Ho dovuto metabolizzarlo. Non che vi fosse qualcosa da capire, ma durante la visione non mi sentivo "finito". L'analisi a freddo mi ha permesso di scrivere "non riesco a trovare difetti".
Non mi ha soddisfatto appieno, ma farei fatica a modificarne qualcosa, anche se nel racconto manca tutto il prima e poteva esserci un dopo. Invece, quello che doveva essere raccontato c'è tutto, con tutto il carico di disagio, ansia e angoscia che gli autori riescono a trasmettere; anche grazie all'interpretazione dell'eccellente Germano (a cui la telecamera si incolla con inquadrature a prova di brufolo).
Impossibile scrivere della trama senza rischiare di spoilerare qualcosa, quindi mi soffermo sul resto, a partire dalla location. I f.lli innocenzo scelgono una villa "non luogo", una di quelle strutture che possono finire su una rivista come manifesto kitsch. Da architetto, confermo che nelle nostre profonde periferie, fuori da centri urbani principali, talvolta esistono episodi di così brutto gusto da apparire attraenti.
Il resto dei paesaggi sono limitatissimi, alcuni rari spazi aperti sempre visti in campo chiuso, ristretti (mai un orizzonte, mai una visione dall'alto) e lo studio medico (dentro alla bocca del paziente).
A contrasto a queste costrizioni di contesto e inquadrature, la regia ci offre spesso visione sospese, quasi come fantasmi, tramite immagini riflesse da vetri, specchi. Non sono dettagli, ma fondamentali messaggi a noi spettatori, per suggerirci cosa stiamo vedendo, quali sono gli stati d'animo dei protagonisti. Nella miseria dei luoghi (la cantina in cemento armato spoglia, la piscina in inverno abbandonata, ecc...) ecco la perfezione della famiglia, le 3 donne (moglie e 2 figlie) perfette, sempre tra loro coordinate, sempre belle, sempre affettuose, sempre con outfit dalle tonalità morbide, accoglienti. C'è molta cura nei dettagli, nella messa in scena, nel sonoro (i rumori sono enfatizzati) e nella cura della colonna sonora in cui riascoltiamo (finalmente) i Verdena. Ma i protagonisti sono i dialoghi, anzi le assenze nei dialoghi. Da spettatori ci si innervosisce quando i pochi personaggi, tra loro, non sono mai chiari, quasi non abbiano la forza, la voglia, la POSSIBILITA' di finire quanto iniziano a dirsi.
Un film che dividerà, ma che conferma l'abilità di scrittura dei F.lli Innocenzo e l'amore che hanno per il cinema. Certo i loro soggetti sono respingenti e tendono troppo a mettere luce su gente che luce non la merita (e non la vuole).
Meno folgorante, forse meno bello di "Favolacce", ma forse più misurato, più intimo e "finito"; buffo, ero partito con questa mia dicendo che dopo la visione non mi sentivo "finito".