La sorpresa più grande de Il cieco che non voleva vedere Titanic, il nuovo film di Teemu Nikki, arriva prima dei titoli di coda ed insieme al finale apre il cuore, ma, ovviamente, svelarla sarebbe un delitto.
Jaakko (Petri Poikolainen) è cieco ed affetto da una sclerosi che lo costringe sulla sedia a rotelle.

Le sue giornate sono scandite da alcuni piccoli rituali, ma appaiono anche vuote, sempre uguali le une alle altre.

Per fortuna a fargli compagnia c’è la voce di Sirpa (Marjaana Maijala), una donna, anch’essa malata, con la quale è nata una qualche specie di storia d’amore.

Sino a quando Jaakko non vince 6mila euro alle scommesse e decide di andare a trovare la donna, che per altro non ha mai visto, a mille chilometri di distanza, completamente da solo, contando sulla bontà delle persone che incontrerà durante questa sua avventura.

La prima grande trovata de Il cieco che non voleva vedere Titanic è di ordine visivo, il regista, infatti, per rendere allo spettatore la condizione di cecità del protagonista ha girato l’intero film usando solo inquadrature del volto di Jaakko, mentre tutto il resto del mondo intorno è perennemente fuori fuoco.

Ciò permette di immedesimarsi completamente con la condizione in cui vive Jaakko. Il suo è infatti un mondo fatto di ombre e di suoni in cui tutto è sconosciuto e tutto, potenzialmente rappresenta un pericolo.

Lo stratagemma funziona al meglio soprattutto nella seconda parte quando il protagonista intraprende il suo viaggio ed improvvisamente il film cambia faccia trasformandosi in un thriller tesissimo.

Proprio l’impossibilità, anche da parte dello spettatore, di vedere ciò che sta accadendo genera non solo un senso di continua frustrazione ma aumenta inevitabilmente la tensione.

Improvvisamente il mondo in cui vive Jaakko diviene il nostro, ci ritroviamo inchiodati su di una sedia a rotelle, incapaci di sapere e vedere ciò che ci accade intorno, prigionieri di un mondo improvvisamente ostile.

L’altra grande intuizione è nella costruzione stessa del protagonista.

Innanzitutto perché nel film di Nikki non c’è mai spazio per il vittimismo, anzi questo viene giustamente rigettato dal protagonista, stanco della pietà che sente in tutte le persone accanto a lui.

Certo la vita di Jaakko e di Sirpa è tragica e questo non ci viene mai nascosto. Le loro esistenze sono tanto solitarie quanto fragili eppure la loro è una splendida storia d’amore.

Basta mettere su un disco per immaginare le mani di Sirpa che ci accarezzano.

Ma soprattutto quello che caratterizza Jaakko è il suo amore sconfinato per il cinema, soprattutto di genere.

Così i malviventi di cui sarà vittima vengono paragonati a quelli di Fargo e l’aspetto immaginario di Sirpa sarà quello di Sigourney Weaver in Alien.

Ecco spiegato anche il titolo, Jaakko, che ha amato i film di fantascienza ed azione di James Cameron, si è sempre rifiutato caparbiamente di guardare Titanic, visto come un cedimento al mercato.

Come si sarà capito il film di Teemu Nikki è pieno di ironia, a volte persino spietata, ha dialoghi taglienti e Jaakko in particolar modo trova sempre un suo modo, cinico, disincantato, pragmatico ma anche appunto ironico di guardare alla vita.

Il cieco che non voleva vedere Titanic contiene più film in uno; e riesce a coniugare il dramma con la storia d’amore per poi trasformarsi in un thriller al cardiopalma ed in tutto questo suo percorso, in cui alla fine, è bene ricordarlo, vediamo solo ed esclusivamente il volto del protagonista senza che ci sia un attimo di noia, riesce sempre a mantenere quell’humor caustico e cinico che abbiamo imparato a conoscere nel cinema finlandese.

EMILIANO BAGLIO