Immensamente notte

Amo questo genere di fantascienza, queste atmosfere, queste storie, questo buio luminoso e gravido di invisibile.
I pieni sequenza di questo film sono entusiasmanti, mi hanno emozionato nel profondo e non li dimenticherò mai.
La ricostruzione storica è impeccabile, tanto nei costumi, nelle location, quanto nei dialoghi, e ho adorato quando lo schermo si oscura e non c'è altro che la voce (a tratti mi ha ricordato quel piccolo gioiellino di Pontypool).
I due protagonisti sono perfetti nelle loro interpretazioni, credibili e "veri", malgrado quella tv che esplicita la "finzione" del film stesso, che non mi ha disturbato più di tanto (benché effettivamente superflua).

Il finale secondo me è coerente con quanto viene raccontato prima, soprattutto per il come viene raccontato. Il desiderio/bisogno di andare via, direi endemico nei giovani e nei "sognatori" delle piccole comunità isolate, la necessità di andare a costruire sé stessi, edificare la propria esistenza, per resistere alla deriva di una vita altrimenti già scritta, e quindi il desiderio dell'ignoto: è forse questo il "rumore", è forse questo che permette a certa gente di cogliere l'immensità della notte, di sentirne il sussurro, captando il segnale del cosmo, il richiamo di quell'universo infinito che si trova nel profondo di noi stessi, e che a volte possiamo vivere solo se qualcuno ci chiama da lassù. Quel luogo misterioso, spaventoso, magnifico e immenso che si chiama vita.

Del resto, il film parla spesso di futuro. I due ragazzi parlano dei loro progetti, lei che forse non andrà al college perché non può permetterselo, lui che vuole trovare un lavoro migliore, loro che vorrebbero lasciare quel paesino in cui non accade niente (futuro individuale). Le notizie scientifiche a proposito dei progressi tecnologici che avverranno negli anni a venire (futuro sociale); "le persone del cielo" che intervengono e in qualche modo influenzano i nostri gesti, i nostri pensieri, fino a spingerci, al massimo livello, verso la guerra (futuro di specie); e infine, il rapimento, l'allontanamento, o forse sarebbe meglio dire la "sparizione" (futuro cosmico).

C'è tanta bellezza in The Vast of Night. C'è la notte con il suo carico di oscura poesia, c'è la possibilità dell'oltre, del trascendere i limiti del reale, di sé stessi, del futuro già scritto, dell'andare via. E' un film che ti cresce dentro. Lascia semi che schiudono con il tempo, che fioriscono in un'esplosione di incredibile meraviglia. Almeno, è quello che io tento di cogliore ogni volta che mi immergo nell'immensità della notte che ho nel cuore.