Film distopico dove il ceto sociale più povere vive in The Kitchen, una struttura, un palazzone con una piazzola con mercato in modo probabilmente abusivo o comunque non riconosciuto dalle autorità.Il film si concentra sui personaggi di Izi e Benji, padre e figlio, che si ritroveranno, ognuno parte per la sua strada ma pian piano sopraggiungerà il bisogno di stare insieme.La messa in scena del film non è affatto malvagia, anzi, gli interni del Life after Life, struttura dove lavora Izi è ben raffigurata con i verdi onnipresenti. In questa struttura i cadaveri rinascono in piante e di fatto ciò oltre che per fini ambientali abbatte i costi del funerale ed infatti è una struttura utilizzata per gli abitanti di The Kitchen.Buone anche le inquadrature del palazzo, i grigi ed alcuni interni come ad esempio il bar con i suoi colori. Però, la regia del duo Kaluuya e Tavares risulta piuttosto “televisiva” senza picchi o guizzi.Si, si può segnalare la camera a mano che da tensione nei rapporti tra Izi e Beni, nelle scene concitate ma di base si nota che non c'è chissà quale mano dietro la macchina da presa.Ciò che manca nel film è anche uno sguardo più profondo versa la situazione sociale, i punti di vista sono molto approssimativi, il come funziona la società non è descritto.Ci sono gli assalti della polizia e un gruppo più “estremo” di The Kitchen che la combatte ma il tutto rimane in superficie.Il film si concentra sul rapporto tra Izi e Benji, sull'ambizione del padre di effettuare una scalata sociale di andare via da the Kitchen per dare una svolta alla sua vista anche a costo di lasciare solo il figlio.E' un film che punta perciò sui sentimenti che dunque può risultare un po' “melenso” e che invece lascia un po'Leggi tutto
trama
In una Londra distopica del futuro, dove tutte le case popolari sono state eliminate, Izi e Benji lottano per orientarsi nel mondo come residenti di The Kitchen, una comunità che si rifiuta di abbandonare la propria casa.