Paul Thomas Anderson è indubbiamente il regista statunitense più versatile della sua generazione. Si possono rintracciare alcune caratteristiche comuni nei suoi film, come la Silicon Valley, oppure l'amore per gli anni 70/80 dello scorso secolo, l'amore visto come una forma di lotta tra 2 contendenti... Eppure ogni volta cambia tutto e ci stupisce.

Questa volta si cimenta con l'amore adolescenziale, ma non dimentica di trattarlo dal suo punti di vista: quello del ragazzino di Los Angeles, attore prodigio e per questo anche ricco così da poter inserire immagini ed episodi a lui cari.

Inutile dire che il risultato finale non è al livello dei suoi lavori migliori (Magnolia, Il petroliere e Il filo nascosto su tutti) perché Licorice pizza procede per episodi e fatica a trovare una vera trama. Inutile dire che la regia è magistrale con carrellate che restano oggettivamente in testa, ed enfatizza l'essere di corsa e la frenesia di cui tutta la pellicola è intrisa. Però si fa fatica ad empatizzare col protagonista viziatello che non è ingenuo da poterlo amare né odioso da poterlo odiare. Col procedere della pellicola interessa sempre meno il tira e molla tra i due purtroppo e la coda politica, decisamente interessante fatica però ad amalgamarsi.

Bravi gli attori esordienti. Davvero magnetica la Haim alle prese col personaggio più ambiguo e contraddittorio, capace di grandi sorrisi e di grandi arrabbiature. Altrettanto bravo Hoffman che si dimostra degno erede del compianto Philip Seymour Hoffman alle prese con un personaggio più stereotipato.

Un buon film a cui però manca la poesia del primo incontro. Purtroppo poche scene, in fin dei conti, mettono in scena il loro folle rapporto, mentre si vedono personaggi francamente dimenticabili come il cameo di Sean Penn o Bradley Cooper costantemente sopra le righe. Peccato perché la mano di Paul Thomas Anderson non cambia.