"I racconti del labirinto" è un film ad episodi ed in quanto tale soffre di tutti i mali caratteristici di queste produzioni: la discontinuità narrativa e la disomogeneità dei risultati. Da questo punto di vista "I racconti del labirinto" è un vero e proprio esempio da manuale. Surreale e fantastico l'episodio di apertura di Rintaro (con una ragazza che insegue un gatto e finisce in un magico circo) la cui ripresa sancisce anche la fine dell'anime mentre il resto del film si svolge in cupi e bizzarri universi hi-tech. Yoshiaki Kawajiri mette in scena una corsa iper-veloce con super-macchine, oltrepassamento dei limiti dell'umano (nonchè tra la vita e la morte) spiegando poco e convincendo lo spettatore ancor di meno. La terza storia, regia di Otomo, è una vicenda fatta di robot-operai impazziti nel cuore della giungla e di piccoli impiegati che sarebbe senz'altro piaciuta al compianto Isaac Asimov.Dunque film sperimentale, pieno di difetti ma senz'altro da vedere.