Film d'esordio di Mann che già da qui non solo dirige un ottimo film ma mostra degli stilemi che saranno tipici del suo cinema.
Se da un primo sguardo il film  riprende dal noir, specialmente da The Apshalt Jungle/ Giungla d'asflato di Hudson, il film di Mann tratta di personaggi, Frank su tutti, che sognano; il protagonista infatti non ha il pessimismo tipico del noir, a differenza del film di Hudson non c'è la ricerca di una vita lussuosa, di un edonismo di sistema ma semplicemente di crearsi una vita con una famiglia.
L'amore di Mann per il genere comunque si nota ed infatti si possono riscontrare delle similitudini con lo stesso The Asphalt Jungle, come il personaggio del bar che al telefono aiuta a fare i colpi, la componente dell'heist movie e volendo una cerca difficoltà nell'emergere “legalmente” nel sistema, l'ordinarietà di Jessie non è infatti ben vista da Frank perchè poco “sognatrice”. E' interessante il fatto che Frank non vuole stare sotto le dipendenze di nessuno.

L'apertura del film è eccellente, i fari abbaglianti dell'auto che accendono la notte sono l'inizio, la proiezione di Frank verso il suo futuro che non ha più tempo, deve correre per potere realizzare una famiglia e per farlo ha bisogno di soldi e dunque di fare colpi.

Oltre ad essere un gran creatore di immagini, Mann sa gestire benissimo gli attori e narrare i suoi personaggi; questo perchè sa inserire umanità anche nei personaggi più spregevoli(in Manhunter ciò sarà molto evidente). In Thief/Strade Violente Frank è si un criminale, fa rapine, ma organizza colpi per non uccidere nessuno ha comunque un suo “codice”, sarà la polizia che lo picchierà per farlo confessare invece.
Ogni personaggio esegue il suo ruolo, chi deve fare il colpo fa ciò, la polizia insegue e vuole catturare i criminali e Leo, il villain di fatto, l'homme fatale del film. Riesce a sedurre Frank, gli fa ottenere un figlio, promette soldi, organizza i colpi e di fatto il protagonista dovrà accettare di stare alle sue dipendenze, una sorta di patto faustiano.

Mann ama e dimostra di credere nel genere, non certa di decontestualizzarlo o destrutturarlo, segue la grammatica del genere inserendo però la sua poetica.
Il mare è un elemento simbolico importantissimo, da una parte è rassicurante e ristorare Frank, dopo i suoi colpi c'è sempre un elemento acquatico che lo rilassa, ma il regista lo utilizza anche come sguardo, come proiezione verso il futuro, il sogno di Frank che di fatto diventa uno specchiarsi per il protagonista verso quell'io che agogna di poter vivere.
E' convincente sotto quest'aspetto, la sequenza drastica di Barry, collega fidato di Frank, che finirà in acque scure.

Mann è bravissimo nel raccontare l'intimo dei personaggi, il lungo dialogo tra Frank e Jessie mette a nudo il protagonista, si confessa per conquistare la ragazza; i momenti di coppia nella villa sul mare saranno proprio come vivere un sogno.
La regia di Mann colpisce anche per come va nei dettagli, la  cartolina di Frank che racchiude il suo passato e futuro, tra ossa che sanno di morte, ville, auto e Olka il suo mentore.
Le automobili per Mann rappresentano la libertà e non si limitano ad essere oggetti ma hanno una loro carica espressiva, notevoli le inquadrature a mostrare la totalità delle auto nell'emporio di Frank.
Anche per questo quando Frank, prima della resa dei conti, deciderà di distruggere tutto quello da lui creato sarà di grandissimo effetto, con inquadrature e momenti impeccabili come le auto in fiamme.
Sempre sui dettagli, Mann mostra una sua caratura per prolungare i tempi, ad esempio il dettaglio sull'albero che spezza il racconto, lo fa respirare prima del momento catartico.
Bellissima anche l'inquadratura della cassaforte che cede a terra, ma in generale tutto il momento del colpo è gestito benissimo anche per i tempi e trasuda realtà anche perchè la cassaforte è reale così come l'azione prolungata e intensa per aprirla.
E' fantastica l'espressione e l'inquadratura di Frank che accende la sigaretta finito il colpo, il suo momento di soddisfazione e appagamento con quel viso sporco.
La messa in scena e la fotografia sono fantastiche, Mann inquadra la notte in modo impeccabile, la città ha una vita propria e da contorno ai personaggi, di fatto trae ispirazione dal quadro The boulevard montmartre at night di Pisarro, la notte crea un tetto per i personaggi.
Sarebbero tantissime le inquadrature e i momenti da citare, il movimenti di macchina in verticale delle scale all'inizio, l'incontro in notturna con Leo, il piccolo piano-sequenza che dalla strada va all'autobus per finire al cielo che apre lo sguardo verso la successiva rapina.

Non c'è solo il nero per Mann, ma questo si fonde spesso al verde creando inquadrature suggestive ma non fine a se stesse.
Il recente The Killer di Fincher riprende tantissimo dall' estetica di Thief, il verde predominante in notturna, sulle auto, Fincher lo riutilizzerà spesso nel suo film. 
Così come Nolan riprenderà molto dell'estetica dei Mann.

Già dall'esordio Mann dimostra la sua simmetria nella ricerca dell'immagine, anche l'uso del rallenty è piuttosto personale; nel film è utilizzato sì nelle scene di violenza e sangue ma non tanto per rendere più “chiara” la scena ma quasi per “stranirla” anche se questo effetto lo perfezionerà meglio nei film successivi; qui in un certo senso da anche una sensazione di risalto alla stessa violenza.
Quando poi il film arriva al momento finale, Mann azzecca i tempi, crea la giusta intensità e quando si deve colpire gestisce tutto molto bene senza di fatto “pompare” il tutto.

L'ultimo movimento di macchina dal basso verso l'alto seguendo Frank che se ne va richiama tanto il western e lascia il protagonista in un finale incerto, il suo mondo è distrutto, il suo sogno è ancora vivo? Non ci è dato saperlo.
Ottimo film, ottimo esordio che pone le basi per uno stile e una poetica di un regista che andrà a perfezionarsi in futuro.