Se c’è una strega deve essere un horror.
Sembrerebbe essere questa l’idea dei distributori ma anche di gran parte dei critici rispetto a Non sarai sola, primo lungometraggio di Goran Stolevski.
Mandiamolo quindi al massacro in piena stagione estiva distribuendo una cinquantina di copie negli ultimi spettacoli dei multisala dove c’è il rischio che passi inosservato o che sia oggetto di dileggio da parte di un pubblico attirato dalla catalogazione horror in cerca di facili spaventi a buon mercato.
Peccato che Non sarai sola sia ben altro tipo di film, per fortuna.
La strega Maria (Anamaria Marinca) irrompe improvvisamente nella vita di Yoana (Kamka Tocinovski) decisa a portarle via la figlia Nevena. La giovane madre suggella un patto con la strega, le darà la figlia quando questa raggiungerà i 16 anni, Maria accetta, non prima di aver marchiato l’infante alla quale mozza la lingua.
Nevena cresce così nascosta in una grotta nella speranza materna di sfuggire al suo destino il quale, ovviamente, verrà puntuale a reclamare il proprio prezzo.
Da questo momento in poi Non sarai sola diventa, come le due donne protagoniste, un film mutaforma.
Nevena (Sara Klimoska) infatti ben presto si ribellerà alla sua nuova matrigna e cercherà di vivere tra gli uomini prendendo, di volta in volta, fattezze diverse.
Nevena sperimenterà la vita di Bosilka (Noomi Rapace), del giovane Boris (Carloto Cotta) ed infine come bambina.
Goran Stolevski costruisce un’elegia immersa in una natura atemporale.
Il mondo nel quale si muovono i suoi personaggi è quello di una Macedonia fuori dal tempo, fatta di poveri villaggi di capanne e di una natura rigogliosa.
Un mondo arcaico dominato da leggende e superstizioni (la storia della vecchia zitella Maria), una realtà contadina povera dove è la natura a dettare i tempi.
Un mondo, soprattutto, dominato dalla crudeltà.
Non sarai sola rischia così di essere un film sin troppo didascalico nelle sue intenzioni ed al tempo stesso troppo compiaciuto della sua dimensione autoriale senza che il suo autore sembri avere le spalle abbastanza grandi per reggere il peso di un film così concepito.
Stolevski infatti ci immerge in un ritmo volutamente lento e riflessivo in un film in cui, dato il mutismo di Nevena, i dialoghi sono quasi del tutto assenti e l’esperienza del mondo viene filtrata attraverso la voce interiore della protagonista la quale però, così facendo, fornisce anche l’unica interpretazione possibile a ciò che viene rappresentato.
Per fortuna la materia stessa sfugge al regista e a dominare Non sarai sola sono spesso da una parte i paesaggi e le scenografie, vere e proprie protagoniste di questo mondo sudicio, povero ed arcaico e dall’altra gli sguardi dei suoi personaggi, molte volte più eloquenti ed espliciti dei pensieri di Nevena.
Protagonisti del film sono gli emarginati.
In questo mondo brutale e selvaggio tutti sembrano essere vittime.
I giovani troppo sensibili come Boris e soprattutto le donne, in particolar modo Bosilka che deve tenere chiusa la bocca quando è con gli uomini e può ridere solo insieme alle altre donne.
Esemplare, da questo punto di vista, la vera storia della vecchia zitella Maria, che pur di avere un marito rimarrà vittima di un disegno osceno, crudele e spietato che la condannerà ad un eterno rancore e dolore.
Ancora una volta dunque la strega diviene la vittima femminile per eccellenza di una società maschilista, patriarcale e di una spietata ed efferata crudeltà.
Eppure, eppure ripete alla fine Nevena; eppure in questo mondo c’è, seppur breve e fragile, c’è spazio per l’amore.
Così Non sarai sola, da pamphlet appassionato sulla condizione della donna, diviene un’emozionante inno alla vita e all’amore.
Peccato solo che le incomprensibili strategie di esercenti e distributori italiani lo renderanno l’ennesimo gioiello invisibile.