È il 1985, Ron Woodrooof è un elettricista texano rozzo ed omofobo cha passa il suo tempo tra scommesse ai rodei, prostitute, droga ed alcool fino al giorno in cui, in seguito ad uno svenimento, un dottore cinico e colluso con le grandi case farmaceutiche non gli comunica che gli restano 30 giorni di vita perché ha l’AIDS. Ron dopo un primo periodo di confusione ed eccessi decide di curarsi, prima procurandosi illegalmente i terribili medicinali sperimentati su altri pazienti e poi cercando altri tipi di cure, sino al lontano Messico. Sulla sua strada incontra il travestito Rayon che gli sarà utile per rivendere le medicine alternative che Ron si procura illegalmente. I due entrano presto in affari e fondano il Dallas Buyers Club, 400 dollari al mese per iscriversi ed in cambio si ha diritto ad avere tutte le medicine alternative illegali che i due riusciranno a procurarsi. Grazie a queste Ron vivrà sino al 1992 diventando un simbolo nella lotta per il diritto alla salute e per la libertà dalle cause farmaceutiche che badano più ai soldi che alla salute dei loro pazienti. Dallas Buyers Club, ispirato ad una storia vera, diretto da Jean-Marc Vallée ed interpretato divinamente da Matthew McConaughey e Jared Leto è la prima vera grande scoperta del Festival del cinema di Roma ed essendo in concorso possiamo già scommettere che si aggiudicherà qualche premio. In questo film c’è tutto ciò che rende grande il cinema americano, la capacità di raccontare storie ricche di messaggi senza perdere mai di vista la capacità d’intrattenere il grande pubblico. Perché Dallas Buyers Club commuove senza essere retorico e senza cadere in facili trappole ricattatorie. Merito innanzitutto di due attori capaci di performance straordinarie, con i volti emaciati e pieni di lividi, la pelle scavata ed il corpo scheletrico (Leto ha perso 15 chili per interpretare Rayon e McConaughey è letteralmente irriconoscibile). L’altra grande qualità del film sta nel tratteggiare personaggi fantastici e dalle molteplici facce. La dottoressa che aiuterà in parte Ron (interpretata benissimo da Jennifer Garner) ad esempio non diventa una paladina della medicina alternativa, ma è invece un personaggio roso dai dubbi e continuamente divisa tra l’affetto che prova per Ron e Rayon, la crescente sfiducia nei suoi colleghi collusi con le grandi industrie farmaceutiche e la fiducia nella medicina tradizionale e nella legge. Rayon è anch’esso un personaggio complesso, grazie al cielo lontanissimo dai cliché del travestito nonostante l’inevitabile e forse un po’ scontato conflitto paterno, visto che innanzitutto è un tossico che si distruggerà la vita proprio a causa della droga. Ma sopra tutti troneggia Ron. Ron non diventerà mai un paladino dei diritti civili, non è un bravo samaritano a spingerlo all’inizio è la disperazione ma anche il denaro, vende le sue medicine in cambio di soldi e solo alla fine scoprirà altri valori senza per questo smettere di essere un rozzo cowboy texano omofobo. Nonostante l’amicizia che prova per Rayon non smetterà mai di pensare all’amico come innanzitutto ad un socio e non sembra che durante il film cambi così tanto idea su travestiti ed omosessuali. A Ron, in fondo, di quelle persone non gli importa nulla e forse anche alla fine, quando sono diventati la sua unica famiglia, continuano a fargli un po’ schifo. Ron rivendica solo il naturale diritto a scegliere come curarsi, senza essere manipolato sino alle estreme conseguenze da interessi che hanno a che fare solo ed esclusivamente con i soldi. D’altra parte anche lui lo fa per soldi, ma almeno salva delle vite.
A ribadire queste impressioni è lo stesso Jared Leto durante l’incontro con la stampa che si trasforma presto in un one man show. Leto oltre ad essere un attore è soprattutto il leader dei 30 seconds to Mars, è giovane, carino, di orientamento liberal, vegano, si è battutto per i diriti di gay e lesbiche, ha raccolto fondi per Haiti, ha sostenuto Obama ed è quindi ovvio e giusto che la sala stampa sia pieno di ragazzine (più o meno giovani) adoranti che gli chiedono molte cose sulla band e poche sul film. Lui saluta spesso in italiano, indossa occhiali da sole, si da le arie e gioca il suo ruolo con humor e simpatia.
Per quanto riguarda dunque i fans dei 30 seconds to Mars le cose da sapere sono le seguenti. Innanzitutto la band suonerà a Roma, nel 2014. I gusti musicali del nostro spaziano dal rock classico (Led Zeppelin i primi ad essere nominati) sino a gruppi quali i Cure, i Nine Inch nails, i Radiohead ed i Nirvana e tra girare una scena di un film e suonare non avrebbe mai dubbi; “So gestire bene il mio tempo, per questo faccio un film ogni sei anni e non accadrebbe mai che le due cose possano coincidere ma se dovessi scegliere salirei sul palco con i 30 seconds to Mars…suonare mi permette di girare il mondo…di avere un contatto diretto col pubblico…ora io non vi sto rispondendo mentre impersono Rayon, non lo posso fare con un film”.
Per quanto riguarda invece il film il primo scopo nell’interpretare Rayon era chiaro; “Non volevo essere un cliché”. “Era 15 anni che la sceneggiatura di questo film circolava. Quando l’ho letta ha avuto un’impatto notevole. È un film che ci ricorda e ci racconta la verità su quell’epoca”. Inevitabile la domanda sullo stato della sanità negli Stati Uniti soprattutto alla luce della battaglia sostenuta da Obama e qui Leto diventa serio; “Tutti meritano un’assistenza sanitaria d’eccellenza. È come avere un tetto sopra la testa o l’acqua da bere”, poi si lascia andare ad un aneddoto; malato di tosse durante una tournée in Europa, Leto è riuscito a guarire grazie al sistema sanitario italiano; “Qui in Italia ho trovato un medico che prima mi ha fatto le analisi e poi mi ha dato le medicine. In America è il contrario, i medici pensano solo a darti il medicinale più caro”. Ci voleva una star del rock che vive negli Stati Uniti a ringraziarci per il nostro sistema sanitario, sarebbe bene ricordarcelo, visto che Leto sicuramente è uno di quelli che può permettersi di accedere alle costosissime cure sanitarie private del suo paese d’origine. Anche qui le cure diventano sempre più care ed esclusive ed ascoltare queste parole dovrebbe far riflettere tutti.