Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

American Fiction

(Film, 2023)

American Fiction è un film sull'ipocrisia e sullo stereotipo della società americana, in particolare nel voler etichettare qualsiasi cosa specialmente in base all'etnia di provenienza.
La storia di incentra nel personaggio di Theolonious, professore e scrittore, che ha problemi familiari, non ha successo nel lavoro e qui il film da subito mostra come una ragazza esce dalla sua lezione perchè infastidita per la non censura dal professore fatta alla N world riguardante un romanzo storico.
Il protagonista infatti, soprannominato Monk, è semplicemente un americano, un cittadino, non crede negli stereotipi, non crede che in base all'etnia di provenienza ci si comporti in un determinato modo, ma nel suo mondo, cioè nell'arte ciò non paga.
I suoi libri sono complessi e non hanno successo, in una scena andrà in biblioteca a cercare proprio i suoi scritti e li troverà nella sezione studi afro-americani anche se i suoi libri trattano di altro perciò si indispettirà di ciò.
Come ripicca, per burla, scherzo, scriverà un libro sotto falso nome con tutti gli stereotipi possibili sugli afro-americani ed il libro avrà tantissimo successo.
La regia di Jefferson, nella scena, inquadra Monk che scrive insieme a due personaggi immaginari del suo libro che in modo abbastanza grottesco se le danno a dire aspettano i suggerimenti di Monk e lo stesso scrittore immagina parole da clichè da far dire ai personaggi.
Il tutto è una critica verso la società che da un afro-americano si aspetta un certo tipo di target, linguaggio.
Jefferson contrappone la vita artistica che diventerà sempre più una farsa con i problemi della vita reale di Monk, la difficile situazione familiare, la difficoltà nell'instaurare una relazione.
Nel film quasi a contrapporsi a Monk è presente la scrittrice Sintara Golden, anche quest'ultima ha origini afro-americane e scrive dei bassifondi della società; in una scena il protagonista in una convention della scrittrice la sentirà dire che ha frequentato ottime scuole, college ed è ben inserita nell'ambiente.
Per Monk ciò rispecchia un po' l'ipocrisia della società, Sintara non conosce i bassifondi ma ne scrive; in un loro confronto nel terzo atto la scrittrice dirà che comunque li ha studiati facendo ricerca.
In un siparietto quasi grottesco Monk si ritroverà a premiare insieme ad altri giudici il suo libro scritto sotto falso nome, qui sia Monk che Sintara saranno contrari ed ampiamente critici verso il libro.
Monk per ovvie ragioni dato che lo ha scritto per burla e di fatto non ha qualità, Sintara invece che scrive comunque di quelle vicende però vedrà che il libro è senza anima.
Una società che dagli scrittori afro si aspettando determinati libri, quindi delle etichette, Monk vorrebbe parlare altro, della vita complessa che prescinde dalla morale o altre questioni ma Los Angeles rifiuta ciò.
Non a caso il suo libro burla diventerà adattamento di un film e qui lo stesso Monk non riuscirà ad inserire le sue idee più profonde ma per scherzo suggerirà un finale assurdo, senza senso che sarà quello accettato.
Scena che fa il palio quando Monk a voler chiudere tutto suggerirà il titolo F*ck al suo libro ma clamorosamente gli editori lo accetteranno perchè in linea con il personaggio inventato d Monk e le aspettative di mercato.
Nel complesso è un film che potrebbe soffrire di una gestazione del ritmo non sempre ottimale e volendo di pochi guizzi di regia, a livello visivo non c'è una grande ricercatezza, è un film che punta a esaminare il contesto sociale tramite ciò che case editrici di produzione vendono ai consumatori e cosa questi ricercano.
Il tutto insieme alla vita difficile, con i suoi problemi del protagonista, sì gestita a tratti in modo forse "pedante" o meglio, senza troppe intuizioni visive, che di fatto rappresenta lo spaccato, tra lo scherzo, il fittizio di Hollywood , Los Angeles e la vita reale.