
Eppure l'emozione non arriva, eppure quelle lunghissime inquadrature invece che esaltare un'immagine, una sensazione, un sentimento, un mood, lo annullano perchè lo spettatore (leggi = io) inizia più a pensare alla macchina cinema (leggi = la lunghezza della scena) che al contenuto. In un film in poi in cui la macchina cinema sarebbe addirittura annullata, visto che c'è sempre la sensazione che noi stiamo spiando quelle vite, con la macchina da presa fissata in dei punti impensabili che sta solo lì e scruta.
Ma io non sono mai entrato dentro al film, io stavo morendo.
E allora non vedo l'ora di vedermi i capolavori di Tsai (è questo il cognome no?), perchè son sicuro che il suo modo di far cinema e la sua sensibilità sono tanto vicine a quello che amo.
Ma se devo riveder Days, lo giuro, allora preferisco rivedermi "Youtubo anche io" che taglia la verza.
E beve acqua Ginevra. 
E si tira su gli occhiali ogni tanto.
E ha quelle tempie che pulsano ad ogni morso.
E mangia non sapendo che sta per lasciare questo mondo.
Senza nemmeno un carillon per accompagnarlo