Three Identical Stranger

Lo sconosciuto che sono incontra l'altro che è me stesso e insieme trovano il mio stesso io che è in una terza persona. Tre terminali identitci entro cui si dipana una trama che contiene la violenza della vita.

Tre fratelli, tre sconsociuti, tre individui con lo stesso patrimonio genetico, con la stesso identico sorriso. 
Tre persone che si incontrano per caso dopo essere venute al mondo mano nella mano.
Tre vite che si intrecciano da sempre, ma che solo a un certo punto si riconoscono.
Tre esistenze che si mischiano, si perdono, si ritrovano, si amano - disperandosi, pregando, sognando come se non ci fosse un passato.
Tre identici sconosciuti.


[Un grandissimo documentario, costruito davvero molto bene, con quella seconda parte che assume toni che inquietano non poco. Tocca temi che mi stanno particolarmente a cuore. I rapporti ereditarietà-ambiente, innatismo-apprendimento, natura-cultura - dicotomie che in qualche modo accompagnano sempre il mio approccio e la mia visione del mondo. E mi ha riportato alla mente tante cose. Gli esperimenti di Federico II con i neonati, privati di contatti e relazioni sociali; gli studi di René Spitz sui bambini "istituzionalizzati": prove del fatto che noi umani, per vivere, abbiamo bisogno di carezze, sorrisi, abbracci, amore. Senza, moriamo. Semplicemente. Non ci basta assumere il giusto dosaggio di proteine e nutrimenti vari per sopravvivere. Ma lo stesso discorso vale anche per alcune specie animale (quelle di grado superiore). Penso ai famosissimi esperimenti di Pavlov coi suoi cani, ma anche agli esperimenti di Harlow con le scimmie. Ma soprattutto penso agli studi e agli esperimenti dello psicologo comportamentista Watson, che si poneva esattamente gli stessi interrogativi dell'equipe che guidava l'istituto nominato nel film (esperimenti, risalenti tra gli anni Venti e gli anni Trenta, oggi impossibili da ogni punto di vista). Il discorso è lunghissimo e affascinante, e un film del genere non può che giovare anche al dibattito scientifico, secondo me.]

Tre vite vissute da tante persone, da nessuno in particolare, ma che gridano a gran voce la propria identità.
Tre specchi, teatri di riflessi indomabili e sconvolgenti, sequenze di immagini che salvano e annientano.
Perché voi due siete me, io sono voi due, noi siamo fratelli e non esiste divinità che possa toccarci.