Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

On the Edge

(Film, 2022)

Entre le vie et la mort, titolo internazionale On the edge, è un trhiller-poliziesco dove Castaneda, protagonista, indagherà sulle tracce del suicidio, omicidio del figlio per arrivare ai colpevoli.
Gederlini, regista, “sporca” la messa in scena utilizzando spesso la camera a mano che oltre a dare senso di realismo serve a destabilizzare e a dare quella sensazione di vertigini che prova il protagonista per via del suo problema che gli provoca forti emicranie e appunto momenti di spaesamento.

L'inizio del film infatti mostra Castaneda che si punta la pistola, in seguito si scoprirà il motivo, in una sequenza molto mossa per via della camera a mano.
Successivamente, dalla macchia di sangue a terra, si vede il protagonista guidare una metro mentre gli sanguinano gli occhi, il colore rosso quindi il sangue anticipa cioè che sta per accadere, dunque il ragazzo che si butta sui binari.

Dopo l'interrogatorio la regia mostra una scena significativa di Castaneda in bici con delle tonalità di luce e di bianco molto marcate come fosse un momento onirico e probabilmente funge da evasione rispetto a ciò che sta accadendo.
Gaderlini si mostra anche piuttosto abile nelle sequenze d'azione, sempre girate con la camera a mano e sempre chiare e leggibili con uno stile crudo e sporco.
Certo, non sono iper coreografate sono, come lo stile del film, realistiche, sporche e la regia funziona nel renderle chiare e leggibili, per nulla sincopate o iper montate.
Sia la prima lotta tra Cstaneda contro un membro dei malavitosi e a maggior ragione la sequenza d'azione finale con sparatorie e lotta corpo a corpo sono buone.

Oltra al protagonista anche la polizia tramite Virginie e suo padre indagheranno sull'accaduto e soprattutto vorranno scoprire chi sia davvero Castaneda, come mai sia così abile.

Qui il film mostra un rapporto conflittuale padre-figlia che in realtà non è troppo esplorato come lo stesso non è esplorato il rapporto, il sentimento tra Virginie e l'agente scomparso, che è il motivo per cui tiene molto all'indagine dato che era il suo ragazzo, ma ciò è più parlato che vissuto o mostrato nel film.
La regia di Gaderlini comunque mostra buoni momenti di Virginie mente osserva l'armadietto con un buon movimenti di macchina o altri quadri mentre lei osserva, guarda quasi a contemplare, molto bello quello sul balcone ma anche mentre osserva dall'elicottero.
Se il film comunque tratteggia la ricostruzione del rapporto tra Virginie e suo padre però il film li “perde” nel momento finale, nel senso che non saranno più inquadrati ne faranno parte del momento decisivo, qui un maggiore coinvolgimento dei due, specialmente di Virginie forse avrebbe giovato per il personaggio.
Altro aspetto che poteva essere esplorato meglio è che i malavitosi ricattano Cstaneda tenendo in ostaggio la ragazza di suo figlio, però durante il film questo si “sente” si avverte poco perchè c'è poco spazio e minutaggio su questo espediente, dunque lo spettatore non avverte con continuità questa sensazione di pericolo.

Però, è apprezzabile che nel finale la ragazza parteciperà attivamente allo scontro dandole quindi una sua utilità.
Come personaggi si è sulla scrittura funzionale, non c'è grossa esplorazione salvo per il protagonista, anche il team dei villain non ha praticamente caratterizzazione sono personaggi di contesto.
La messa in scena come già scritto punta sul realismo, sul crudo, “sporco” gioca su toni scuri così come la fotografia cerca di dare cupezza tramite tonalità grigio e nere con oggetti di questo colore nelle varie scene.

Buono il momento in blu durante la fuga di Castaneda.

Thriller a triplice produzione franco-belga-spagnolo che non ha troppe pretese dove la scrittura si concentra sulla macro-storia senza esplorare troppo le sub-trame e personaggi e dove comunque la regia si muove anche piuttosto bene nelle parti di genere grazie ad un buon uso della camera a mano,