Ho scoperto questo film per caso, mi capitava spesso di leggerne il titolo in pagine di discussioni tra appassionati di horror. Mi ha ricordato un pò "The Autopsy of Jane Doe" (sebbene la storia sia completamente diversa e qui il ricorso al gore è quasi nullo), per un motivo : ci sono praticamente solo due personaggi chiusi in un ambiente confinato alle prese con un'operazione complessa: un'autopsia nel caso del primo film , un complesso rituale occulto nel caso di “A dark song”. Ed infatti il film ha lo stesso difetto de “L'Autopsia…” : il ritmo lentissimo (che a me piace molto) alla lunga finisce per diluire l'idea di partenza e trasformare la pellicola in una sorta di documentario.Il film parla di una donna che decide di rivolgersi ad un occultista piuttosto stravagante (nell'aspetto e nei modi, non c'è alcuno spazio per la commedia in questo film) per eseguire un rito tramite il quale otterrà un favore da un angelo. Per compiere tale rito si chiudono in una casa isolata per mesi (in realtà si intuisce appena il passare del tempo, l'ho capito più che altro leggendo alcune recensioni dopo aver visto la pellicola per chiarirmi alcuni punti). Ho lasciato sedimentare un po' le idee e ho scritto la recensione qualche giorno dopo averlo visto e devo dire che, a distanza, mi ha lasciato un'ottima impressione. Gli attori sono davvero bravi a rendere le emozioni dei personaggi (visto che quasi la totalità del film non succede quasi nulla, quindi si tratta di un viaggio nelle loro emozioni e motivazioni) e, diversamente da quanto in genere mi capita, l'ultima parte del film mi è piaciuta molto (sebbene non mi abbia convinto pienamente: non posso dire cosa per non spoilerare il finale, ma qualche dubbio mi è rimasto) . Il problema è,Leggi tutto
Sophia ha preso in affitto una casa in mezzo al nulla così che nessuno possa interferire con ciò che ha in mente. La sua unica compagnia è un uomo di nome Michael, un occultista, che ha lo scopo di aiutarla nella preparazione di un lungo e complicato rituale