La barbarie della violenza di genere

Un epopea western, l'antico testamento, la storia di Liz e di un predicatore diabolico.
Liz è una donna muta, vive con il marito la figlia e il figlio di lui.
All'arrivo del nuovo predicatore la sua vita viene inevitabilmente sconvolta e rivelata.
Liz era una prostituta ricercata e sostituitasi ad una amica di sventure  ormai defunta.
E’ perseguitata da questo psicopatico aguzzino,  fanaticovendicatore, manipolatore di anime nonché violento assassino, sulla vita del quale si evidenzia tutta la più atavica misoginia maschile dopo l'avvento delle grandi religioni monoteiste.
Attraverso l'apocalisse e l'esodo di Liz si ripercorre  la cultura religiosa che vede in Dio,  l’unico e inconfutabile maschio.
La bibbia vetero-testamentaria attribuisce alla donna il primo peccato rendendo sospette tutte le figlie di Eva votandole così, sin dalla nascita,ad un marchio d'infamia. Eva, così come Liz e tutte le sue sorelle, devono sottostare ai voleri dell'uomo perché sono loro proprietà, come il servo, il bue e l'asino.
E' a causa della donna che è iniziato il peccato, nonostante sia perpetrato dall'uomo, autorizzato a violentare, stuprare commettere incesto, uccidere in virtù di un potere conferitogli da Dio.
Ogni tipo di vessazione dovrà subire Liz con tutte le sue sorelle perché l'uomo umiliato dall'essere "figlio della donna" deve riscattarsi. 
Liz e' una sopravvissuta e deve salvare la figlia prima che la possegga il predicatore e prima che qualcuno dichiari come nella Genesi, 19:8 " io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo, lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto".  
Liz è una donna con una forza impressionante, non si arrende difronte all'orrore di una cultura che ne abusa, cancellandone qualunque identità e possibilità di riscatto e proprio quando sembra essersi liberata del suo aguzzino la nemesi si perpetra attraverso la maschera della  legge.
Fare un film western riuscendo a creare qualcosa di unico e particolarmente originale sembrerebbe impossibile, invece Koolhoven, in virtù della sua adorazione per  questo genere è riuscito a realizzare un'opera extra odinaria.
La violenza è  la struttura del film come lo ė del vecchio testamento al quale fa continuamente riferimento la narrazione.
Una produzione europea, una regia olandese, un western in salsa religiosa, la condizione della donna, sembrano il miglior mix, per un film in concorso alla 73 Mostra del Cinema di Venezia, nonostante la pletora di critici spaventati da tanta energia artistica.
Anche in questo caso, nonostante l’originale ricorso al Vecchio Testamento, la società western viene presentata come qualcosa di regolato da codici di onore piuttosto che dalla legge, tanto che i che i personaggi solitamente non hanno un ordine sociale più largo della comunità in cui vivono, della famiglia o di sé stessi. In ambiti così ristretti la reputazione dei singoli si fonda o   sulla generosità che crea una relazione di dipendenza nella gerarchia sociale, infatti il sopraggiungere della legge e del progresso viene spesso ritratto come ineluttabile e negativo, o sulla violenza, come in questo caso, perpetrata sul genere femminile.
 
La condizione femminile è ancora un tabù, parlarne infastidisce...lo dimostra la pletora di critici spaventati da tanta energia artistica….
Oggi è politica la gestione della sessualità femminile e sotto l'apparente liberazione dai dettami religiosi, l' emancipazionesi è concretizzata in una oppressione peggiore ma ben mascherata.
“La vera liberazione della natura femminile sarebbe la fine della sua fabbricazione artificiale. La glorificazione del carattere femminile implica l’umiliazione di chiunque lo possiede” ( T.W. Adorno)
 
Viva il cinema che ne fa arte: il passato non passa.
 
“Questo solo è negato a Dio: disfare il passato”
Aristotele