Una lacerante consapevolezza della propria angoscia.

“Come pecore in mezzo ai lupi” è un potente noir-poliziesco che esplora il lato oscuro dell'animo umano e i legami familiari, diretto da Lyda Patitucci e interpretato magistralmente da Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli. La trama del film si sviluppa attorno  al ruolo di infiltrata della protagonista, Stefania, alias Vera, in una spietata banda criminale. Per un crudele gioco del destino anche il fratello di Stefania, Bruno, si unisce ai delinquenti, ma per divenirne complice, mosso da un impellente bisogno di denaro per sostenere la sua famiglia. La religione, fra i temi centrali del film, imposta coercitivamente dall'arida e anaffettiva figura paterna, non concilia, ma allontana i sentimenti di sorella e fratello - costretti a una tacita alleanza - rendendo il loro sguardo disincantato verso ogni barlume di speranza. La fotografia impietosa e la trasformazione fisica dei due attori manifestano il disagio interiore dei personaggi, abbandonati dalla società e costretti a mettere a rischio la propria vita.

Il personaggio di Vera si contraddistingue per complessità, per essere agli antipodi dal trito cliché dell'eroina nel genere poliziesco. Il film esplora le dinamiche familiari, affettive e sociali, evidenziando come il modello educativo tirannico imposto dal padre degeneri in una maledizione per Stefania e Bruno.

 

La realtà metropolitana, è rappresentata come una scenografia disumana, di cui non mancano esempi cinematografici illustri (ad esempio la Milano di Rocco e i suoi fratelli).  Citando Alberto Moravia nel suo commento a Brutti, sporchi e cattivi : “… c'è stato quello che Pier Paolo Pasolini chiamava il cambiamento antropologico del consumismo; e che noi, più modestamente, definiremmo la scomparsa della speranza di tempi migliori.”  O, forse, questi tempi migliori non sono mai esistiti.