Il cinema nel cinema

Scrivendo una recensione si cerca di tenere il più possibile il gusto personale fuori dal giudizio, ma inevitabilmente questo prima o poi fa capolino. Purtroppo l'idea di cinema di Moretti è molto lontana da quella di chi scrive e quindi pur apprezzandone i lavori non riesce mai ad innamorarsene fino a fondo.

Il sol dell'avvenire è la summa del suo cinema: politico, educativo, contemporaneo ed attuale. Il problema nasce dalla mancanza di un vero arco narrativo. È un film ricco di dialoghi strepitosi, scene intelligenti, trovate potenti, ma manca di un vero sviluppo narrativo.

È strepitosa la scena sul nuovo linguaggio audiovisivo e sul suo utilizzo della violenza. Il confronto col giovane regista è da antalogia e gli inserti di esperti della cultura spiazzanti ma efficaci. Che dire della scena dell'incontro con i produttori di Netflix? Non può che far capire dove ci stanno portando le piattaforme.

Altrettanto interessante il lato più strettamente politico definito sin dalla prima battuta di un ragazzo: 'ma in Italia c'erano i comunisti?'. Attento sin dall'inizio a giocare con gli stereotipi della sinistra e con le sue lacerazioni interne.

Il sol dell'avvenire, che si mostra all'inizio come un addio, sul finale si trasforma in un'apertura, il rilancio di un autore che sente il bisogno di girare più di un film ogni cinque anni coi suoi amici più stretti. Non un capolavoro, ma un film che concorrerà a Cannes e che con un sorriso intelligente ci fa riflettere sul presente guardando al passato in un gioco di metacinema riuscito.