Ciprì e Maresco sono critici accaniti della società postmoderna. Testimoniano la colonizzazione dell’immaginario attribuibile in parte all’onnipresenza delle comunicazioni di massa e alla globalizzazione dei valori neocapitalisti. Le loro opere, scatologiche in senso letterale ma soprattutto in senso metaforico ed eziologico, denunciano istituzioni e pratiche sociali ritenute alla radice dell'ingiustizia, della disuguaglianza e della criminalità.