Quando Rehtaeh Parsons aveva 15 anni, andò a una festa che avrebbe definito la sua adolescenza rimanente. È stata aggredita sessualmente e non ne aveva alcun ricordo, finché le prove fotografiche non si sono diffuse attraverso i social media. L'umiliazione e il bullismo che ne derivarono portarono l'adolescente della Nuova Scozia al suo tragico suicidio meno di due anni dopo. La notizia della sua morte ha avuto eco in tutto il mondo, una straordinaria dimostrazione del potere delle immagini e dei social network nell’amplificare la portata della cultura dello stupro e gli effetti della depressione. Ora, i suoi genitori e coloro che la conoscevano rimettono insieme i pezzi della vita di Parsons nella loro coraggiosa ricerca per rendere responsabili i sistemi che non sono riusciti a proteggerla. Con il sostegno di Anonymous, una campagna online e la pressione dell'opinione pubblica, hanno costretto il governo della Nuova Scozia e l'RCMP ad affrontare il caso e consegnare i responsabili alla giustizia. La storia di Parsons esemplifica l’immensa capacità dei nuovi strumenti in questi anni nascenti dei social network.