Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Dark Encounter

(Film, 2019)

Sci-fi anche con alcuni meccanismi da horror che si giostra nelle dinamiche dei film con alieni e rapimenti e che ha al suo interno un forte dramma condito con dose di mistero.
Il movimenti verticale iniziale dall'alto al basso, dal cielo dove si vedono dei movimenti stellari fino al suolo, chiama la venuta degli alieni, il loro approdo. Il successivo piano sequenza all'interno della casa riesce a mostrare tutto tramite le immagini, la cornice familiare a terra anticipa il dramma , il  disegno della bambina appeso, il rubinetto da cui scorre l'acqua con nessuno in casa fa comprendere che sia accaduto qualcosa, l'arrivo della coppia, moglie e marito espliciteranno la scomparsa della figlia Maisie.
La regia di Carl Strathie, al secondo lungometraggio, dimostra di saper giocare molto bene con i tempi, con i meccanismi del genere.
Movimenti di macchina, piano sequenza alimentano la tensione e l'atmosfera, è una regia che sa rallentare i ritmi e i tempi per dare enfasi e intensità alla scene.
Le apparizioni delle luci aliene nel bosco, la luce che arriva in lontananza di spalle ai personaggi, dunque lo spettatore le nota prima dei protagonisti in cena, creano atmosfera così come il successivo impatto con la luce azzurra dirompente.
Il film funziona nell'alimentare il mistero,  Strathie, non mostra gli alieni, salvo una volta ma in la con il film e potenzialmente anche evitabile il mostrare l'alieno per intero, gioca con la luce, le ombre.
L'arrivo degli alieni nella casa della famiglia dei protagonisti è atmosferica e ben gestita, dapprima i movimenti di macchina che dai personaggi passano per le finestre dove si intravedono le ombre, il ritmo sa essere lento perchè la tensione e i meccanismi sono costruiti tramite la regia e la macchina da presa risultando il tutto intenso.
Quindi le luci che iniziano ad intravedersi, ottima la scena dove la casa delle bambole inizia ad illuminarsi dapprima con il giallo e successivamente con l'azzurro degli alieni.

I personaggi che avanzano lentamente nella casa, tra le scale, inquadrare i dettagli delle porte che si aprono dei fumi, la messa in scena che si fa colorata tra gli azzurri e i viola crea l'atmosfera ricercata.
Ci sono citazioni al cinema di Shyamalan, l'iconico riflesso del coltello, parodiato poi in Scary Movie3, ma anche il rallenty poetico quando madre e figlio si prendono per mano per scappare a ricordare il rallenty meraviglioso di The Village.
Il film gioca molto sui meccanismi dei rapimenti alieni ma il mistero rimane centrale e di fatto il terzo atto sarà incentrato sulla rivelazione di tale mistero, in un certo senso “cambiando” anche il core del film o meglio, cambiandone la prospettiva.

Il terzo è sempre per gestione dei tempi e impatto scenico ben congeniato, la madre di Maise intraprenderà effettivamente un viaggio fantascientifico dove sempre la regia di Strathie tra montaggio alternato, inquadrature che si distorcono da la sua enfasi, movimenti di macchina, piccolo piano-sequenza, il tutto è ben scandito; la scoperta della verità su cioè che è accaduto a Maisie darà ragion d'essere ai comportamenti avuti da inizio film di un determinato personaggio, gli indizi lasciati dal film si ricollegano.
Bellissime le scene proprio per costruzione dell'arrivo dell'alieno, la sua mano, le scene sulla porta; il tutto per arrivare alle sequenze che mostrano il passato.

Maise e la madre divise dalla porta mentre quest'ultima guarda l'accaduto, il personaggio in scena insieme a Maise  si piazza scenicamente davanti a Masie, dunque la copre nell'inquadratura, diventando a tutti gli effetti il villain della situazione e successivamente chiuderà la porta, volendo citando Il Padrino e tale gesto da la sua chiarezza su cosa è realmente accaduto.
Senza dubbio Dark Encounter non è un film “di personaggi”, nel senso che questi non sono esplorati molto, sono le loro azioni a parlare, non si punta a creare relazioni, alchimie, sicuramente qualche personaggio potrebbe risultare un po' inespresso e non centrale per la vicenda.

E' comunque il secondo lungometraggio per Strathie, magari si può notare una forte voglia nell'enfatizzare e forse “pompare” molti momenti del film; sta di fatto che la regia esprime una buona tecnica, c'è buona mano, si nota dimestichezza nelle meccaniche, dinamiche di genere e sul giocare col genere stesso.
Movimenti di macchina, piano-sequenza il tutto serve per prolungare le scene di tensione e creare atmosfera tramite anche un buon gusto nella messa in scena.