Due anime albergano ne L'ombra di Caravaggio: quella visiva che è compiuta e riuscita, e quella dei dialoghi che invece arranca sfiorando spesso la banalità più trita. 

Placido riesce a creare delle ottime scene partendo dal fermoimmagine del quadro di Caravaggio. Immagini che sono vive, che si animano e raccontano una vita, l'attimo che ha condizionato un genio. Gran parte del risultato lo si deve alla perfetta e mimetica fotografia di Michele D'Attanasio che merita una menzione. 

Ciò che invece non funziona è la sceneggiatura che a parte qualche sprazzo interessante legato ad un incontro tra Caravaggio e Giordano Bruno, fatica ad uscire dal bozzetto con un cattivo/ombra davvero monocorde e comprimari appena abbozzati. Purtroppo a tratti l'effetto fiction si affaccia e un che di programmatico e quasi infantile non si può non notare. 

Il cast non brilla, forse proprio danneggiato dalla sceneggiatura. Scamarcio ce la mette tutta, forse persino troppo, così come Garrel. La Huppert è inscatolata in un ruolo così come nel costume ed è davvero un peccato mentre la Ramazzotti rifà per l'ennesima volta il suo personaggio semplice e sexy. Davvero uno spreco. 

Grande produzione Italo francese che, pur scommettendo su un grande personaggio della pittura italiana, manca di coraggio e si adagia sulla sua fama. Un peccato aver creato questa biografia che affonda le mani nei cliché più conosciuti. Peccato perché l'ambientazione e il lato visivo sono davvero buoni.