Talk to me è un film pregno di simboli ricorrenti, l'acqua, i riflessi e dove l''arco narrativo della protagonista Mia è sempre centrale e centrato.
Mia, fin da subito, viene presentata come sola, dato che al funerale cioè che è dietro di lei è fuori fuoco, ma anche a casa, da notare che la “sua” casa, e del padre, ha il nero come colore principale proprio a ricordare non solo il lutto ma l'oscurità e l'estraneità che vive li in quell'ambiente.
Non è un caso che invece nella casa della sua amica la fotografia è molto più calda perchè per Mia è li il suo ambiente realmente di comfort.
La regia dei Philippou è molto precisa e studiata nel come inquadrare la protagonista, l'uso dei fuori fuoco, la distanza tra lei e l'ambiente fa sempre capire il suo stato d'animo, la sua solitudine e il fatto che non abbia mai davvero superato il lutto della madre vivendo costantemente nel passato.
E' emblematico che quasi per sentirsi viva cerca di vedere il proprio riflesso, nella casa degli amici la vediamo specchiarsi in un acquario perchè l'acqua, la pioggia ricorda il giorno che è morta sua madre, durante la pioggia e non a caso Mia ha di continuo il raffreddore proprio perchè mentalmente è rimasta ancorata in quel giorno percià ha ancora il freddo residuo di quella giornata.
La narrazione è perfettamente funzionale allo scopo del film e non a caso mostra come la giovane protagonista sia ancora innamorata del suo ex, ancora una volta il passato non superato ne metabolizzato, che è anche l'attuale ragazzo della sua migliore amica.
I rapporti tra i personaggi sono scritti e scanditi bene, dal rapporto conflittuale tra Mia e il padre, tutta la dinamica con Riley, è vero che alcuni personaggi nel prosegue del film un po' spariscono, su tutti l'amico di Riley che proprio scompare dal film.
Dunque è un film dove la regia è sempre al servizio della narrazione e dell'arco narrativo della protagonista, bellissime le continue inquadrature a cercare i riflessi di Mia sulle finestre, tavoli, insomma in ogni superficie che possa riflettere.
I Philippou non hanno ancora una gestione della suspance alla Wan però non si fanno mancare due sequenze violente ben riuscite e in una sequenza onirica si nota un interessantissimo movimento di macchina con un cambio repentino di scenario.
Un altro punto a favore del film è la quasi assenza di jump scare, ce ne sono due potenzialmente anche evitabile però che non affossano troppo la scena.
In conclusione si è di fronte a un interessante esordio ben scritto e diretto che non perde mai di vista il focus sulla protagonista facendone un discorso di come il rincorrere il passato, i fantasmi di conseguenza, porti il baratro.