Di uomini e topi

Un film che sembra avere più anime, ma un solo corpo: quello di un topo. Metafora e metonimia di una condizione esistenziale, quella umana, che trova in Baltimora una sorta di correlativo oggettivo paradigmatico. Un luogo che è sintesi e stratificazione di lotte e rincorse, distanze e intrecci. Somma di labirinti e sottrazione di luci - e quindi dov'è la mia strada verso casa, verso il futuro, verso il cibo?
Rat Film è una caccia all'intruso, all'ospite sgradito, a colui che abita lo specchio, e che ha dato inizio al mondo. Uomini e topi, per dirla con Steinbeck: ma chi sono gli uni e chi sono gli altri? Chi infesta cosa? Vi è la storia di un luogo che pare lontano dal mondo, al centro di una discesa in un maelstrom senza tempo (ma con tutti i temporali): perché ha soltanto un luogo, Baltimora, che resta fedele a sé stessa - ma di quella fedeltà stanca, abitudinaria, scontata, arresa. Penso che la città sia la vera protagonista, e si racconta attraverso gli occhi dei suoi topi, dei suoi uomini, delle loro relazioni, che si snodano lungo notti di caccia e giorni spenti lasciati ad asciugare al sole.

Perché la vita è dura, perché sono tempi difficili, perché queste strade, questi giardini, queste case: perché "la savana è ritornata nel quartiere". E siamo uomini e siamo topi. E' una vita che ci muoviamo nel labirinto del nostro io, alla ricerca di quel cibo che riusciamo forse a vedere, ma mai ad agguantare. Eppure lo sogniamo, ogni notte, come i topi che siamo, o che sogniamo di essere. Spicchiamo salti infiniti, ma siamo condannati a vivere in bidoni di sei centimetri troppo alti. Eppure il sole è lì, lo vediamo, perché non possiamo raggiungerlo? Vorrei poterne rosicchiare solo un pezzo, davvero, soltanto uno. Allora forse non resta che creare nuovamente il mondo, non un altro: questo.
In principio era lo squittio, il verbo ratto di dio che costruisce ogni luogo: toponomastica con denti sporchi di sogni.

Lo spazio e il tempo, la canna da pesca nei vicoli, tra rifiuti, di notte. La casa-gabbia e la libertà in qualche modo. I cavi rosicchiati. Gli esperimenti, la follia, la somiglianza. Le mappe, le stanze con la morte dentro, gli esercizi, Baltimora che riflette sé stessa e tutti noi - uomini e topi - che temiamo di finire tra le fauci del serpente che porta il buio nel mondo.