Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

La tomba di Ligeia

(Film, 1964)

Gotico pregno di simboli e atmosfera diretto benissimo da Corman che non solo crea scenari esteticamente belli e intensi ma tramite movimenti di macchina e velocizzazione personalizza il film.

Verden, Vincent Price, è non solo interpretato alla grande ma è un personaggio interessante, presentato da subito con toni funerei, abito nero, occhiali neri, la luce gli reca fastidio. Il dualismo notte-giorno è ben rappresentato nel film, Verden di giorno sembra davvero amare Rowena, i due si sposano ma di notte è assente.

La caccia alla volpe iniziale del film, la volpe richiama il colore dei capelli di Rowena, di fatto simboleggia come la donna sia un preda ma, trattandosi di un gotico, Rowena è da subito stregata, è attratta dal cimitero e il rosso del suo vestito richiama i fiori della tomba di Ligeia oltre ad essere il colore della passione, la storia d'amore tra lei e Verden, ma anche del sangue, del pericolo.

Gli occhi di Rowena sono azzurri, il blu è il suo colore, spesso indossa un vestito blu e Corman decora la casa gotica di Verden, anzi di Ligeia, con molti oggetti blu che contrastano il colore nero che è rappresentato da Ligeia, occhi e capelli neri. L'abito nero di Verden rappresenta la sua appartenenza  a Ligeia, lo stesso gatto nero che ostacolerà Rowen è l'estensione dell'anima della stessa Ligeia.

Il film è pregno di atmosfera e gioca sul mistero, sul fatto se Ligeia sia davvero morta, se in realtà Verden sia pazzo, sul mistero generale della casa per ciò che accade di notte e a Rowena.
 Le sequenze oniriche con protagonista quest'ultima sono memorabili, Corman sa utilizzare i tempi horror per alimentare la tensione, glie scenari, la  fotografia sono suggestivi, la spazzola con i capelli, la volpe sul letto e il meraviglioso specchio sa cui Verden diventa Ligeia sono tutte sequenze ottime.
La regia, come scritto, non solo crea inquadrature suggestive giocando bene tra i colori e creando proprio dei quadri ma Corman muove la macchina da presa per aprire su nuovi nuovi scenari, come ad esempio il cimitero all'inizio, ma anche quando si avvicina a Rowena mentre è osservata dal gatto nero, dunque suggerisce sempre uno sguardo, un allargamento dello scenario visibile.
Le velocizzazioni hanno il loro effetto estraniante, danno ancora di più quel senso di ultraterreno, l'apparizione di Verden con il vassoio dal balcone è fantastica.
Le sequenze d'ipnosi creano una loro simmetria, entrambe tra le fiamme prima di Rowena e poi di Verden con la sempre oscura presenza di Ligeia. Simmetria ricercata anche nelle scene di assalto di Verden dapprima su Rowena, nel primo atto, quando pensa sia Ligeia e nel finale lo stesso ma stavolta Corman mostra l'immagine di Ligeia.
Questo fa anche comprendere come in realtà Verden sia soggiogato da Ligeia, dato che di giorno, si scaglia contro Rowen pensando sia Ligeia dunque quando è più lucido non ama la sua defunta moglie.

Per le tempistiche è impossibile non citare la sequenza di Rowena mentre si avvicina alla campana con il montaggio alternato dove Verden spiega la profezia di Ligeia con la presenza sempre oscura del gatto nero; e ovviamente il finale l'avanzare di Rowena nella stanza segreta con i rossi che molto presenti degli scenari e l'inquadratura che si storce.

Un appunto che si potrebbe trovare è forse lo spiegone un po' eccessivo del domestico di Verden nel finale però ciò non intacca un film fascinoso e diretto molto bene da Cormen.
Fascino e suggestioni create anche grazie all'ampia mitologia egizia presente nel film che rende “sacrale” , misteriosa e prettamente gotica la messa in scena.

Ottimo film e ottimo gotico.